“Siamo in ritardo”

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Libera crede che senza un cambio di atteggiamento a livello istituzionale la situazione già compromessa, non sarebbe più gestibile.

1500 licenze sospese in tempi di Covid-19 su 5000 operatori economici per una realtà come la nostra sono una enormità e se a questo aggiungiamo che aiuti concreti alle attività non sono stati ancora dati la situazione si fa ancora più drammatica.

Il numero di imprese che sono entrate o stanno entrando temporaneamente in difficoltà finanziaria è elevatissimo. È necessario fare in modo che il minor numero possibile di tali aziende chiuda definitivamente assicurando loro le risorse finanziarie per resistere nei prossimi mesi. E questo da subito.

Libera ha da sempre cercato di fare proposte, proponendo sostegno immediato alle attività, famiglie e disoccupati, uso della SMaC per accreditare le casse integrazioni, supporto sugli affitti, modalità per ricercare la liquidità.

Purtroppo moltissime attività economiche stanno esaurendo le loro riserve finanziarie e rischiano chiusure definitive.

Siamo già in ritardo. Le aperture in sicurezza sono scontate dal 5 Maggio, visto che ci allineeremo all’Italia e dobbiamo ringraziare l’Emilia Romagna per la politica di gestione sul territorio che ha consentito alla nostra Repubblica di essere inserita nel territorio regionale.

Ma serve chiarezza sulla contingenza anche per permettere a aziende e famiglie di organizzarsi.

Infatti la resistenza di molte famiglie è a forte rischio sia per le sofferenze accumulate, sia per il disagio sempre più insopportabile della “reclusione” forzata, sia per mancanza di risorse, sia per le contraddizioni del Governo sull’apertura delle scuole.

Senza considerare che gli aiuti finanziari dal mondo bancario previsti dai Decreti, per imprese e famiglie tardano ad arrivare per difficoltà burocratiche che abbiamo fin da subito sollevato e che devono essere risolte.

Infine la prospettiva: la politica deve essere lungimirante, deve costruire un progetto legato alla ripartenza che sappia guardare al digitale, a zero burocrazia, allo sviluppo sostenibile, a premiare la formazione continuativa, ad un nuovo modo di lavorare più flessibile, orientato allo “Smart” che garantisca più socialità e diritti al lavoratore.

Il Governo, per fare questo, non può isolarsi, deve “creare futuro” con tutto il Paese.

Libera ha proposto L’Unità di Ripartenza per il Paese con politica, associazioni, sindacati e banche proprio per fare questo ma l’Esecutivo ha bocciato l’idea per timore di essere commissariato. Qui il rischio che ad essere commissariato sia il Paese purtroppo: senza risorse e con scarsi rapporti. E’ arrivato il momento di fare squadra: fra maggioranza e opposizione, fra datori di lavoro e lavoratori, fra sindacati e associazioni, con i nostri concittadini. “Siamo tutti sulla stessa barca”.

Libera

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