San Marino BIO, presentato il progetto

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San Marino. Realizzare il primo Stato al mondo interamente biologico. È l’idea del Segretario Augusto Michelotti, tradotta in linee programmatiche all’interno di un vero e proprio progetto, presentato ufficialmente proprio in questi giorni nel contesto del Meeting per l’amicizia  tra i popoli, a Rimini.  “San Marino Bio” è questo il titolo di un progetto di riqualificazione della Repubblica, che guarda a un futuro di turismo di qualità, basato su natura e gastronomia. Ecco i suoi tratti salienti.

PROGETTO – “La Repubblica di San Marino ha intrapreso da tempo un percorso di sviluppo del settore primario agricolo indirizzandolo verso la produzione con metodo biologico – scrive la segreteria di Stato per il Turismo e il Territorio nella relazione illustrativa del progetto – Questo orientamento si inquadra in un contesto mondiale in cui il trend degli ultimi 15 anni ha portato la superficie biologica mondiale a quadruplicare la propria estensione. La crescita del biologico è particolarmente evidente a livello di domanda, guidando e indirizzando lo sviluppo del settore agroalimentare altrimenti in fase di decrescita. A livello europeo il mercato del biologico continua a prosperare: i prodotti alimentari biologici sono cresciuti mediamente dell’11% l’anno dal 2010 al 2015, con punte del 20% nel 2016. In Italia le vendite di prodotti biologici hanno superato il valore di 1,27 miliardi di euro, in crescita del 19,7% rispetto all’anno precedente: unico settore alimentare che, nel periodo di crisi in corso, vanta un così alto trend di crescita”.

CONSUMO – Gli elementi che muovono il consumatore medio verso i prodotti bio “sono principalmente di due tipi, quelli tipicamente ambientali, sostenibili e legati ai processi produttivi e quelli ai fini salutistici: attenzione alla salvaguardia delle risorse ambientali, alla sostenibilità del metodo di produzione, attenzione alla qualità delle produzioni alimentari agricole; desiderio di maggiore sicurezza (riducendo l’esposizione a residui di pesticidi e preferendo alimenti privi di organismi geneticamente modificati); preferenza di prodotti più controllati, unitamente a una maggiore sfiducia verso i prodotti convenzionali; allerta da parte degli esperti sanitari, in particolare pediatri e geriatri, sulla pericolosità residuale dei prodotti di sintesi e la conseguente necessaria riduzione di queste molecole chimiche negli alimenti”.

GLI ALTRI PAESI – L’interesse e il peso dello sviluppo del settore biologico “trovano riscontro nell’Unione europea, nel Piano di azione per l’agricoltura biologica come nelle politiche per la ricerca e l’innovazione promosse dall’Unione europea con il programma “Horizon 2020” (Programma quadro dell’Ue per la ricerca e l’innovazione)”. Alcuni Paesi europei “si stanno già muovendo da qualche anno nella programmazione territoriale, nella formazione e nello sviluppo di progetti in ambito biologico e commerciale con l’obiettivo di raggiungere la totalità della superficie agricola biologica entro i prossimi anni”. Tale orientamento “si ripercuote nelle amministrazioni locali anche in Italia con scelte di indirizzo verso il biologico, come ad esempio in Emilia Romagna, regione nella quale tutte le domande di contribuzione al metodo biologico presentate dalle aziende agricole con il Piano di sviluppo rurale regionale sono state approvate e finanziate attingendo alle risorse economiche necessarie non solo dal bilancio dell’assessorato all’Agricoltura ma dal bilancio generale della Regione”.

SAN MARINO – Secondo la segreteria Territorio e Turismo, diventa quindi “urgente definire e rendere applicativo un quadro normativo per il settore biologico a tutela dei consumatori e delle imprese”. Sulla base di un confronto internazionale con casi comparabili “emergono indicazioni utili per la definizione per la Repubblica come la realizzazione di politiche e linee guida innovative, sulla base di quelle Ue e delle migliori esperienze internazionali, per la conservazione e la gestione ambientale, per l’agricoltura e per i sistemi di produzione alimentare; definire e attivare un piano di sviluppo per le produzioni primarie comprendente azioni normative per la crescita dell’agricoltura biologica e delle sue filiere, supportate anche da idonee misure di sostegno; implementare programmi di formazione biologica per gli operatori del settore agricolo (agricoltori, trasformatori, servizi, eccetera); sviluppare programmi di formazione e informazione sulla salubrità del consumo del prodotto biologico nelle strutture mediche e ospedaliere, soprattutto pediatriche e geriatriche; prevedere la stesura di programmi di educazione rivolti ai cittadini e ai giovani per aumentare la “consapevolezza sul biologico”  e per sviluppare competenze specifiche nel settore biologico e in quello della biodinamica; sviluppare iniziative di bio-turismo che facciano leva sulla trasformazione della Repubblica di San Marino in Stato biologico in sinergia con il progetto “San Marino 2030”; promuovere il consumo delle produzioni biologiche locali nella ristorazione collettiva e nelle strutture alimentari di San Marino (mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, ristoranti, negozi, ecc.); supportare le realtà commerciali e più specificamente la piattaforma di promozione delle produzioni locali (Consorzio Terre di San Marino) per valorizzare e commercializzare i prodotti bio nell’Unione europea e a livello internazionale; investire sulle infrastrutture necessarie per attuare il cambiamento e il passaggio al biologico”.

PRO E CONTRO – A titolo propedeutico è stata fatta “una valutazione sulle opportunità e sulle possibili criticità da considerare rispetto a un programma di trasformazione in biologico della Repubblica di San Marino”. Nell’ipotesi di non avviare la trasformazione in biologico e considerando una serie di variabili di scenario, “sono state individuate alcune aree di potenziali criticità: rischio di non rimanere al passo non seguendo l’orientamento dell’Unione europea nei propri piani per la ricerca e per l’innovazione; mancata aderenza ai trattati protocolli sottoscritti in materia ambientale dalla Repubblica di San Marino; riduzione di forza e impulso competitivo su diversi fronti economico-sociali”. Ecco, invece, le potenziali opportunità legate all’introduzione del biologico: “Essere il primo stato in Europa, e forse nel mondo, a poter celebrare il risultato del 100% biologico; sviluppare la produzione di prodotti biologici a maggior valore aggiunto rispetto ai prodotti convenzionali; beneficiare dei vantaggi indotti dal settore primario in termini di miglioramento dei redditi delle aziende agricole; contribuire a una migliore sostenibilità ambientale; favorire l’ampliamento della biodiversità; potenziale sviluppo di iniziative di bio turismo; ridurre la residualità di molecole chimiche di sintesi negli alimenti, soprattutto a difesa delle fasce più deboli come i bambini e gli anziani. Peraltro il percorso di trasformazione in biologico può fare leva su una serie di punti di forza legati al contesto interno: ampia condivisione dell’importanza strategica di convertire la Repubblica di San Marino in uno Stato bio al 100%; presenza di alcune realtà bio e biodinamiche sul territorio della Repubblica di San Marino; alta sensibilità manifestata dai principali portatori di interesse; esistenza di una piattaforma commerciale consolidata “Terra di San Marino”; sinergia con il progetto “San Marino 2030”; favorevole quadro socio-economico della Repubblica di San Marino”.

 

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