Arlotti contro la norma sui frontalieri

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Toni duri dal deputato PD Arlotti che chiama in causa i rapporti bilaterali e il percorso del Titano verso l’UE.

“Il progetto di legge “Modifiche e integrazioni alle norme in materia di sostegno allo sviluppo economico” contiene norme che se approvate introdurrebbero una palese e inaccettabile discriminazione nei confronti dei lavoratori frontalieri e peserebbero come un macigno sui rapporti fra Italia e San Marino”. Tiziano Arlotti commenta così il progetto di legge recentemente illustrato dal Governo del Titano alle parti sociali, che all’art. 4 prevede un maggiore onere contributivo sull’impiego di frontalieri rispetto all’assunzione di sammarinesi, portandolo all’8,9 per cento (+7 punti percentuali rispetto all’attuale) se il numero dei frontalieri occupati è pari o superiore al 30 per cento.
Anticipa la presentazione di un question-time al ministro degli Esteri Alfano sul provvedimento proposto dal Governo del Titano nel progetto di legge per lo sviluppo: “Se approvato – dice il deputato pd Arlotti – creerebbe una discriminazione inaccettabile verso i lavoratori frontalieri”. In ballo ci sono i rapporti bilaterali: “La norma – scrive – comprometterebbe quanto previsto negli Accordi sottoscritti e ratificati in questi anni, con tutti i benefici che hanno portato nelle relazioni di amicizia fra Italia e San Marino”. E alza tiro: “Il nostro Paese – ricorda ancora – sostiene l’Accordo di associazione fra San Marino e Unione Europea. La norma contenuta nel progetto di legge, se confermata, non potrà non pesare come un macigno proprio sul percorso di associazione”. Termini pesanti cui arriva pronta replica dal segretario Zafferani, che parla di un provvedimento “strumentalizzato”. Chiarisce gli intenti, che anzi vanno nella direzione di eliminare la discrezionalità e i tempi lunghi nella assunzione dei frontalieri, per una norma che comunque andrebbe applicata solo al di sopra di una soglia numerica di occupati italiani. “Comprensibile e legittimo – aggiunge – che un piccolo Stato tuteli l’occupazione interna. Il confronto sugli aspetti concreti della norma resta comunque più che aperto – ribadisce – per una riforma che serva alle imprese e generi maggiore occupazione”.

 

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