San Marino. È stato un incontro interlocutorio, quello convocato martedì dalla Segreteria di Stato alla Sanità per illustrare una nuova bozza di riforma del sistema previdenziale sammarinese (tra l’altro mancano le proiezioni tecniche relative alle diverse ipotesi correttive). La nostra Associazione da tempo ha posto questa difficile sfida come una delle priorità del Paese: un impegno che, come palesano i dati, si sta affrontando con grave ritardo, soprattutto per il fatto che gli effetti si manifesteranno compiutamente a distanza di tempo.
Nella nuova bozza presentata non sono più presenti proposte che avevamo condiviso (come il passaggio al contributivo), sostituite dalla prospettiva più negativa possibile: l’innalzamento delle aliquote contributive per le imprese. Nonostante le relazioni tecniche mettessero in guardia dal prendere questa strada, la proposta dell’Esecutivo è di aumentare del 3% in quattro anni la contribuzione (2% in capo ai lavoratori, 1% in capo alle aziende) portandola ad un 28,5% nel 2023 (compreso il Fondiss), avvicinandola al livello medio dell’Italia. L’aumento prospettato penalizzerebbe direttamente le imprese, aumentando il costo del lavoro che già oggi non rende il nostro sistema competitivo. Crediamo che questa strada sia sbagliata e abbiamo proposto di ricercare queste risorse nei residui attivi degli altri capitoli, come gli assegni familiari e la malattia, anche in vista del risparmio che si concretizzerà con la messa a regime dell’ICEE.
C’è poi la conferma del tetto pensionistico, che invece inizialmente sembrava potesse essere finalmente superato: condividiamo in minima parte il principio solidaristico di questo strumento, ma nel tempo si è dimostrato un vero e proprio ostacolo nell’attrarre manager e dirigenti di alto profilo, non solo nel settore privato.
È indispensabile superarlo.
Per quanto riguarda la permanenza nel mondo del lavoro abbiamo chiesto di valutare l’aumento degli incentivi per chi intende posticipare il pensionamento pur avendone i requisiti.
Non condiamo la proposta della nuova Governance dei fondi pensione. Concordiamo sulla semplificazione di unificare le due gestioni, auspicando anche un risparmio delle spese amministrative dell’ISS, oggi incredibilmente alte, ma come sempre sostenuto, accanto ai rappresentanti delle parti sociali e politiche vanno introdotte delle figure tecniche specifiche. Nella proposta presentata il nuovo organismo sarà composto unicamente da “tecnici” in rappresentanza delle associazioni datoriali, dei sindacati e del Governo, dopo che il Congresso di Stato avrà ratificato le nomine. Oltre al fatto che manchi il passaggio legittimatorio in Consiglio Grande e Generale, abbiamo proposto di mantenere i 12 membri attuali, così suddivisi: 3 rappresentanti delle associazioni datoriali, 3 dei sindacati, 3 della politica (maggioranza e opposizione) e 3 tecnici ognuno indicato da uno dei tre gruppi anzidetti.
Resta invece da chiarire quale sarà l’entità del contributo dello Stato. Dipendendo direttamente dal Bilancio dello Stato, diventa chiaro come la riforma si colleghi anche ai grandi temi della Spending review e dello sviluppo. In generale, come abbiamo sempre sostenuto è indispensabile condividere al più presto un “Progetto Paese” che crei le condizioni per una reale e duratura ripresa economica.
Anis