Rispettiamo le proporzioni della democrazia

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San Marino. La nomina delle Commissioni Consiliari è una delle prossime tappe della politica. Forse la più vicina ma anche la più complessa, perché il ballottaggio e il premio di maggioranza hanno messo in minoranza i partiti più rappresentativi. La legge non stabilisce un numero fisso per la composizione delle Commissioni, ma solo un criterio di rappresentatività: la maggioranza più 1 dei membri alla coalizione di governo, il rispetto delle proporzioni dei gruppi, la presenza tutte le forze politiche in Consiglio Grande e Generale.

Per come sono andate le cose, a Rete, che ha otto Consiglieri (ma ne aveva dodici) spetta solo un membro. Altrettanto a MDSI, che ha un solo Consigliere (ma ne aveva conquistati tre).

Che fare?

La coalizione si è presentata oggi in conferenza stampa e ha prospettato la sua soluzione. Aumentare il numero dei membri di Commissione almeno a 16, oppure a 18. Diminuire il gettone a tutti, da 80 a 60 euro, così la spesa non aumenta. Questo in estrema sintesi il progetto di legge depositato oggi pomeriggio in Segreteria Istituzionale per l’avvio dell’iter parlamentare.

“Le commissioni consiliari permanenti sono molto importanti – spiega Elena Tonnini – è lì che si svolge il vero lavoro legislativo. Di qui il nostro appello per il rispetto della proporzionalità dei gruppi in relazione al peso elettorale.”

E aggiunge: “L’altro aspetto importante è il dialogo con le opposizioni, come aveva annunciato il governo. Una maniera per concretizzarlo sarebbe dare loro la presidenza. L’operatività del governo deve essere mantenuta, ma anche l’equilibrio democratico.”

“C’è una tutta una serie di anomalie – le fa eco Roberto Ciavatta – e in questo caso, il principio cardine della legge, cioè il rispetto dei gruppi, è messo a rischio. Già il ballottaggio ha leso il principio.”

Ma c’è da fidarsi delle opposizioni?

“È una mistificazione dire che il presidente possa bloccare il lavoro di una commissione – rincara Ciavatta – è solo un ingannare le persone. Non lo potrebbe mai fare. E poi basta il regolamento.”

Altra obiezione: prima le commissioni non piacevano a Rete &Co. Adesso le vogliono. Alla faccia della coerenza.

“Noi siamo convinti che le commissioni possono essere abolite. Ma prima bisogna riformare il Consiglio” taglia corto Ciavatta. Poi aggiunge: “Per quale ragione il governo non dovrebbe accettare una proposta che rispetta la legge? Se si crede in quello che si dice, si deve essere conseguenti. Altrimenti si può essere molto bravi mediaticamente, ma poi i nodi vengono al pettine!”

Federico Pedini Amati è sulla stessa lunghezza d’onda: “MDSI è stato falcidiato. La legge ci tutela nelle commissioni permanenti, ma non ci siamo in nessun altro organismo. Adesso.sm aveva detto che alcune presidenze sarebbero state date all’opposizione. C’è qualcuno che sta affermando un’altra realtà. Poi cercano di aggiustare il tiro pensando a solo a qualche commissione. Non mi sembra che stiano mantenendo quello che avevano detto.”

Chiude Augusto Gasperoni: “Dicevano che ci voleva un cambio di metodo. Noi ne siamo convinti. È fondamentale in democrazia avere pesi e contrappesi.  Questo non è tutto, ma sarebbe un buon inizio. Senza aumentare i costi.”

La Reggenza dovrebbe emettere a breve il decreto per la composizione delle commissioni consiliari permanenti. E anche lì si vedrà la corrispondenza tra le enunciazioni elettorali e i fatti.

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