Il medico risponde – Un rimedio che viene dal passato ci difenderà dal Covid19

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Il medico risponde

Rubrica quindicinale a cura del Dott. Gabriele Saudelli, medico chirurgo.

Medico esperto in Agopuntura, Fitoterapia e Medicina Tradizionale Cinese. Già docente e tutor in Fitoterapia presso il Master di II livello in “Fitoterapia cinese e Fitoterapia occidentale in medicina integrata” del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze Università di Siena

Numerosi sono i punti interrogativi: vaccino sì, vaccino no; non c’è ancora una risposta univoca. Credo che questa la potrà offrire a tutti noi solo il tempo.
Esistono, però, categorie di individui, più grandi di quanto si possa immaginare, che non rientrano nei punti interrogativi precedenti e non potranno essere vaccinati comunque, volenti o nolenti.   Forse la maggiore categoria è costituita da quegli individui che per svariati motivi, siano essi congeniti o acquisiti, per malattia o per terapia, hanno un sistema immunitario compromesso: una vaccinazione, per di più ancora sperimentale, potrebbe avere effetti devastanti.   Un’altra grossa categoria è quella degli allergici; ci sono individui con minime sensibilità o solo a determinati allergeni, cibo o altro che sia; ci sono invece quelli che sviluppano una intolleranza crociata a più allergeni e talvolta la reazione può non essere prevedibile. Altri sono i pazienti oncologici, sotto chemioterapia; in alcuni casi solo l’oncologo curante potrà decidere quali pazienti vaccinare e, se sì, quando.
A queste persone non potrà essere negato un aiuto; esercito l’arte medica professando la Medicina Integrata (cioè usando ciò che è efficace, che ha pochi effetti indesiderati e che costa meno, prescindendo dall’origine del farmaco naturale o di sintesi, perché non deve esistere la medicina alternativa, esiste la Medicina) ed affermo che sono utili farmaci erboristici come la radice di Astragalo membranaceus, pianta orientale, la cui tossicità non è ancora stata stabilita, quando somministrata per bocca; forse l’unica risorsa farmacologica ad avere questa caratteristica, visto che, nel topo, dosi fino a 100 grammi per kg. non danno alcun effetto negativo e che la dose giornaliera si aggira tra i 10 ed i 15 grammi in toto, nell’uomo di circa kg.70. Molto usato in oncologia, potente immunostimolante, per questo motivo è sconsigliato al paziente affetto da patologia autoimmune, perché la aggraverebbe, ovviamente. Ganoderma lucidum è un fungo che cresce sulla corteccia di alcuni alberi, anche in Italia, anch’esso immunostimolante (grazie ad alcuni principi attivi comuni ad Astragalo), prescrivibile alla dose di 3 fino a 5 grammi al giorno, bassa tossicità, ma controindicato in caso di contemporanea assunzione di anticoagulanti orali (TAO, come le cumarine come Coumadin o Sintrom) perché li potenzia, favorendo una eventuale emorragia; non ha questo effetto sugli antiaggreganti, salicilati ed antiinfiammatori, che pertanto sono consentiti. Anche questo fungo è ampiamente utilizzato anche in ambito oncologico, naturalmente.
E poi, la sorpresa! Nel 1922 un certo (!) Fleming scoprì una particolare proteina ad elevata attività enzimatica, cui venne conferito il nome di Lisozima. È presente nell’uovo, nel latte ed in molti liquidi organici umani, come saliva, lacrime, muco nasale e vaginale, sperma, siero… con spiccata attività diretta contro la membrana cellulare di batteri, virus e protozoi. Lisozima, è una proteina spiccatamente basica particolarmente attiva contro il DNA dei microrganismi, che è acido. Anche questo fa parte di quell’ampio capitolo che riguarda l’importanza dell’equilibrio acido/base, utile anche per contrastare la genesi di diversi tipi di cancro, ricerca, questa, attualmente al centro di un grande studio presso l’Istituto Superiore di Sanità italiano.
Lisozima può derivare dall’uovo e per Legge va segnalato sulla confezione, per chi ne fosse allergico, l’unica controindicazione che presenta. In Italia venne registrato come farmaco presso il Ministero della Sanità il 7 febbraio 1951; da allora ad oggi non ci sono state segnalazioni di eventi collaterali, tranne quelli dipendenti dalla individuale ipersensibilità, come tutti i farmaci, e dall’allergia all’uovo. Le indicazioni tutt’ora registrate, sono: “coadiuvante nella terapia dell’Herpes Zoster ed Herpes simplex a diversa localizzazione e di processi flogistici localizzati o sistemici.” Ovvero: è un antivirale e come tale registrato al Ministero italiano; mi stupisce, infatti, leggere -ancora- articoli che sottolineano il fatto che agisca come antibatterico, ma non come antivirale. Alcuni lo hanno anche definito “integratore”. Questo farmaco stava cadendo nel dimenticatoio, perché sempre meno prescritto, ormai fuori moda fra tanti antivirali in commercio. Un anno fa, stavo per prescriverlo ad un paziente (per H. Zoster), quando sull’Informatore Farmaceutico sul web vidi segnalato che il farmaco era in esaurimento scorte; lo immaginavo: eravamo solo noi “vecchi” che lo somministravamo. Prima o poi.. Qualche settimana fa, in presenza di una paziente con H. Simplex cercai ancora sperando che qualche azienda ne avesse rilevato il brevetto: invece era scomparsa la dicitura “in esaurimento scorte”. Era stata nuovamente promossa la produzione. Incuriosito dall’insolito revival, ho cercato in Rete ed ho trovato una interrogazione parlamentare (Senato) del marzo 2020, rivolto al Ministero delle Politiche Agricole, cioè, testualmente, che “pare che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, tramite l’Ispettorato centrale repressione e frodi (ICQRF), abbia chiesto al consorzio del grana padano (prodotto da latte crudo a cui viene aggiunto il caglio, il lisozima e infine il sale) di “reperire lisozima perché parrebbe che 1,5 grammi al giorno – diviso tra mattina, pomeriggio e sera – per 5 o 7 giorni al mese sciolti in un bicchiere d’acqua possano essere assai utili contro le infezioni e soprattutto perché è una proteina naturale e non di sintesi chimica”. I primi studi confermerebbero questa azione, pubblicati su Cochrane, che garantisce la veridicità di queste affermazioni. Anche se forse fa più specie quello che è scritto nella interrogazione al Senato: “…il farmaco in pochissimo tempo si è esaurito, nelle farmacie e nei depositi. Per riprodurlo occorre del tempo perché le procedure sono lunghe e complesse, ma pare che l’azienda stia provvedendo ad incrementare la produzione a fronte della forte richiesta”; piuttosto indicativo, affermerei. Un grammo e mezzo sono tre compresse di mg.500; le confezioni sono di 30 compresse, dieci giorni di trattamento. Nella prevenzione, quindi, 5 giorni al mese, tre compresse al giorno, potrebbero comportare, in maniera del tutto innocua, una prevenzione adatta alle categorie su elencate. Unico neo: il costo. La scatola di 30 compresse costa 23,60 euro, 11,80 al mese. Credo che anche questa possa essere una buona notizia promettente.