Se vinciamo noi, affronteremo i problemi tutti insieme

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È appena terminata la tua prima legislatura in Consiglio? Che esperienza ne hai tratto?

Sono nato in una famiglia operaia della periferia domagnanese. In casa mia si parlava di che cosa piantare nell’orto, di quale elettrodomestico comprare per Natale. L’ingresso in Consiglio è stata un’esperienza forte. Mi ha permesso di capire che cos’è il potere e come agisce. Mi ha permesso di capire che i consiglieri contano niente: sono voci alla radio; che il potere politico in generale è oramai la Cenerentola dei poteri, e che le sue sorellastre (il potere finanziario, il potere economico, quello giudiziario e mediatico) sono i veri protagonisti della storia; che a far succedere le cose importanti sono le dinamiche della globalizzazione. E poi ho capito che San Marino è quanto di più simile al mito della caverna di Platone. La maggior parte della gente è costretta al buio, a scambiare le ombre per realtà. La luce è per pochi: per le dinastie, per gli affaristi e per gli alti dirigenti. Ho capito che alcuni di questi soggetti usano la Legge e lo Stato come strumento di enorme arricchimento personale. Senza dimenticare poi gli avvoltoi stranieri, che ogni volta ve ne sia l’occasione, tornano a svolazzare sopra alla Repubblica.

Ti sei speso in battaglie importanti, qual è quella che ti ha segnato di più?

I problemi che ha San Marino sono per lo più una conseguenza della piazza finanziaria inaugurata nei primi anni Duemila. Come membro di opposizione mi sono detto che avrei reso un buon servizio al Paese se avessi marcato stretto le banche. E così ho cercato di fare. Però la battaglia più significativa cui ho partecipato è stata quella contro il polo del lusso. Per più motivi; 1. Quell’investimento ha tradotto l’affarismo politico del passato in una pratica legalistica; 2. Il cemento del polo ha cementato le attuali alleanze politiche; 3. Per quella operazione passa il nuovo potere sammarinese, che altro non è che parte del vecchio potere sopravvissuto alla caduta del regime offshore.

E dalla prossima legislatura cosa ti aspetti?

Fare un pronostico su come possano andare le elezioni è molto difficile. La preferenza unica e il ricorso quasi certo al ballottaggio – che di fatto trasforma il proporzionale in maggioritario – hanno stravolto tutti i riferimenti. Di certo il premio di maggioranza sarà falcidiante: liste che al primo turno dovessero conquistare 10 seggi, potrebbero vedersene portare via la metà. Confido che questi effetti facciano aprire gli occhi un po’ a tutti e si possa avviare da subito una seria riflessione sulla legge elettorale. Detto questo, i problemi del Paese sono ben seri. Cosa mi aspetto? Se vince la DC coi suoi gregari proverà a tenerli nascosti, e dunque finirà con l’ingigantirli. Se vince Adesso.sm sarà comminata una cura da cavallo secondo i precetti neoliberisti. Se vince la nostra coalizione… beh, se vince Democrazia in Movimento posso garantire che i problemi saranno affrontati insieme al Paese e alla sua gente.

Qual è secondo te la questione più urgente da risolvere?

Il lavoro, le pensioni, i conti pubblici sono questioni urgenti, ma non difficilissime nella soluzione. Ciò che deve realmente preoccupare è il dissesto finanziario creatosi nelle banche. Si tratta di una voragine di quasi 2 miliardi di euro. Per qualcuno è una colpa cui sfuggire. Per qualcun altro è l’occasione di un grande affare. Per i Sammarinesi è il rischio di perdere tutto quello che è stato costruito nel tempo: sicurezza sociale, benessere e serenità della famiglie.

Come è nata la collaborazione con Rete? E perché non con altri movimenti?

Fra di noi ci sono importanti affinità biografiche e programmatiche. Inoltre le tornate referendarie di questa legislatura ci hanno unito molto. Gli altri movimenti? Civico 10 ha fatto sua scelta. A noi le scorciatoie per il governo non ci interessano. Preferiamo mantenere la strada maestra. La coerenza, nel tempo, ripaga sempre.

Uno dei vostri slogan è: abbiamo le mani libere. Da cosa? E perché insistete su questo tasto?

Da molti anni le idee e i programmi d’azioni propugnati durante le campagne elettorali rimangono lettera morta. È sempre stato così? Ovvio che no, altrimenti non avremmo l’ISS, le scuole, le strade, la rete elettrica, la funivia, eccetera. La politica un tempo funzionava, poi ad un certo punto ha smesso di funzionare, qualcosa s’è rotto. Quando? Quando il modello offshore è arrivato al suo apice, ovvero a metà degli anni Novanta. Ha smesso di funzionare perché di lì in avanti la politica ha solo rubato. Nel 2008 il modello offshore è andato in crisi e San Marino è entrato in un processo di transizione che è ancora in corso. La domanda che dobbiamo porci è: da allora, la politica è tornata? Ovvero, la politica è stata capace di fare qualcosa per San Marino? qualcosa per i Sammarinesi? No. I governi succedutosi nelle ultime due legislature hanno solo votato ciò che gli organismi internazionali gli hanno detto di votare per sottrarre San Marino alle misure d’embargo (black list MEF, grey list OCSE, eccetera). La politica non è tornata. Chi è che può farla tornare? Chi è che in parte ha già fatto tornare la politica? I movimenti civici. E perché? Perché hanno le mani libere, non devono niente a nessuno. Non sono compromessi. Non subiscono ricatti. Non sono condizionati da vincoli. In questo senso la scelta di Civico10 di allearsi con AP, UpR e PSD è da considerare come un grave tradimento ideale al mandato ricevuto nel 2012. Democrazia in Movimento – al contrario – sta trasformando quello che era un impulso civico in una forza popolare, che giorno dopo giorno si accresce e ristabilisce una connessione fra la politica e i bisogni della gente normale, della gente comune.

Democrazia in movimento. Un nome che si presta a due diverse interpretazioni: la democrazia che si muove, in continuo divenire; oppure la democrazia che nasce dai movimenti, forse diversa da quella che hanno sempre interpretato i partiti tradizionali. Quale delle due vi rispecchia di più?

Lei è stata molto brava a scovare il significato politico del nome che abbiamo scelto per la nostra coalizione. Talmente brava che mi sembrerebbe di farle torto a scegliere l’una o l’altra opzione. Le scelgo entrambe.

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