Il medico risponde – Periodo di ansia, alcuni rimedi fitoterapici.

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Il medico risponde

Rubrica quindicinale a cura del Dott. Gabriele Saudelli, medico chirurgo.

Medico esperto in Agopuntura, Fitoterapia e Medicina Tradizionale Cinese. Già docente e tutor in Fitoterapia presso il Master di II livello in “Fitoterapia cinese e Fitoterapia occidentale in medicina integrata” del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze Università di Siena

Nella tradizione occidentale mediterranea sono diverse le droghe vegetali cui viene attribuita azione ansiolitica, a partire dalla classica Camomilla per anni fonte di vessazione da parte di poveri ed ignari genitori che la somministravano ai propri figli, tentando invano di placarli; difatti, a parte Camomilla romana, usata in infusione in acqua bollente per non più di due minuti primi, invece Matricaria chamomilla flos, la camomilla volgare, ha forse più un effetto eccitante ed irritante (dovuto al camazulene, l’azulene proprio della pianta) che non sedativo. Ho visto bambini pestiferi accompagnati da genitori con occhiaie inquietanti, cui meno dormivano, più camomilla gli veniva data e più eccitati erano. Tanto per confondere un po’ le idee, la Camomilla romana non è camomilla, ma Anthemis nobilis o, meglio, Chamaemelum, della famiglia delle Compositae (o Asteraceae), e non è nemmeno romana, ma di origine francese, germanica, ungherese, svizzera od inglese, tanto che un sinonimo è Falsa camomilla (Svizzera) E’ questa la varietà che si utilizza maggiormente in cosmesi (bisabololo) per conferire ai capelli un colore più chiaro. Venne trovata (miracolosamente) da tale Giovacchino Camerario nel 1588, del tutto casualmente, nei dintorni della capitale e così nacque l’equivoco. Ed io mi sono tolto un peso: erano anni che volevo diffondere questi dati.
Un’altra droga vegetale cui viene attribuita attività sedativa è Biancospino, Crataegus oxyacantha, folium cum flore. Farmaco fantastico per il cuore, proponendogli aumento della circolazione coronarica, attività antiaritmica (inibente i canali di K+) ed inotropa e batmotropa positiva, ma, secondo il mio modestissimo parere, chi leggeva le proprietà di biancospino o era pigro, o aveva fretta, fatto sta che lesse sedativo, ma non il lemma successivo, cioè cardiaco. Almeno, in questo caso, la improvvida somministrazione – a meno che non sia somministrata contestualmente digitale, che ne viene potenziata- non può causare effetti collaterali degni di questo nome, visto che anche a dosi generose non sono ancora stati registrati effetti dannosi: poche sono le droghe vegetali che possono vantarlo.
La più classica Valeriana, Valeriana officinalis, radix è, invece, di antica tradizione nella medicina mediterranea, dato che l’effetto ipnoinducente venne già descritto da Ippocrate. I principi attivi sono acido valerenico, borneolo, sesquiterpeni. La somministrazione è semplice, come infuso: grammi 3 per tazza, anche più volte al giorno. Si trova spesso in forma estratta e va somministrata in relazione alla dose già esposta: quindi un estratto secco D:E 5:1, ne comporterà una dose di circa mg. 600, una o più volte al giorno. Come tintura, da mezzo ad un cucchiaino da una a tre volte al dì. Il meccanismo di azione coinvolge il sistema dell’acido gamma-aminobutirrico (GABA) ed il recettore per le benzodiazepine, tanto che occorre attenzione, alle dosi predette, in caso di contemporanea somministrazione di sedativi come le benzodiazepine o anche di anticonvulsivanti, specie barbiturici; addirittura è stato descritto il caso di un paziente che, in vicinanza di un intervento chirurgico, sospese l’assunzione della droga, con comparsa di tachicardia, agitazione psicomotoria e oliguria; una vera e propria sindrome da astinenza, corretta con la somministrazione di benzodiazepine. Raramente può dare sonnolenza diurna o cefalea, sintomi dose-dipendenti ed in correlazione allo stato di sensibilità individuale. La dose è sempre molto importante: spesso le droghe vegetali sono misconosciute e vengono trattate quali rimedi di poca entità; così nascono i problemi derivanti dal sotto- o, al contrario, dal sovra-dosaggio. La droga vegetale è un farmaco, a tutti gli effetti e ne vanno conosciuti dosi, indicazioni, controindicazioni ed effetti collaterali, alla stregua di qualsiasi altro farmaco di sintesi; è anche vero, per contro, che la somministrazione per os, la peculiarità del rimedio (veramente) naturale, fa sì che gli effetti indesiderati siano nettamente inferiori a quelli segnalati in letteratura per quanto concerne i farmaci di sintesi. Però ci sono e non vanno sottovalutati.
Spesso si associa a Valeriana la Passiflora, Passiflora incarnata, di cui si usano fiori e foglie. Mutua il suo nome dalla peculiare conformazione del fiore, ove spiccano tre stili, circondati da una sorta di corona che appare come la corona di spine apposta sul capo di Cristo dai miliziani romani prima della crocifissione. Pare che la corona di spine fosse costituita dai rami di Ziziphus jujuba, varietà spinosa, di cui tratterò più avanti. Tornando al nostro fiore, i tre stili simboleggerebbero per alcuni la Trinità, per altri i chiodi; la pianta, originaria del Sud America venne così chiamata dai missionari al seguito dei conquistadores. Quindi fiore della Passione, intesa questa come patimento prima della uccisione del “Re dei giudei”, così come il frutto che ne nasce, il Frutto della Passione, dotato di apprezzabili capacità remineralizzanti (Fe, K) e revitaminizzanti (A e C), noto anche come maracuja o grenadilla, non deve indurre ad interpretazioni di altro genere, come spesso accade. (Tornando al fiore/parti aeree, esso contiene flavonoidi, cumarine ed alcaloidi armanici che su sezioni di muscolo liscio di animale giustificò la presunta azione spasmolitica. Alcaloidi indolici: Armano (passiflorina), Armolo, Armina, Armalna, Armalolo. Flavonoidi: Apigenina, Vitexina, Querctina, Isovitexina, Luteolina, Orientina, Isoorientina, Saponaretina, Kempferolo, Schaftoside, Lucenina, Rutina. Steroli: Sitosterolo, Stigmasterolo. Olio essenziale; Pectine; Maltolo; Etilmaltolo; Tannini; Acidi polifenolici.)  L’effetto è per lo più imputabile ai flavonoidi (apigenina, vitexina, quercetina, isovitexina, kempferolo, rutina e crisina, agonista parziale recettore benzodiazepine ecc.) che ne giustificano l’impiego in ansia, insonnia, irritabilità e nelle sindromi peri- e post-menopausali. La dose come infuso è di circa 2 grammi da mantenere in acqua bollente per quindici minuti, poi filtrare ed assumere fino a tre volte al dì. La tintura prevede un cucchiaino da tea da due a tre volte al dì. Come Valeriana, anche Passiflora può elicitare gli effetti delle benzodiazepine. In letteratura è stato segnalato un caso di vasculite cutanea e orticaria, cinque di stato confusionale ed uno di nausea, vomito, sonnolenza, alterazioni elettrocardiografiche (aumento dell’intervallo QT e aritmia ventricolare). Data la frequente diffusione ed utilizzo di tale droga, oserei affermare che l’impiego, anche pediatrico, possa ritenersi abbastanza sicuro.