La storia di Carisp secondo Rete

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Le banche, il sistema finanziario, ma soprattutto Carisp, negli interventi degli esponenti di Rete – MDSI, durante la serata pubblica a Murata, giovedì 24 marzo.

Il capogruppo Roberto Ciavatta, in particolare, fa un’analisi molto lucida, e per certi versi inedita, degli accadimenti politici degli ultimi due anni che, a suo modo di vedere, vanno a spiegare tutto quello che è successo e quello che sta accadendo in queste settimane.

“Tutto comincia con il licenziamento di Wladimiro Renzi, vicedirettore Carisp, nel 2015” esordisce. Un atto ancora immotivato, ma dal quale parte il risentimento di Alleanza Popolare verso la DC. Con cui, per altro, per molti anni ha trovato l’intesa pur di stare al governo. Renzi è il padre dell’attuale Segretario agli Esteri.

“Lì per lì non succede niente – continua Ciavatta – ma si gettano le basi per quello che diventerà lo scontro consiliare su Carisp. Non solo, ma mentre AP sta al governo con la DC, comincia a lavorare per creare le basi di un’alleanza alternativa alla DC.” E così si trova l’intesa con gli UPR, che hanno il partito decimato dall’inchiesta sul conto Mazzini (tutti i big sono indagati) e con Civico 10, con il cui leader c’era stata una profonda rottura, ma che era funzionale al nuovo progetto.

“Nasce Repubblica Futura – sottolinea Roberto Ciavatta – però non si può aprire la crisi perché ci vuole un risultato da portare agli elettori. Allora Antonella Mularoni si attiva con Borletti per portare a San Marino un investimento che crei sviluppo e lavoro: il polo della moda.”

Il resto è storia recente. Sul polo si attiva un referendum, insieme ad altri tre, l’unico che passa. “È la prima volta – insiste Ciavatta – che un imprenditore si espone in prima linea e investe dei soldi. Gli investitori si sono resi conto che con qualche soldo si poteva far cambiare l’esito delle votazioni e, scegliendo il cavallo giusto, si poteva cambiare il governo. Dopo qualche mese si apre la crisi e chi ha deciso di investire porta il cavallo al governo”.  Per inciso riferisce anche che Borletti ha lasciato il progetto del polo del lusso ormai da diverso tempo, avendo venduto le sue quote.

Ma cosa c’entra tutto questo con Carisp? Ci arriviamo, dice Ciavatta, ricordando come nei giorni scorsi, il Cda della banca venisse convocato urgentemente la mattina alle 7, e come a mezzogiorno fosse uscita la delibera del Congresso che lo azzerava, appena un mese prima della sua scadenza naturale. Un atto che, in qualche maniera si è configurato come un commissariamento politico del maggior istituto di credito sammarinese.

“Chi andrà a Carisp? Il governo dice che ha un progetto – rivela sibillino – e c’è un nome che gira, quello di Wladimiro Renzi. Il governo di AP, che riporta in auge uno di AP.”

Ad onor del vero c’è anche un altro nome abbastanza in quota. Quello di un ex dipendente Carisp, sempre di AP, passato ad altra un’altra banca e che ora potrebbe tornare alle origini. Roberto Ciavatta non l’ha pronunciato e non lo faremo neanche noi. Tutto questo mentre Banca Centrale fa il bello e il cattivo tempo, senza che nessuno muova un dito e chieda spiegazioni perché “l’autonomia non si tocca”.

La chiosa politica finale è lapidaria: “Un governo – dice Roberto Ciavatta – che applica la politica della distrazione di massa. Che non ha ancora prodotto niente, salvo portare in Consiglio decreti che erano della precedente legislatura, niente di così pressante e urgente come i problemi che stiamo affrontando. Un governo che ha paura di guardare la gente negli occhi.”

 

 

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