Anis: “IVA subito, il ritardo ci fa perdere competitività”

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San Marino. Subito l’IVA, per semplificare l’operatività alle imprese sammarinesi negli interscambi commerciali e per garantire una maggiore equità dell’imposizione indiretta, basata sui consumi. È questa la posizione, netta e ampiamente motivata, dell’ANIS, ribadita dal Segretario Generale William Vagnini, anche in occasione del recente incontro con la delegazione di esperti tecnici del Fondo Monetario Internazionale, invitati a San Marino dalla Segreteria al Bilancio proprio per supportarne il lavoro di completamento della riforma delle imposte indirette. “Una riforma che è partita nel 2013 e ancora non si è completata”, ricorda il Segretario ANIS, “per cui è un giudizio oggettivo e non di parte che su questa partita il Paese è in netto ritardo, con tutte le conseguenze del caso”.

Conseguenze che si traducono in problemi, oneri e spesso anche impedimenti all’operatività delle imprese sammarinesi in Italia e in Europa, giusto?

“Purtroppo sì. Oggi l’interscambio commerciale con l’Italia è regolato da ‘norme gemelle’, una norma italiana ed una sammarinese, entrambe del 1993, che prevedono una procedura farraginosa, cartacea ed onerosa, mentre quello con i paesi Ue ed extra Ue è disciplinato dall’accordo di cooperazione e unione doganale che risale al 1991. Le nostre imprese operano nel mercato europeo tutti i giorni, tanto è vero che questo da solo rappresenta oltre il 90% dell’export sammarinese, ovviamente inclusa l’Italia. L’esigenza primaria è quella di agevolare questo scambio commerciale e renderlo sempre più veloce e sicuro: l’adozione di un sistema IVA, la fatturazione elettronica (a breve obbligatoria anche tra privati), il superamento della burocrazia inerente il T2 e la possibilità di accedere alla piattaforma Intrastat, sono obiettivi a cui San Marino deve tendere”.

Il T2, però, non scomparirà con l’introduzione dell’IVA sammarinese, e nemmeno si entrerà subito in Intrastat.

“Abbiamo più volte posto la questione ai tavoli di lavoro e anche ai nostri consulenti, per cui possiamo dire che con un sistema IVA ci si può porre l’obiettivo del superamento del T2, che però non sarà automatico. Inoltre, il recepimento e l’armonizzazione della normativa relativa all’imposta sul valore aggiunto è anche coerente con il percorso intrapreso per giungere ad un accordo di associazione tra la Repubblica di San Marino e l’Unione Europea. La disciplina IVA rientra, infatti, nell’ambito del diritto comunitario che, proprio per la sua derivazione, si qualifica quale imposta “europea”, rispondendo ai canoni di un modello impositivo comune a tutti gli Stati Membri”.

Questo si traduce in vantaggi per gli altri Stati e le loro imprese rispetto a quelle sammarinesi?

“Certamente e questo significa, purtroppo, anche una perdita di competitività del nostro sistema economico. Nell’Unione Europea infatti tale imposta assicura parità di trattamento tra le merci nazionali e quelle provenienti da altri Paesi membri, attraverso il sistema dell’inversione contabile, il cosiddetto ‘reverse charge’. L’acquisizione del medesimo criterio da parte della Repubblica di San Marino, consentirebbe anche ai nostri operatori di beneficiare negli scambi con i soggetti comunitari dei medesimi vantaggi a questi riconosciuti. Più specificamente, in luogo delle procedure attualmente in uso, che richiedono il coinvolgimento degli Uffici italiani e sammarinesi, quelle transazioni si distinguerebbero in acquisti intracomunitari e cessioni intracomunitarie non imponibili. Ne conseguirebbe una evidente semplificazione per gli operatori coinvolti che potrebbero prescindere da ogni interferenza con gli Uffici locali e doganali degli altri Stati Membri, riducendosi in estrema sintesi gli obblighi cui conformarsi alla presentazione dei relativi elenchi riepilogativi Intrastat oltre che alla identificazione del codice IVA dei soggetti con i quali vengono effettuate le predette operazioni intracomunitarie”.

È vero che l’IVA sarebbe quindi neutra per gli acquisti intracomunitari?

“Analogamente a quanto avviene nel sistema impositivo italiano, le fatture relative agli acquisti intracomunitari dovranno essere numerate e integrate da parte del cessionario sammarinese, calcolando sul relativo valore l’ammontare dell’imposta calcolata secondo l’aliquota determinata ed annotate nel registro delle fatture emesse e in quello degli acquisti, ottenendo un immediato effetto di neutralità dell’imposta”.

Questo vale anche per le cessioni di beni e servizi?

“Certamente. Le cessioni intracomunitarie saranno infatti soggette ad un regime di non imponibilità ed annotate conseguentemente nel registro delle fatture emesse. E ancor più evidenti risulterebbero tali semplificazioni, laddove fossero effettuate delle operazioni triangolari”.

Niente a che vedere con la monofase: è ormai diventata un limite, anche per dialogare con l’Europa?

“La monofase di per sé non è vista in maniera negativa, anche perché nessuno potrebbe mettere in discussione una scelta sovrana come questa. E’ però riconosciuto da tutti gli esperti con cui abbiamo interagito, dalla Commissione europea al Fondo Monetario Internazionale, che il passaggio ad un sistema IVA semplificherebbe tutto, e per questo noi ribadiamo la necessità, anzi, l’urgenza di adottarla quanto prima. Il 2020 non è una data accettabile, dobbiamo fare di tutto perché si parta nel 2019, siamo già in forte ritardo anche se partisse domani”.

C’è chi sostiene, però, che l’IVA potrebbe avere effetti negativi sui consumi interni. Lei cosa ne pensa?

“Non entro nel merito delle dichiarazioni di questi giorni. E’ chiaro che c’è una questione legata alla riduzione della marginalità che comunque è condizionata dalla capacità dell’impresa di competere. E’ altrettanto chiaro che per gestire questa fase delicata di transizione si sta già considerando di adottare un sistema di aliquote ridotte. Dall’altro lato, se di consumi interni vogliamo parlare, allora ci sono anche gli scambi tra operatori economici sammarinesi e il sistema attuale è molto penalizzante. Infatti l’aliquota monofase che ciascun operatore deve applicare sullo scambio di beni con altro operatore è determinata solo a fine anno in base ad una serie di parametri e questo di fatto impedisce di stabilire con certezza il prezzo dei beni stessi fin dal momento del loro acquisto. Con l’IVA questo problema sarebbe superato”.

Infine c’è l’aspetto fiscale: l’IVA è equa?

“Sì, senza dubbio. Il sistema IVA è quello che garantisce un maggiore e più equo gettito per l’erario, poiché grava su quanti hanno maggiore capacità di spesa. Inoltre è un fattore di stabilità per i conti pubblici, essendo una di quelle leve su cui i Governi possono agire per ottenere risultati immediati. Fino a quando non sarà introdotta, e lo vediamo quest’anno per la seconda volta e chissà per quante volte ancora, lo Stato potrà agire solo in due modi: o aumentando le imposte dirette alle persone fisiche, o aumentando la tassazione, anche tramite la patrimoniale, sulle imprese. Se avessimo avuto l’IVA dal 2014 come previsto, probabilmente avremmo evitato che certi sacrifici fossero così drastici e impopolari”.

Daniele Bartolucci – San Marino Fixing

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