Consiglio Grande Generale, sessione 14,15,16,20,21,30 gennaio

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SEDUTA DI MARTEDI’ 14 GENNAIO – POMERIGGIO

La nomina dei membri del Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme infiamma la seduta pomeridiana del Consiglio Grande e Generale. Gian Nicola Berti (Npr), dopo aver ripercorso i passaggi che hanno portato alla nascita del Collegio stesso, ribadisce che “quella della giustizia  è un’emergenza per il Paese” e che è dunque importante “dotarsi di un organismo formato da persone imparziali”. “Vi ribadisco – conclude – che sarò in qualsiasi momento disponibile a sostenere nomi di membri del Collegio Garante che abbiano gli stessi requisiti dei nomi proposti oggi”. Durissimo Nicola Renzi (Rf), che parte dalla ricostruzione di quanto avvenuto negli Uffici di presidenza. “Ridicolo chiederci di formulare un nome tra 31 dicembre e 1° gennaio. Di fronte alle nostre proposte, ci è stato risposto: non importa, andremo dritto con i nostri nomi. Dov’è questo nuovo metodo?”. Quindi la  frecciata a Rete: “Quanto fango abbiamo gettato su persone che oggi servono il Paese? Il prof De Vergottini è membro della Fondazione Tatarella. Cosa farà oggi il Movimento: si scuserà con il prof. Guzzetta?” “Quell’organo si è autoprorogato nonostante potesse riunirsi in qualsiasi momento” osserva Alessandro Cardelli (Pdcs), che poi bacchetta l’opposizione: “nella scorsa legislatura avete colonizzato tutto quello che potevate colonizzare”. Per il Segretario di Stato alla Giustizia Andrea Ugolini occorre “ridare quanto prima piena operatività all’organismo”. Quanto ai profili indicati, “credo ci possa essere un trasversalità di competenze”.

     “Considero quello che è stata effettuato a Capodanno dalla maggioranza un atto di forzatura vero e proprio. Non avevamo motivo di ritardare la nomina, se non quello di poterne parlare” dice Eva Guidi (Libera). “Il nostro Collegio Garante non è stato privo di macchie – osserva il Segretario di Stato a Istruzione e Cultura, Andrea Belluzzi -. Invito l’Aula a valutare l’opportunità di avviare una discussione sulla revisione della norma”. Chi ha parlato di forzatura, non ha elencato le forzature rispetto alle leggi che erano esistenti” afferma il Segretario di Stato agli Interni Elena Tonnini, rispondendo a Renzi. “Il Collegio è solo l’antipasto – avverte Miriam Farinelli (Rf) -. Si continuerà condizionando i magistrati, e si chiuderà il cerchio concedendo mano libera a chi ha pronte liste di proscrizione per personali vendette. Il Collegio è solo l’antipasto”. Iro Belluzzi (Npr) ci tiene a ricordare all’Aula che “legalità e forza dei numeri non danno l’autorevolezza per affrontare le questioni se non vi è il giusto confronto e condivisione con le forze di minoranze”.

     Un appunto critico (anche alla maggioranza) arriva da Pasquale Valentini (Pdcs). “Nel precedente Consiglio avevo parlato di una stonatura sulla nomina del Collegio Garante. Il mio appello non ha avuto un grande effetto. Non è perché c’è un’urgenza che ogni modalità è giustificata. Stiamo ripetendo a poli invertiti la situazione della precedente legislatura. Questo tema non si può affrontare in una logica spartitoria. C’erano, volendo, le condizioni per trovare la sintesi”.

Di seguito una sintesi degli interventi

Comma 2

Gian Nicola Berti (Npr): Qualcuno si stupisce della solerzia con cui la maggioranza ha ritenuto di dover intervenire. E ancora di più di dover intervenire formulando dei nomi di massima caratura in linea con la statura giuridica del nostro Paese. Ci tengo a ricordare che quando arrivò la  nomina del Collegio Garante, come avvocati per noi fu una vittoria davvero mirabile, tant’è che poi ci venne destinata una trasmissione sul neo Collegio Garante da parte di San Marino RTV. Quello che ci faceva piacere era il fatto che finalmente avevamo delle garanzie. Qualcuno di superiore a cui poterci rivolgere per la contestazione di un delitto. Per tanti anni il Collegio Garante è stato pressoché silente. Era sufficiente la sua presenza per il rispetto della Dichiarazione dei diritti. Ma non abbiamo ancora finito di compiere il salto di qualità. Nella storia recente ci siamo trovati la mancata sostituzione di membri del Collegio. Faccio una critica a tutti coloro che non si sono immediatamente opposti a questa situazione di vacanza. In questo contesto dovevate essere voi, colleghi consiglieri, a protestare. Vi faccio notare che il prof. Guzzetta si sarebbe dovuto dimettere dal Collegio garante perché aveva perduto i requisiti per rivestire quel ruolo. Il Collegio garante non viene sostituito al momento della decadenza, la nomina andrebbe effettuata tre mesi prima. E’ una deadline che non si può superare. L’impraticabilità della prorogatio risulta ancora più evidente dall’articolo 5 della legge qualificata 2003, che assegna alla decadenza effetto immediato. Questa interpretazione non è frutto del mio capriccio. Nasce da uno studio della Commissione di Venezia. La legge qualificata non aspetta il termine: tre mesi prima bisogna procedere. Questa interpretazione ha posto in essere violazioni della nostra Dichiarazione dei diritti. Ipotesi dell’ordinanza 15 aprile 2019. Questo Collegio Garante commette un errore grossolano, quando sostiene che – siccome esiste il tribunale per responsabilità civile dei magistrati – è corretto che esista anche il tribunale penale dei magistrati. Ancora una volta questo Collegio si distingue per la scarsa conoscenza dell’apparato giuridico. Poi c’è il rispetto dei diritti dei cittadini. Chiunque di voi commettesse una diffamazione, sarà soggetto a una istruttoria e poi al dibattimento davanti a un giudice. Faccio un esempio. Elena Tonnini è diventata Segretaria di Stato ed è possibile che qualcuno le mandi una notifica per comparire davanti al giudice. Io credo che lei si presenterà e risponderà. Poi c’è il magistrato che ha commesso lo stesso reato: lui non subisce processo. E non lo subirà mai. E’ grave che qualunque altro reato dovesse commettere qualunque altro magistrato di questa Repubblica, da qui alla fine di aprile, sarà impunito. Non potrà espiare una pena, Vi sembra normale? Se anche San Marino volesse creare dei tribunali speciali, sarebbe corretta una teoria di questo genere? C’è la carta dei diritti che dice che se oggi un magistrato commette un reato non può essere condannato. Io non voglio un garante della maggioranza o della minoranza, ma persone che possono ottenere il riconoscimento dell’Aula per la loro competenza e il loro senso di giustizia. Di questo hanno bisogno i cittadini. Finché vogliamo farci prendere in giro? C’è un’emergenza che è di tutti quanti. Il prima possibile dobbiamo dotarci di un Collegio Garante formato da persone imparziali, perché io ho dei dubbi sull’imparzialità. Non si può fissare un’udienza l’8 di gennaio, quando si è consapevoli che una parte non c’è. Sulla presa d’atto: abbiamo letto che l’ex presidente di questo organismo è un atto dovuto. Inviterei il prof. Giovanni Guzzetta ad andarsi a leggere la citazione. La presa d’atto è un atto di verifica della correttezza della procedura. Ciò non torna con quello che vi hanno raccontato. Siamo al punto nodale. Sarei molto contento di poter leggere oggi un nome alternativo a quello portato dalla maggioranza. L’Aula risponde sulla base di voti. Vero che è importante tenere conto delle opposizioni, ma vi ribadisco che sarò in qualsiasi momento disponibile a sostenere nomi di membri del Collegio Garante che abbiano gli stessi requisiti dei nomi proposti oggi.

Nicola Renzi (Rf): Il consigliere Berti ci ha detto che è disponibile ad ascoltare un nome fatto dalle opposizioni. Così non è purtroppo. La legge impone che vengano votati in Aula i nomi fatti negli uffici di presidenza. Ricostruiamo gli uffici di presidenza. La prima convocazione è arrivata il 30 di dicembre. I gruppi di opposizione avrebbero avuto il tempo per formulare un nominativo fino al 31 dicembre o il 1° di gennaio. Ditemi voi se le nomine oculate le vogliamo fare così. Abbiamo individuato persone con un curriculum pari o addirittura superiore alle vostre. Ridicolo chiederci di formulare un nome tra 31 dicembre e 1° gennaio. Siamo arrivati ad un nuovo Udp. La prima reazione avuta da alcuni capigruppo è stata dire: voi non potete fare alcun nome perché l’Udp che fa fede è quello precedente. Siamo arrivati alla discussione nel secondo Udp e ho fatto questa proposta: riuniamoci un’ora o due ore per arrivare ad una nomina in questo Consiglio. Decidendo a chi spettasse l’indicazione dei vari membri. Una volta stabilito questo, avremmo dovuto confrontarci sul metodo per arrivare a individuare le persone. Di fronte a questo, siamo disponibili a fare un Udp anche il giorno dopo per arrivare alla votazione entro gennaio. Il fatto del tempo è assolutamente secondario. Di fronte a queste proposte, ci è stato risposto: non importa, andremo dritto con i nostri nomi. Non solo si è fatta questa forzatura nell’individuazione, ma se n’è fatta una seconda: si è votato per spostare il Comma in oggetto rispetto ad altri quattro Commi. Senza nessuna possibilità di discutere. Dov’è questo nuovo metodo? Non esiste nessun nuovo metodo: c’è una maggioranza che sta tirando dritto su un tema determinante. Si creerà un unicum per cui i membri attuali saranno tutti espressi da forze politiche oggi in maggioranza. Una delle persone che viene indicata ha gli stessi requisiti, per cui da una forza politica era stata definita inopportuna, di un’altra persona che è stata nominata. Basta ragionare a corrente alternata. Io non credevo allora che quelli fossero motivi di incompatibilità. Voi oggi non avete battuto ciglio su questo nome. Quanto fango abbiamo gettato su persone che con Confuorti non c’entrano nulla e oggi servono il Paese?  Il prof De Vergottini è membro della Fondazione Tatarella. Cosa farà oggi il movimento Rete? Si scuserà almeno con il prof. Guzzetta? Aver partecipato ad un collegio difensivo, non può essere motivo di una qualche inopportunità? Non potevamo ragionare un attimo tutti insieme invece di fare da subito questa forzatura?

Alessandro Cardelli (Pdcs): Nelle parole di Renzi ho sentito una sorta di isterismo dovuto al cambio di posizione che sta avendo in questi giorni. Come si arriva alla nomina del collegio garante? Abbiamo un membro che si è dimesso: l’attuale dirigente del tribunale Guzzetta. Ci sono poi due membri decaduti. Cosa ha fatto il Collegio Garante? Quell’organo si è autoprorogato nonostante potesse riunirsi in qualsiasi momento, senza nessun riferimento di legge e il rispetto di qualsiasi principio. Una decisione che abbiamo contrastato anche allora. L’attuale nuova maggioranza sta adempiendo ad un obbligo di legge, dando all’organismo la possibilità di operare in maniera legittima. Con che coraggio Libera ed Rf dicono queste cose? Dove eravate quando è stato nominato l’ultimo Cda di Cassa di Risparmio, dove l’allora opposizione non aveva neppure un membro? Nella scorsa legislatura avete colonizzato tutto quello che potevate colonizzare. Viene fatta la nomina di due effettivi e un sostituto, non dell’intero organismo. Io credo che le considerazioni che state facendo sono solo di natura politica. Questa nomina al contrario rimetterà nella pienezza delle funzioni un organo che da un anno e mezzo è in prorogatio.

Andrea Ugolini (Segretario di Stato alla Giustizia): Fondamentale ricostruire questo organo per l’importanza che riveste nel nostro ordinamento. Importante ridare quanto prima piena operatività al Collegio, onde fugare i dubbi che si sono venuti a creare sulla prorogatio. Dal punto di vista dei profili, credo ci possa essere un trasversalità di competenze: ci sono costituzionalisti riconosciuti a livello internazionale e c’è un giudice che ha ricoperto il ruolo di magistrato alla Cedu per San Marino e conosce il nostro ordinamento. Nulla si può dire sui profili. Speriamo che si possa dare pienezza ed attuazione alle nomine quanto prima.

Mirko Dolcini (Domani – Motus Liberi): Non mi è sembrato di aver fatto parte di un organo che si è comportato in maniera autoritaria. E’ stata semplicemente rispettata la legge. Qualcuno ha detto che dal 2003 c’è una prassi per cui uno dei tre membri è espresso dall’opposizione. Come nascono certe prassi? Quella prassi è nata perché le precedenti maggioranze avevano al massimo 35 seggi, ma per la nomina dei garanti ce ne vogliono 39, cioè i due terzi. Dunque le precedenti maggioranza hanno fatto captatio benevolentiae. Quella prassi è arrivata a un punto che doveva terminare. Siamo stati portati dalla minoranza a fare le tre di notte. Lungaggini inutili, in un momento di forte emergenza per il Paese. Si è riunito il nuovo Udp. All’ordine del giorno non c’erano i nomi del collegio, ma la data del Consiglio. Dunque non è stata fatta una forzatura. Una cortesia istituzionale è stata comunque presentata. Ci sarà bisogno della nomina di nuovi membri: un nome sarà sicuramente indicato dall’opposizione. Evidentemente però all’opposizione le cortesie istituzionali non bastano. Il metodo sbagliato per me è quello dell’opposizione. Non si può in una situazione di emergenza, anteporre il metodo al risultato, altrimenti viene da pensare ad una strumentalizzazione.

Rossano Fabbri (Libera): Il Collegio Garante è la nostra Corte Costituzionale. Esso è composto da tre membri effettivi e tre supplenti. La durata del mandato dovrebbe essere di quattro anni, rinnovabile per un doppio mandato. Tutti i membri vengono nominati dal Consiglio Grande e Generale. Già questo ci porta alla prima riflessione sulle peculiarità del nostro ordinamento. In Italia il paritetico organismo costituzionale è eletto non tutto dal Parlamento, ma solo per 1/3, quindi da magistratura e presidente della Repubblica. Vi faccio alcuni esempi del malcontento generale rispetto a questi 16 anni di lavoro del Collegio Garante. Abbiamo sentenze dove dopo 21 anni ci dicono che c’è l’arcata unica. Lo fa il massimo organismo di garanzia del Paese, e ci stupiamo se la classe forense rabbrividisce nel presentarsi davanti al Collegio. Questo è solo un esempio. In sentenza si citano norme e procedure abrogate da vent’anni, Non è un problema di opinioni, si tratta di conoscere o non conoscere il nostro ordinamento. L’articolo 4 della legge costituzionale dice che tutti coloro che ricoprono la carica di Collegio Garante non possono essere membri del Cda di una società di capitali. Un ex membro del Collegio Garante è diventato membro del Cda di una società romana nel 2018. Questo nominativo ha omesso di aver assunto una carica da presidente in piena violazione delle norme costituzionali. Ci sono stati sette mesi dove nonostante l’incompatibilità palese, si è esercitata quella funzione. Quando si è scoperto, la politica – anziché allontanarlo – ha deciso di premiarlo, facendolo dirigente. Se la maggioranza ha deciso di andare avanti, lo faccia pure.

Matteo Rossi (Npr): Proverò a fare alcune considerazioni di tipo politico. Oggi abbiamo in Aula una maggioranza controversa, che però garantisce la legittimità di fare scelte rimandate da oltre due anni. Non è nelle mie corde il metodo di procedere a colpi di maggioranza. Nonostante questo l’opposizione, aveva avuto l’indicazione di indicare il proprio membro, ma il nome non è arrivato. Credo che sulla strada della condivisione e del metodo possiamo lavorare per dare un contributo al Paese.

Maria Katia Savoretti (Rf): Non siamo contrari alla nomina dei membri del Collegio Garante. Sappiamo benissimo che l’organismo è in prorogatio. Ciò non giustifica il metodo scelto nell’adottare tale nomina. Stiamo assistendo a una vera e propria forzatura. Prorogatio non significa interruzione di nessuna attività. Pertanto si sarebbe potuta affrontare con calma la nomina, concedendo alle opposizioni il tempo per il dialogo. Ci sono altri membri di organismi in scadenza, ma non abbiamo visto nessun Comma rispetto a certe nomine. Ci saremmo aspettati il Comma sulla presa d’atto dei giudici d’appello, stante l’urgenza che tutti conosciamo. Ci stupisce che il Comma sul Collegio Garante è stato inserito nel primo Udp. La maggioranza ha da subito imposto la forza dei suoi numeri. La delibera sul conflitto di attribuzione è stata adottata sulla base di un’indicazione dell’avvocatura di Stato, che invitava a rivolgersi ad un avvocato esterno. Una considerazione sulle procedure. L’iter portato avanti sulla presa d’atto dei giudici d’appello è la medesima portata avanti nel 2017 per la nomina del prof. Caprioli. Le procedure sono le stesse. Come cittadina, mi auguro che le cose vadano avanti in maniera diversa.

Andrea Belluzzi (Segretario di Stato Istruzione e Cultura): Qui si tratta di rinnovare i membri di un organismo. Ci sono altri membri in scadenza, ma si è preferita la contrapposizione. Il nostro Collegio Garante non è stato privo di macchie. Chi è intervenuto prima di me ne ha indicate alcune. In questo senso si apre una fondamentale riflessione sulla funzione del Collegio. C’è l’opportunità di una revisione della norma. Invito l’Aula a valutare l’opportunità di avviare una discussione sulla revisione della legge del Collegio Garante. Perché avete lasciato in sospeso queste nomine? Un organismo che procede in prorogatio ha una vulnerabilità nella sua autorevolezza. Dunque è opportuno procedere celermente. A volte quello che ci divide è una norma che ha bisogno di essere ammodernata. Con il passare degli anni le norme possono non essere più confacenti ai tempi.

Eva Guidi (Libera): Per l’importanza di questo organo apicale siamo oggi a fare ulteriori considerazioni. Occorre riflettere sull’importanza della consuetudine sammarinese. Considero quella che è stata effettuato a Capodanno dalla maggioranza un atto di forzatura vero e proprio. E’ stato dato un tempo strettissimo. I membri del Collegio Garante sono i giudici di tutti. Ed è in quest’ottica che ci sarebbe piaciuto condividere questo primo atto di nomina. Noi il nome lo avevamo. Una persona di elevata professionalità. Personalmente non accetto di sentirci dire che non eravamo pronti neppure la seconda volta. Ce lo avete impedito dicendo che era troppo tardi. In quel secondo appuntamento si sarebbe potuta rispettare la prassi dell’equilibrio delle parti. Noi ci siamo presi la responsabilità di fare le 3 di notte all’interno dell’Aula, perché ritenevamo fosse un momento importante per far sentire la nostra voce. Però voi non diteci che eravamo impreparati. Non avevamo motivo di ritardare la nomina, se non quello di poterne parlare.

Elena Tonnini (Segretario di Stato Interni): Le necessità di procedere celermente alla nomina sono stati già elencati. Ho sentito parlare di forzatura. Chi ha parlato di forzatura, non ha elencato le forzature rispetto alle leggi che erano esistenti. Noi oggi stiamo facendo tutto all’interno delle leggi, anzi, andiamo a risolvere una anomalia. Si è parlato dell’appartenenza alla fondazione Tatarella. Come se quello fosse l’elemento determinante per dirimere la caratura dei profili. Quella del dirigente del tribunale è stata una forzatura perché avvenuta per intercessione politica. Qualcuno dall’opposizione ha sollevato il problema di incompatibilità che abbiamo vissuto per mesi. L’incompatibilità nel ricoprire un ruolo in una società italiana. Per mesi una legge non è stata rispettata. Oggi io non vedo anomalie. Oggi il dibattito si sposta su piani di tipo politico, quando nell’allora legislatura eravamo in un altro contesto, quello del mancato rispetto delle leggi. La nomina sarebbe dovuta avvenire tantissimo tempo fa: noi oggi andiamo a sanare questo tipo di situazione.

Miriam Farinelli (Rf): Trattandosi di un organo di garanzia, la scelta del legislatore sui 2/3 risponde all’opportunità di coinvolgere l’opposizione. Oggi la maggioranza può contare su numeri schiaccianti. Nemmeno l’ammissione dell’errore da parte del consigliere Valentini, ha fatto riflettere sulla forzatura che appena poco tempo fa, a parti invertite, avrebbe fatto gridare allo scandalo e al colpo di Stato. Si comincia con la nomina del collegio garante, si continuerà poi condizionando i magistrati, e si chiuderà il cerchio concedendo mano libera a chi ha pronte liste di proscrizione per personali vendette. Il Collegio è solo l’antipasto.

Guerrino Zanotti (Libera): Quando nel 2002 si affrontarono gli interventi di ammodernamento della Dichiarazione dei diritti dei cittadini, con molta lungimiranza fu istituito il Collegio Garante. Un passaggio epocale. Voglio ringraziare per la sua lunga dissertazione il consigliere Berti. Cosa c’entra però la sua disamina con la nomina dei membri del collegio, anzi con la forzatura che il Governo sta facendo?  Nessuno pensa che le nomine della maggioranza non abbiano il profilo di professionalità. Il punto è che si è voluta dare una svolta nella prassi consolidata da anni. Si parlava dell’urgenza di risolvere l’anomalia della prorogatio. Il 2 di gennaio si è riunito l’Udp nel quale andavano indicati i nominativi. I tempi ristrettissimi non avevano permesso di individuare i nominativi. Nell’Udp del 9 di gennaio le minoranze avevano però il nominativo e lo avrebbero sicuramente presentato, ma l’Udp – nonostante l’urgenza fosse ormai superata – ha detto che comunque era inutile. Vi siete presi la responsabilità di fare tutte le nomine: un atteggiamento che noi riteniamo pericoloso. Se queste sono le premesse, c’è poco da stare tranquilli.

Fernando Bindi (Rf): Il tema richiede una ricognizione molto attenta e un esame da molti punti di vista. Attenzione colleghi della maggioranza: questo vostro tirare diritto può darvi l’illusione della sconfinata potenza che il voto popolare e il marchingegno del voto vi hanno garantito. Si dice che il regime di prorogatio impone di procedere celermente. Quasi che sia un capriccio dei componenti. La situazione era frutto di un mancato accordo tra ex maggioranza ed ex opposizione. Il rinnovo del Collegio doveva essere il risultato di una convergenza sui nomi, con l’una e l’altra che si legittimavano reciprocamente. I candidati da eleggere non erano di una parte o dell’altra, ma i candidati di tutti. Le candidature le avevamo e le abbiamo, non meno autorevoli di quelle da voi presentate. La pretesa di rappresentare anche la minoranza con la potenza dei numeri non ha alcun fondamento. Un progetto di controllo, aperto o latente, è in qualche modo in atto. Numericamente è possibile, ma non è in linea con lo spirito di equilibrio del nostro ordinamento istituzionale. E’ chiaro che dietro questo metodo ci sono obiettivi innominabili, da parte di attori che hanno conti in sospeso.

Marica Montemaggi (Libera): Qui dobbiamo parlare del motivo per cui è in atto uno scontro su delle nomine. Molto interessante ascoltare tutti gli interventi di consiglieri avvocati. Qual è il motivo di tutto questo? Oggi siamo di nuovo qui perché la maggioranza ha usato la forza dei numeri: primo esempio dell’utilizzo del numero dei 44 consiglieri. Oggi possono votare e nominare i propri nominativi. Non mettiamo in discussione i nomi, ma il metodo e quella pericolosa forza dei numeri che avete. Il capogruppo della Dc ha ammesso che è stata fatta una forzatura politica. Vi siete ripromessi di non farlo più. Permetteteci di esprimere la nostra contrarietà per quello che riteniamo un abuso. Non è stato possibile dare il nostro nominativo, perché ci è stato detto che valeva l’Ufficio di presidenza precedente.

Iro Belluzzi (Npr): Voglio rifuggire da ogni moralità sull’operato del Collegio Garante. Non afferisce a questa Aula consiliare, cui spettano valutazioni politiche. Voglio ringraziare i membri del Collegio per essersi prestati a svolgere un lavoro con quella che ritengo correttezza e onestà intellettuale. L’ordinanza sulla prorogatio è figlia della poca capacità della politica, che troppo spesso si è arroccata in posizioni che non hanno favorito il dialogo. La vecchia maggioranza non ha voluto trovare quelle modalità di confronto con chi delle opposizioni voleva inserire un nome all’interno del Collegio. Si è perso di vista il bene collettivo rispetto alle partigianerie. Sarebbe stato opportuno attualizzare le norme che regolano il reclutamento in funzione delle specificità del nostro ordinamento. Sono un sostenitore del fatto che il Collegio Garante dovrà essere costituito da sammarinesi residenti sul territorio. E’ una norma che risale ormai a 18 anni fa, come tutte le norme va attualizzata. Un richiamo alla maggioranza. Legalità e forza dei numeri non danno l’autorevolezza per affrontare le questioni se non vi è il giusto confronto e condivisione con le forze di minoranze. Quel quid in più per cui il Paese potrà affrontare e cercare di rimettersi in una posizione di recupero e non default. In questa fase tutti i consiglieri non possono abdicare ad un altro interesse se non quello del bene collettivo.

Matteo Ciacci (Libera): Come non condividere la conclusione del consigliere Iro Belluzzi, che puntualizza in maniera chiara e precisa una funzione che a nostro avviso deve avere il Consiglio Grande e Generale: quella di rispettare i ruoli di maggioranza e opposizione anche nelle nomine e negli organi di garanzia. Mi aspettavo una posizione diversa da parte di chi aveva fatto di metodo e rispetto delle opposizioni un cavallo di battaglia, e mi riferisco al movimento Rete. In questa circostanza non c’è stato un minimo di condivisione con le forze di opposizione. C’è stata molta fretta da parte della maggioranza. Il Collegio verifica l’ammissibilità del referendum. Credo che in questo scenario politico, specialmente lo strumento del referendum è uno strumento di controllo di verifica e garanzia del ruolo di opposizione. Ci aspettiamo tutti delle riforme strutturali da questo Governo. Non sono convinto che la forza dei numeri debba essere sfruttata solo nelle circostanze in cui ci sono organi di garanzia. Facciamo un salto di qualità nel compiere scelte fatte nell’interesse del Paese, in particolare quegli interventi strutturali che devono essere compiuti. Usate la forza dei numeri che avete per compiere scelte davvero rilevanti.

Pasquale Valentini (Pdcs): Nel precedente Consiglio avevo parlato di una stonatura sulla nomina del Collegio Garante. Il mio appello non hanno avuto un grande effetto. L’appello a riconsiderare questa situazione non ha prodotto effetto. Il consigliere Berti ha mostrato attraverso la testimonianza di fatti come ci sia la necessità di fare questa nomina. Quando un organo dello Stato ha una decadenza, la prima responsabilità è della politica. Sicuramente c’è un’urgenza, perché in quell’organo c’è stata una decadenza rispetto alle funzioni di garanzia. Secondo aspetto: nel dibattito che sento c’è una confusione tra l’urgenza di procedere a quella nomina e la modalità con cui si va a sopperire. Non è perché c’è un’urgenza che ogni modalità è giustificata. Stiamo ripetendo a poli invertiti la situazione della precedente legislatura. Questo tema non si può affrontare in una logica spartitoria. Eppure siamo tutti dietro questa logica. Non ci rendiamo conto che quella legge che dice ci vogliono i 2/3, non pone tanto il problema del numero dei 39, ma il tentativo di garanzia costituzionale che supera la divisione tra maggioranza e opposizione. La richiesta del legislatore è che si vada oltre questa logica. Se non c’è questa sensibilità, è viziato il rapporto che queste persone hanno con lo Stato. Queste persone non dovrebbero dire: sono stato chiamato da maggioranza o opposizione, ma dallo Stato di San Marino. In questo momento ci siamo limitati ad una logica spartitoria. Ci voleva una sensibilità di fondo per dire: di fronte a quell’urgenza, non risolviamo il problema se non superiamo la logica divisoria. Il mio desiderio ormai è fuori tempo massimo. L’impostazione di fondo non è stata valutata insieme. Di fronte a questo l’unico auspicio è far tesoro dell’esperienza. Ancora più grave sarebbe proseguire l’avvio di legislatura su questo stile. C’erano, volendo, le condizioni per trovare questa sintesi.

Alessandro Bevitori (Libera): Ringrazio il consigliere Valentini. Non c’è una violazione della legge, ma una prassi consolidata che portava al riconoscimento delle parti tra maggioranza e opposizione. Respingiamo con forza le affermazioni di chi dice che non eravamo preparati. Tra l’ultimo dell’anno e Capodanno non avevamo reperito il nominativo, quindi nell’Udp del 2 gennaio non c’era. Per l’ultimo Udp però l’opposizione era in grado di fornire il nominativo. Se vogliamo darci delle regole, dobbiamo essere noi i primi a rispettarle. Non possiamo andare avanti a corrente alternata. Confido di poter sentire un intervento critico su queste modalità: da Npr e Dc qualche voce si è mossa, speriamo che anche dalla coalizione DiM possa esserci qualche elemento di critica su queste modalità autoreferenziali.

Manuel Ciavatta (Pdcs): C’è stato un cortocircuito gravissimo nella scorsa legislatura. Dobbiamo uscire da queste dinamiche estremamente distorte del sistema. Quello che diceva prima il consigliere Valentini è che è vero che si tratta di un altro Consiglio Grande e Generale, però oggi dobbiamo dare la testimonianza di sapere fare diversamente oppure non risolviamo i problemi. Deve esserci uno sforzo da una parte e l’altra per cercare di venirsi  incontro. Io non avrei impostato il dibattito in questi termini: il Consiglio avrebbe dovuto esprimere i profili con la nomina in un secondo momento, ma capisco che ci portiamo dietro le urgenze della precedente legislatura. Quello dello scontro non sarà il mio metodo.

Sara Conti (Rf): La nomina dei membri del Collegio Garante sarà frutto di una scelta unilaterale della maggioranza. La stessa maggioranza ha rifiutato di garantire che una prassi esistente fin dal 2003 venisse rispettata. Dov’è dunque la condivisione? Se il primo atto ufficiale sarà una forzatura così grave, non vedo come si possa parlare di centralità del dialogo. E’ un’imposizione forzata che appare sospetta. C’è una prima forte incongruenza di metodo, irrispettoso della prassi democratica. Che ruolo può avere un’opposizione con numeri sul 25 per cento se non ci è permesso di fare nemmeno un nome su tre? Per rispondere al Segretario Tonnini: siete stati proprio voi che la sola appartenenza al comitato scientifico della fondazione Tatarella fosse motivo sufficiente per ritenere inopportuna una candidatura. Forse non avevate letto bene il curriculum del professore De Vergottini? Inoltre De Vergottini è stato difensore di parte delle ex opposizioni. Si pone un legittimo dubbio sull’imparzialità di De Vergottini.

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