L’appalto per la nuova sede di RTV assegnato ai “soliti noti”

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In campagna elettorale ci vuole poco a far scoppiare “la bomba” e un appalto da 10 milioni di euro, basta e avanza per far saltare le schegge dappertutto. Così la notizia è corsa di bocca in bocca, anche prima che diventasse pubblica: finalmente l’appalto per la costruzione della nuova sede di RTV è stato assegnato, dopo che una prima volta era andato totalmente deserto. La qual cosa aveva destato sconcerto e stupore perché non è così frequente a San Marino avere occasioni così importanti.

L’attuale sede, al Palazzo dei Congressi, non è più consona e andrebbe tutta rifatta. Non solo, il Kursaal, già penalizzato a livello di spazi per la collocazione della televisione di Stato fin dal 1992 e poi ulteriormente mutilato dalla nuova sede della Gendarmeria, ha bisogno di riappropriarsi di tutta la sua struttura per avviare una politica congressuale di più ampio respiro. Se ne parla da trent’anni, ma siamo sempre in fondo al pero.

La tivù avrebbe dovuto andarsene già dal giugno scorso, poi sarebbe toccato alla sede centrale della Gendarmeria. Invece, non fu assegnato neanche l’appalto.

Nell’antivigilia del voto, si viene a saper che la TV andrà ai Tavolucci, dove già esiste il centro Uffici (peraltro al centro di uno scandalo attualmente al vaglio del Tribunale), in un’area immediatamente adiacente, di proprietà di un noto imprenditore e banchiere, molto vicino alla coalizione San Marino prima di tutto.

In questo frangente, molti hanno ricordato che nella seconda emanazione del bando erano previste caratteristiche stringenti e indicative della zona dove avrebbe dovuto traslocare la tivù. I Tavolucci appunto. E tutti hanno saputo fare due più due…

Nel frattempo, tanto per muovere un po’ l’aria, hanno cominciato a girare foto compromettenti di esponenti dell’una e dell’altra coalizione con personaggi pregiudizievoli, fotomontaggi che dovrebbero essere satirici e che invece sembrano denunce, illazioni su tangenti e clientelismi equivoci, sondaggi strani. Insomma, la campagna elettorale per il ballottaggio, che sembrava quasi soporifera, sta diventando di fuoco. Come nelle migliori tradizioni

a.ve.

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