Roberto Ciavatta: nella PA, un esercito di generali, con pochi fanti

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San Marino. Riportiamo una sintesi dell’intervento di Roberto Ciavatta (Rete) in occasione del dibattito consiliare sul decreto delegato n.45, “Modifica al trattamento retributivo della Dirigenza Pubblica”, che è stato approvato a maggioranza nella giornata di venerdì.

“Come non condividere la necessità di rinnovamento e i maggiori controlli nella dirigenza Pa? Ma nel mandato al governo in Finanziaria non c’è nulla di questo. Quello che si legge oggi nel decreto è: “non ce l’abbiamo fatta ad aprile, neanche a luglio, lo facciamo a dicembre ma avrà validità successiva al 2020”.
Lei Segretario lavorava nella Pa, io pure anche se non sono mai stato dirigente. Da tempo sostengo di superare il vecchio regime, ma dove è scritto nel decreto? Va superato, se vogliamo andare incontro anche alle vostre indicazioni. Sul premio per la produttività dei dirigenti: è sempre esistito, una parte della retribuzione è sempre stata legata agli obiettivi, il problema è che è stata data a pioggia a tutti, fino al 2013, dopo di che come Rete siamo arrivati in Aula consiliare e da quel momento in poi non è stata più considerata.
Parliamo di numeri: nella Pa più di 1.100 dipendenti, quasi uno su tre, sono dirigenti o responsabili di settore, un dipendente pubblico su 3 è un responsabile. E poi si  dice che dobbiamo aumentare il numero dei dirigenti. I dipendenti pubblici, a maggio, sono 3.766, in aumento da fine 2016 di un’ottantina, con questo governo, e  100 in più fra i responsabili. Credo che nella Pa non manchino dirigenti e responsabili, mancano gli operativi. E la grande differenza retributiva tra pubblico e privato risiede nel fatto che un dipendente su tre è dirigente: spesso dirigente di se stesso. Su cosa si valuta oggi la validità di quel dirigente? Non lo fa nessuno. Ragionare sulla necessità di intervenire sulla riduzione degli stipendi pubblici, sul superamento del vecchio regime: sono d’accordo. Ma ragionare unicamente come se questo fosse l’unico problema del bilancio pubblico, e cioè sulla revisione degli stipendi dei dirigenti pubblici: parliamo di briciole. È comunque un tipo di intervento recessivo. Si riducono servizi, si accorpano servizi facendo ragionamenti ragionieristici. Ma la Pa non è un’azienda, è un servizio alla base dello Stato sociale e non può ragionare solo in termini di efficienza. Certo è necessario aprire una fase di ragionamento, il numero dei responsabili è eccessivo, non ci sono operai, solo dirigenti che dirigono nulla, un esercito solo di generali. Interventi recessivi non tengono conto poi dei possibili danni nella Pa.”

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