Decreto Delegato n. 109: un intervento di equità e giustizia

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La levata di scudi a cui ha dato il via la promulgazione del decreto delegato 28 giugno 2019 n. 109 intitolato “Disposizioni in materia di imposta straordinaria sugli immobili” merita qualche considerazione.

Questo decreto delegato trae la sua origine dall’articolo 48 della Legge 24 dicembre 2018 n. 173, la legge di bilancio previsionale per il 2019.  L’Imposta Patrimoniale Straordinaria (IPS) che i contribuenti sammarinesi hanno versato nel corso dell’anno 2018 aveva aperto alcune riflessioni nella maggioranza e nel Governo, riguardanti l’effettivo raggiungimento di un obiettivo che con l’introduzione di un’imposta, sicuramente poco simpatica e popolare, come la patrimoniale ci si era prefissi, ovvero quello di applicare questa imposta – che mantiene il crisma della straordinarietà non essendo stata riproposta per l’esercizio 2019 – nella maniera più equa possibile, chiedendo a ciascuno in proporzione a quanto effettivamente possiede.

La riflessione e le valutazioni fatte, supportate anche dai reali andamenti dei gettiti incassati dal Pubblico Erario, hanno evidenziato che dall’imposta, come originariamente studiata e applicata, erano rimasti in parte esclusi i patrimoni immobiliari conferiti a soggetti giuridici: le cosiddette “immobiliari di famiglia” ovvero quei patrimoni immobiliari (spesso ingenti) che per tanti motivi i proprietari conferiscono -legittimamente – a delle società deputate a gestirli e amministrarli.

La maggioranza e il Governo hanno quindi ritenuto indispensabile produrre un provvedimento legislativo, sottoforma di decreto delegato, che correggesse questa disparità di trattamento per fare in modo che tutti paghino secondo le loro possibilità. La norma recentemente promulgata, che ha scatenato alcune reazioni, si pone proprio questo obiettivo che possiamo così riassumere:

  • Tassare unicamente le concentrazioni immobiliari in campo agli operatori economici, ad esclusione degli immobili adibiti ad attività produttive e alle funzioni di impresa;
  • Tenere conto di quanto gli operatori economici avevano già versato nel 2018 con l’imposta sul patrimonio netto, evitando quindi di tassare due volte gli stessi beni;

Pur comprendendo e accettando critiche sull’opportunità dell’introduzione di imposte patrimoniali preme però precisare che, nonostante gli inevitabili tecnicismi presenti nel decreto, a livello politico non ci troviamo affatto di fronte all’introduzione di una nuova imposta patrimoniale ma bensì di un correttivo necessario per ristabilire un principio di giustizia ed equità.

Rimaniamo aperti a contributi costruttivi che portino ad un miglioramento della norma in vista della sua ratifica in Consiglio Grande e Generale a patto che ci si muova nel binario dell’obiettivo politico per cui è stata pensata.

Adesso.sm

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