Il Partito Socialista pronto al suicidio, atto secondo

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San Marino. Mi dicono di movimenti più o meno sotterranei nell’area così detta socialista. Leggo interventi estemporanei di personaggi specializzati nello sfruttare soprattutto il lavoro degli altri. Faccio due più due e giungo alla conclusione che vi sono tutti gli elementi per alimentare il dubbio che si stia lavorando per il suicidio politico del Partito Socialista. Si tratterebbe del secondo in quindici anni.

Il primo iniziò nel 2002, un anno dopo la scomparsa del leader Remy Giacomini, uomo capace di indicare la strada ai suoi “ragazzi” e di tenerli uniti, quando all’interno del P.S.S. venne sollevato il coperchio della pentola e chi avrebbe dovuto fare un passo indietro rimase invece pervicacemente al suo posto, incredibilmente sorretto anche da coloro i quali nel P.S.S. unificato erano considerati i “Giacominiani”.

Ci furono scontri, “congelamenti” di consiglieri, impossibilità di presentare nelle sezioni un documento congressuale alternativo a quello del gruppo dirigente, nascite di correnti interne, fuori uscite dal Partito.

Fu tutto vano. I socialisti arrivarono ad un autolesionismo tale da accettare la chiusura del Partito Socialista Sammarinese per dare vita all’unificazione con gli ex comunisti, attraverso una operazione di vertice condotta in modo assurdo e senza analisi storica. Nacque così nel 2005 un mostro a due teste: il PSD, il quale si è poi portato appresso le contraddizioni di quell’atto politico fino agli sviluppi dei giorni nostri.

Fu un suicidio che eliminò dalla scena politica in un sol colpo il PSS e due identità storiche che avevano segnato, nel bene e nel male, la vita del nostro Paese. Tutto immolato sull’altare del potere.

Al di là delle interpretazioni di comodo che negli anni si sono sprecate, sta di fatto che quando tutto iniziò il PSS aveva 15 seggi (5296 voti, pari al 23,23%) e l’ex PCS 12 seggi. (4535 voti pari al 22,84%) Dopo quindici anni il ricostituito P.S. ha ottenuto 3 seggi (1.504 voti, pari al 7, 74%) e il PSD 3 seggi (1384 voti pari al 7,12%). I numeri sono impietosi. È stato un disastro annunciato!

E ora la storia pare ripetersi. Il ricostituito Partito Socialista c’è di nome ma non di fatto. Piuttosto che spiegare chi è il PS, che cosa vuole, quale progetto e proposta avanza ai sammarinesi, qualcuno preferisce accarezzare l’idea di una nuova ammucchiata indistinta, con l’intento di arginare l’azione dei giocolieri di SSD alle prese, a loro volta, con la volontà di dare vita ad un’altra ammucchiata indistinta. Si ammanta il tutto esaltando il valore unitario, al fine di giustificare il proprio operato, invece, ancora una volta, la nobiltà dei partiti verrà relegata a zattera di salvataggio per qualche vicenda personale che di certo non lascerà traccia nella vita e nella storia del Paese.

Capisco che l’impresa di rilanciare il Partito non sia semplice di questi tempi, ma occorrerebbe almeno tentare seriamente, perché se tutto ciò che ho descritto non fosse immaginario e si dovesse verificare, ci troveremmo semplicemente di fronte al suicidio del Partito atto secondo, che, come è già stato dimostrato una volta  non è un atto particolarmente illuminato.

Augusto Casali

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