Il Consiglio Grande e Generale si chiude con la ratifica dei Decreti

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Termina con la Ratifica dei decreti la sessione consiliare di gennaio. Nella seduta della mattina si è proceduto così all’esame e alla ratifica a maggioranza degli 8 decreti al comma 15. In particolare, sono stati discussi in Aula quelli scorporati, il n. 195, Regolamentazione dei flussi di migrazione per motivi di lavoro e per esigenze straordinarie per l’anno 2022, il n. 211 “Disposizioni in materia finanziaria in recepimento dei regolamenti (UE) n.648/2012, 909/2014, 2015/2365 e 2016/101”.

Sul decreto n. 212, “ Modalità di rimborso delle somme ai fiducianti di S.M.I. S.p.A.”, si è aperto il dibattito. Come spiega il Segretario di Stato Marco Gatti, gli emendamenti del governo vanno a specificare meglio chi non ha diritto al rimborso. Dall’opposizione esprime perplessità sul decreto Repubblica futura, mentre Libera si trova concorde. A dividere è l’aver considerato depositanti o investitori chi appunto potrà usufruire del rimborso: per Rf chi ha portato somme all’ex finanziaria è da considerare investitore e, in quanto tale, non avrebbe diritto al rimborso. Per governo, maggioranza e Libera invece chi ha perso le somme è stato soggetto a un rischio senza saperlo, anche perché la remunerazione dei depositi era paragonabile a quella di un istituto bancario. Per tanto “artatamente sono state poste in essere azioni penali, contro previsioni normative,- motiva il Sds Gatti- che hanno cagionato danno a chi ha depositato la somma in un soggetto vigilato, con indicazioni diverse da quelle per cui sono stati usati per altro quei soldi. Il bilancio dello Stato ha istituito un apposito capitolo, il fondo di riserva per rimborsare situazioni di questo tipo”. Dalla maggioranza infine, Emanuele Santi, Rete, esorta a non limitarsi a risarcire il risparmiatore sulla vicenda Smi: “E’ ora che ci attiviamo perché il responsabile della truffa non ha pagato niente- manda a dire- è ora che mettiamo in campo le azioni necessarie per andare a recuperare qualcosa da questa questione, da troppo tempo rimasta nei cassetti del tribunale”.

Non sono mancate critiche più accese dall’opposizione al Decreto Delegato 30/12/2021 n.213 Modifiche all’Allegato A della Legge 5 dicembre 2011 n.188 ed al Secondo Fabbisogno Generale . Nella sua presentazione, il Segretario di Stato per gli Affari interni, Elena Tonnini spiega come il decreto risponda “ad esigenze di flessibilità e maggiore responsabilità dei dirigenti stessi, per loro si dà anche maggiore fiducia, che significa dar loro anche maggiori strumenti”. Tra cui la possibilità di nominare i Po (posizione organizzativa), “soggetti cui affidare mansioni se ci sono esigenze di particolare complessità”. Sia Rf che Libera esprimono invece forte contrarietà al provvedimento, facendo proprie le critiche dei sindacati, in primis quella del mancato confronto. Quindi pollice verso sulle novità introdotte: gli accorpamenti di uffici, le nomine del dirigente e, secondo Rf e Libera, il non aver affatto, malgrado le intezioni, reso la Pa più autonoma dalla politica e dal congresso di Stato. Di parare contrario gli interventi della maggioranza. “Al dirigente sono stati conferiti sempre maggiori poteri- sottolinea Manuel Ciavatta, Pdcs- ma anche dall’altra parte, progressivamente, il sistema di valutazione sulla loro operatività sta diventando sempre più efficace”. Mentre Paolo Rondelli, Rete, osserva che proprio sugli accorpamenti “si poteva fare ancora di più”.

In chiusura di seduta invece la ratifica dell’ultimo decreto all’ordine del giorno, il n. 214 Modifiche alla Legge 31 marzo 2014 n.40 e successive modifiche Disciplina delle licenze per l’esercizio delle attività industriali, di servizio, artigianali e commerciali”, che disciplina il lavoro autonomo,

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portato dal Segretrario di Stato all’Industria Fabio Righi. Libera presenta un Odg per far slittare la ratifica e avviare piuttosto subito un confronto con le organizzazioni sindacali. La Reggenza comunica che l’Odg non è accoglibile in quanto non è possibile richiedere di non procedere a ratifica di un decreto inserito nell’ordine dei lavori. Inizia così l’esame degli emendamenti: sono diversi quelli portati anche dalla maggioranza, e approvati, per contrastare possibili fenomeni distorsivi che possano celare rapporti con caratteristiche del lavoro subordinato piuttosto che autonomo. Anche l’ultimo decreto viene così ratificato. La sessione si conclude, lasciando inevasi gli ultimi tre comma relativi a ratifiche di accordi di politica estera.

Di seguito un estratto degli interventi al comma 15.

Comma 15. Ratifica decreti delegati

Decreto Delegato 24 dicembre 2021 n.212 – Modalità di rimborso delle somme ai fiducianti di S.M.I. S.p.A./ ratificato a maggioranza

Marco Gatti, Sds Finanze
In merito a questo decreto sono presentati emendamenti, alcuni meramente formali, altri invece sono sostanziali perché intervengono su coloro che non hanno diritto al rimborso. Vengono individuate in maniera più analitica e precisa i soggetti che non hanno diritto al rimborso. 
Andrea Zafferani, RfDevo, in fase preliminare, sottolineare le nostre grandi perplessità sul decreto. Spero gli emendamenti migliorino, almeno in parte, la sua logica, ma i contenuti fondamentali restano e sono problematici. Primo, la scelta di andare a rimborsare persone che avevano fatto investimenti in una società finanziaria, non una banca. E’ difficile parlare quindi di depositi di risparmi, si tratta più di investimenti, rispetto i quali ci sono state tutta una serie di persone sono state, con tutta probabilità, ingannate. Ma resta il fatto che si trattava di investimenti, con tutto quello che ne consegue. Nella logica dei depositanti- sancita e difusa a livello europeo- questa protezione non c’è, ci sono delle discipline sulla protezione investimenti che San Marino non aveva in quel momento. Questo non implica si debba introdurre il principio che ha in sé dei pericoli: potenzialnente ci possono essere n-casi simili di persone che hanno fatto operazioni in società finanziarie. Noi abbiamo un meccanismo che protegge i depositanti, e qui andiamo fuori da questo binario, tant’è che è servito un decreto apposito. Seconda questione è il discorso che si ha necessità di superare i 100 mila euro di rimborso, cosa che non succede per nessun altro. La legge sulle risoluzioni bancarie propone limiti precisi, e anche a livelllo europeo ci sono limiti precisi. Qui addiritura si superano i 100 mila euro di rimborso per i residenti, tra l’altro facendo discriminazione e andando fuori alle regole che ci siamo dati. Si dirà che il mandato è stato votato da tutti per questo decreto. Ricordo che eravamo a fine mandato, in un contesto di fine legislatura, con un ultimo bilancio e le elezioni già convocate..era un clima paricolare. Il decreto lascia perplessità forti, come il superamento dei 100 mila euro di rimborso massimo che rende la cosa inaccetttabile. Non abbiamo neanche fatto emendamenti, è la filosofia del decreto che è sbagliata in partenza. 
Marco Gatti, Sds Finanze
Questo non era un indirizzo di fine legislatura, il decreto che detta le linee di intervento è del dicembre 2018, le elezioni ci sono state fatte nel dicembre del 2019, un anno dopo. Non eravamo a fine legislatura quando si è preso un determinato indirizzo, è vero che è stato votato all’unanimità. L’intervento non riguarda investimenti sbagliati, riguarda frodi commesse per tramite di un soggetto finanziario vigilato della Repubblica di San Marino. Artatamente sono state poste in essere azioni penali, contro previsioni normative che hanno cagionato danno a chi ha depositato la somma in un soggetto vigilato, con indicazioni diverse da quelle per cui sono stati usati per altro quei soldi. Il bilancio dello Stato ha istituito un apposito capitolo, il fondo di riserva per rimborsare situazioni di questo tipo. Ad oggi l’unica situazione che rientra in questa casistica riguarda alcuni depositanti Smi, non tutti, e per questi soggetti, che hanno perso le proprie risorse proprio perché artatamente utilizzate per fini diversi dalla loro indicazione, dal nostro punto di vista e di tutta l’Aula allora ha avuto l’indicazione di procedere per il rimborso. Il discorso dei 100 mila euro lo abbiamo

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inserito e lo abbiamo articolato. Segue lo spirito della 102, la legge sulle risoluzioni bancarie, anche se non è proprio speculare perché quella nasce per la malagestio degli amministratori, questa invece è modulata sulle frodi. Abbiamo dovuto modulare quindi emendamenti con cui abbiamo ripreso l’indirizzo della Legge 102, proprio per recuperare quel dibattito che era nato intorno a un provvedimento che ha bisogno di limitare i confini, perché soprattutto chi ha generato e ha fatto parte della frode posta in atto e della conseguente Lca della Smi non possa poi usufruire, se aveva soldi investiti all’nterno, di questo intervento. Sarebbe illogico e ingiusto. 
Luca Boschi, Libera
Noi del gruppo Libera condividiamo lo spirito del provvedimento. Che differenza c’è tra risparmiatore, investitore e speculatore? La differenza è il livello del rischio e la remunerazione del deposito in conto corrente. Qui a molti depositanti delle banche sammarinesi è stato offerto di aprire un conto in Smi remunerato lo 0,50 in più rispetto quanto offerto dagli altri istituti. Non è una percetuale che lascia pensare a una speculazione o a un investimento dove le percentuali di previste sono più elevate, con un rischio elevato. Qui si sono presi gli interessi delle banche con un rischio più alto che poi è stato pagato. L’unica cosa che vogliamo verificare nell’articolato è distinguere i depositanti da amministratori e dipendenti, le parti ‘consapevoli’. Una cosa è chi è stato truffato, altra chi aveva magari strumenti di consapevolezza maggiori. Considerando i depositanti in Smi come risparmiatori, e avendo tutti sostenuto che i risparmiatori a San Marino sono sempre stati tutelati, è giusto tutelarli, sono risparmiatori e non investitori.
Nicola Renzi, Rf
Il decreto originario assegnava alcune linee di principio, se fosse stato risolutivo quello, non ci sarebbe sato bisogno di un voto in Aula sul finire di legislatura, e poi di questo decreto. Le chiedo Segretario se questa decisione è stata confrontata con Fmi o se il Fmi è stato avvertito dell’intenzione del governo di portare avanti questo del decreto. La mia preoccupazione è che ‘la coperta si sta assottigliando’: non vedo nella gestione del governo una visione di approccio al nostro sistema bancario finanziario. 
Emanuele Santi, Rete
Il Segretario Gatti ha fatto bene a spiegare la modalità in cui si è giunti al provvedimeto, che nasce ancora prima, perchè la delega fu data nella Finanziaria del 2017 e fu una delle poche cose fatte bene Siccome si stava facendo un disastro sul sistema bancario, il governo di allora, per ridare un po’ di fiducia, si creò il Fondo straordinario per le frodi finanziarie, per mettere un freno alla fuga di capitali, fondo che con decreto del 2018 ha preso le gambe. Abbiamo specificato ora che i destinatari del provvedimento siano effettivamente stati frodato, con un tasso di interesse lievemente superiore rispetto alle banche e poi questi loro soldi sono partiti per altri lidi senza autorizzazioni e spariti. 
Marco Gatti, Sds FinanzeE’ un provvediemnto cui è stato messo mano più volte, nel 2017, nel 2018 e nel 2019, poi si interiene con l’articolo 11 della legge di bilancio in cui si dice che si dà mandato a un decreto di decidere chi ha diritto al rimborso e chi no. Ha diritto chi ha aperto un conto con spread irrisorio e pensava di avere un deposito bancario. E anche le azioni poste in essere con quei soldi non rientravano nela specificità del mandato, se non non si configura la truffa. Noi volevamo seguire questo, poi è chiaro, ci possono essere i dipendenti, che non penso proprio volessero truffare loro stessi. Chi invece ha potere decisionale, deve essere escluso. 
Emanuele Santi, Rete: Da una parte lo Stato risarcisce il risparmiatore, dall’altro è ora che ci attiviamo perché il responsabile della truffa non ha pagato niente. Oggi sistemiamo una questione ma è ora che mettiamo in campo le azioni necessarie per andare a recuperare qualcosa da questa questione, da troppo tempo rimasta nei cassetti del tribunale.

Decreto Delegato 30/12/2021 n.213 Modifiche all’Allegato A della Legge 5 dicembre 2011 n.188 ed al Secondo Fabbisogno Generale del Settore Pubblico Allargato ed introduzione dell’Istituto della Posizione Organizzativa”/Ratificato a maggioranza

Elena Tonnini, Segretario di Stato per gli Affari Interni 
Il decreto risponde al disegno di riforma della Pa del 2011 in cui si delinea un impianto in cui è il dirigente a organizzare la struttura interna, e non il legislatore. Si attuano quindi i principi contenuti in quella riforma. Il decreto risponde ad esigenze di flessibilità e maggiore responsabilità dei dirigenti stessi, per loro si dà anche

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maggiore fiducia, che significa dar loro anche maggiori strumenti. Se è vero che l’operato dirigenziale viene valutato in base agli obiettivi raggiunti, è vero anche che poi il dirigente deve avere gli strumenti per raggiungerli, in coerenza con una maggiore autonomia. Maggiore autonomia non significa completa discrezionalità e libertà di azione. Ogni azione va motivata e ricade nella responsabilità del dirigente. Ci sono criteri inseriti nel decreto da seguire, è un’autonomia regolamentata e non una completa discrezionalità. 
Il dirigente in una progressiva gradualità potrà individuare tra i funzionari di 8° livello, secondo criteri definiti dalla normativa, i Po (posizione organizzativa), soggetti cui affidare mansioni se ci sono esigenze di particolare complessità. Se l’assegnazione del dirigente segue criteri diversi da quelli della professionalità, il rischio ricade sullo stesso dirigente, che potrebbe non veder raggiungere gli obiettivi assegnati. 
Inviterei a cercare di leggere in maniera coordinata tutte le normative emanate negli ultimi due anni sul settore pubblico allargato e, se ci sono elementi distorsivi, occcorre segnalarli, serve colpire quelli, non far ricadere sfiducia nella pubblica amministrazione in maniera trasversale. Ad esempio, alcuni poteri che fino a poco tempo fa erano impropriamente accentrati al congresso dello Stato sono stati eliminati, o con automatismi o dando competenze autorizzative di spesa a dirigenti e direttori. Sono piccoli esempi come il potere organizzativo e di gestione, da sempre in mano a segretari di Stato, sono stati trasferiti ad organi della Pa. Nella stessa direzione va anche il conferimento dell’incarico della Po. A questo aumento dell’autonomia in capo ai dirigenti è corrisposto l’aumento di responsabilità, perché dopo oltre 10 anni è stata emanata la normativa per l’individuazione degli obiettivi per la valutazione dei dirigenti. E’ vero che la valutazione prima era in capo a Segretari di Stato, con assegnazioni di premi di risultati a pioggia. Qui si vanno a inserire delle procedure, e con questo decreto si va anche a legare la maggior autonomia dirigenziale rispetto al raggiugimento degli obiettivi.
Altro che clientelismo. Da quello che risulta anche dai dati, nell’ultimo biennio la Pa si è impegnata nell’emanazione di bandi pubblici anche per funzioni in passato maggiormente coperte per interpelli. E si sta cercando di far partecipare sempre più persone ai bandi. Penso all’emanazione dei bandi per operatori istituzionali, adesso oggetto di corso-concorso. Nel contempo, per i bandi pubblici classici sono stati ampliati i requisiti di partecipazione, per far sì che siano più appetibili a una maggiore platea di interessati. A fronte di uno stesso numero di bandi emanati- 37- nel biennio 2017-2019, nel bienno 2002-2021 si sono visti 621 candidati contro i 228 del biennio precedente. Questo il lavoro generale rispetto alla coerenza con normative portate negli ultimi due anni in cui si inserisce il decreto.

Rispetto a una recente nota del sindacato, con cui c’è stata occasione di confronto preliminare sui principi generali del decreto, e poi successivo sul decreto stesso, si pone l’evidenza di compiere una riflessione più approfondita sugli incarichi dirigenziali. La legge sulla dirigenza non si finisce con questo decreto, è un’esigenza da porre sul tavolo, non va però non notato che tutte le scelte già prese sul settore sono scelte che vanno nella direzione di una maggiore continuità. Ho parlato del decreto sulla valutazione dei dirigenti: per la prima volta si dice a chiare lettere che un dirigente positivamente valutato ha diritto al rinnovo automatico dell’incarico ed è elemento di continuità e si toglie così discrezionalità politica, perchè si basa sul raggiungimento di obiettivi. E’ un’automatismo molto importante. Poi anche sulla durata degli incarichi si va per maggiore continuità. Le scelte già intraprese, anche negli scorsi interventi, vanno in questa direzione. Ciò non toglie che non si vada avanti. Questo decreto è molto importante, potrà conferire maggiore flessibiità alla Pa e potrà applicare ulteriomente i principi della riforma del 2011 che finalmente vengono attuati.
Guerrino Zanotti, Libera
E’ doveroso intervenire sulla ratifica di questo decreto, rimarcando il fatto che, nonostante ciò che il Segretario Tonnini dica al microfono, in realtà il confronto, nel merito sul decreto, non ci sia stato. Il comunicato della Csu in realtà chiede di non procedere alla ratifica del decreto proprio per mancanza di confronto. Si arriva a determinare e portare a ratifica un decreto di grande importanza come questo, sul contenuto del quale- se ci fosse stato confronto- ci si sarebbe davvero potuti incontrare sulla visione di autonomia, merito e razionalizazione. Il confronto non c’è

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stato- nonostante quello che lei dica, Segretario. Non solo: dal suo intervento si evince una completa coerenza del percorso fatto in due anni di legisltura. Io ricordo solo gli ultimi 3 mesi: a settembre c’è stato un fabbisogno che dice certe cose, e oggi- dopo 3 mesi- andiamo a sconfessare quel fabbisogno. Questo essere schizzofrenici nelle scelte non aiuta a capire la vostra destinazione. Dubbi anche rispetto al fatto che lei dice si è finalmente dato le gambe ai propositi della riforma del 2011, perché si va verso la politica di premio della professionalità… è vero, nella scorsa legislatura non sono stati raggiungi alcuni obiettivi, ma perché avevamo in mente di non andare oltre alle esigenze di spesa. Lei di questo limite della spesa pubblica non si interessa più di tanto. Il provvedimento dell’Avvocatura va oltre, e voglio vedere, di qui in avanti, come perseguirà la politica del merito, se manterrà il tetto della spesa corrente. La posizione organizzativa: lei dice andiamo verso una fase di maggior autonomia dell’amministrazione, slegata dal peso e dall’influenza politica. Con questo provvedimento sulla posizione organizzativa, il personale dell’amministrazione è nominato direttamente dalla dirigenza. Allora non andiamo verso l’autonomia dell’amministrazione, queste figure saranno legate al dirigente che le ha nominate, non avranno autonomia di operatività. 
Nicola Renzi, Rf
Capisco i toni del consigliere Zanotti. Questo decreto, e sono convinto che lei se ne renda conto, è improponibile. Gli stessi sindacati chiedono di non procedere a ratifica, perchè lo ritengono irricevibile. Parto dagli accorpamenti: accorpare l’ufficio della Segreteria Istituzionale con la Segreteria Esecutiva del congresso di Stato è inacettabile. Basterebbe citare la separazione dei poteri per motivarlo: ma il Consiglio e l’Ecc.ma Reggenza hanno necessità di svolgimento di mansioni diverse e devono restare separate dal Congresso, anche negli uffici che li seguono, perché c’è collaborazione e controllo reciproco. Sono certo l’attuale dirigente della Segreteria Istituzionale saprà prendersi questo compito. Ma non si capisce che si rischia il sovraccarico? E soprattutto viene meno la dialettica tra ufficio che segue il congresso di Stato e ufficio che segue Consiglio, Reggenza e Collegio Garante. Sul fabbisogno tornate indietro. Il personale Iss viene accentrato insieme a quello della Pubblica amministrazione. L’Iss è una struttura complessa. Non è l’accorpamento con l’ufficio del personale della Pa non farà funzionare meglio l’Iss. Altra questione, macroscopica è quella delle posizioni organizzative. Nel momento in cui andate verso accorpamenti e create le posizioni organizzative, una di queste può trovarsi oneri precedenti di un dirigente degli uffici accorpati. E’ un ruolo importante ricoperto da 8°, 9° e 10° livello, persone laureate. Noi scopriamo invece che è incarico che può essere ricorperto anche da un non laureato. Questo progetto andrà avanti e non vi rendete conto che con alcune azioni siete riusciti a dare incarichi a persone che non avrebbero mai dovuto averle. Tutti i dipendenti della Pa hanno capito quello che state facendo: la fidelizzazione politica. Create un sistema in cui la nomina della Posizione organizzativa dipende dal dirigente, il dirigente dipende dalle assegnazioni dirette del Congresso, poi il Congresso diventa il fulcro, motore per decisioni a cascate di tutte le posizioni apicali della Pa. Non vi bastavano più i dirigenti, siete arrivati agli ottavi livelli, è un principio inaccettabile.
Manuel Ciavatta, Pdcs
Ritieniamo questo sia un decreto di rilievo, tocca vari aspetti dell’organizzazione della Pa. Elemento più rilevante è quello dalla figura della Posizione organizzativa, e nella possibilità dei dirigenti di scegliere le persone da loro ritenute più idonee nella loro nomina. E’ chiaro, questo comporta necessità di definire alcuni criteri che non lascino una discrezionalità illimitata, tra cui anche i titoli di studio. Non significa sempre maggiore capacità, perché anche l’esperienza è sempre importante. Ma dimostra come la Pa sta diventando sempre più qualificata. Al dirigente sono stati conferiti sempre maggiori poteri, ma anche dall’altra parte, progressivamente, il sistema di valutazione sulla loro operatività sta diventando sempre più efficace. 
Credo sia molto interessante vedere gli altri interventi operati nei settori della Pa: l’accorpamento della Segretera istituzionale ed escutiva e l’attribuzione delle competente, il riaccorpamento delle Politiche attive del Cfp e dell’ufficio del lavoro… Capisco che sono scelte che cambiano l’assetto del precedente governo, ma non si vuole solo disfare quanto fatto prima. Vedendo che le scelte non hanno portato miglioramento, in realtà si sono verificate non efficienti, in

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certi casi bisogna procedee a rivederle. 
Fernando Bindi, Rf
Quella che è venduta come autonomia è invece una scelta partitica. Se la riforma del 2011, che aveva aspetti positivi, ha finito di essere stoppata in molte parti, lo si deve a chi ha egemonizzato la Pa e ha trovato il modo di interpretare gli elementi più positivi e anche più rivoluzionari della riforma. Altra parola magica è la flessibilità. Mettete insieme cose che è difficile capire come stiano insieme. L’Azienda di produzione entra nel calderone della Pa, quella dei Servizi no. La logica delle Aziende non è la logica dei servizi della Pa. 
Gli accorpamenti di per sé non sono certo una cosa diabolica. Ma l’accorpamento, a titolo di esempio, della Segreteria Istituzinale con quella Esecutiva, non ha una gran logica. La prima ha un aspetto di garazia, la secondo di operatività legata all’attività governativa. In questa maniera, mettete nelle mani del Dirigente della funzione pubblica- che è una figura politica ben definita- tutto. E vi comportate come in epoca carolingia i feudatari si comportavano con i loro vassalli: se fanno i bravi possono essere riconfermati. E’ la gestione di Feudo, non di Stato. Lei Segretario agli Interni rischia di diventare il segretario del Dirigente della funzione pubblica, non mi sembra un gran risultato.
Paolo Rondelli, Rete
Nella legge 188 del 2011 c’erano alcuni richiami specifici sulle norme di contabilità pubblica, che doveva consentire maggiore autonomia ai dirigenti, e mi sembra proprio recentemente è stata aumentata la loro capacità di spesa e gli strumenti di controllo della funzione dirigenziale e soprattutto, della politica. Le Norme sulla contabilità pubblica dovevano consentire autonomia ai dirigenti. E mi sembra che, aumentando la capacità di autorizzazione di spesa e gli strumenti di controllo, siano si sia andati in questa direzione. Analogamente, veniva detto che la figura dirigenziale deve essere soggetta a una seria valutazione. E solo recentemente sono state messe nero su bianco norme e procedure che riguardano tale valutazione che deve rispondere a certi obiettivi e, se li dimostra, ha dalla sua la possibilità di continuare nella sua azione. Poi c’è l’aspetto- e veniamo del decreto di oggi- legato alla possibiltà che un dirigente possa gestire il personale. Stiamo venendo da un modello di deceni in cui era tutto incardinato: si è passati al profilo di ruolo, della diversificazione dei profili di ruolo, ora veniamo alla posizione organizzativa. Il dirigente cui chiedamo una maggiore responsabilità deve avere maggiori strumenti per dimostrare il suo valore. Incluso l’andarsi a scegliere, come avviene in qualsiasi organizzazione complessa privata, una persona di fiducia a cui delegare alcune attività. Una critica da fare: se un limite questo decreto ha, è quello di non aver rischiato di più nell’ambito dell’accorpamento degli uffici. Credo ci fossero possibilità di andare a fare proposte di accorpamento di funzioni e Unità operative ulteriori. Sono convinto si possa fare ancora di più. 
Andrea Zafferani, Rf
I ragionamenti di Rondelli sono interessanti e in parte li condivido. Anche io penso dovremo arrivare verso un’amministrazione con ampio grado di autonomia operativa e gestionale, superando le rigidità. Il modello di amministrazione cui dovremo tendere funziona però se c’è una valutazione indipendente. Finché c’è la valutazione del congresso, non c’è valutazione indipendente. Si possono inserire parametri e predeterminazioni, ma quando la valutazione la fa la politica, tutto cade. Bisogna fare passi diversi sulla valutazione. In astratto il decreto potrebbe andare bene, nella realtà attuale inserisce di fatto discrezionalità politica del Congresso che può dire al dirigente, che deve essere valutato, chi nominare. Questo è il rischio.
Vladimiro Selva, Libera
Si fa presto in una legge scrivere a parole di accorpamenti. I cambiamenti devono essere ragionati non estemporanei: non si fa il fabbisogno e tre mesi dopo lo si cambia. L’autonomia della gestione de personale è uno degli elementi fondamentali per la funzionalità dell’azienda e dell’ufficio. Per il personale Iss si è sentita la necessità di accorpare con la Pa, ma è una scelta di logica funzionale o per mettere a riparo qualcosa che non funziona bene? Credo sia la seconda.
Matteo Ciacci, Libera
Non possiamo limitarci a uno spoil sistema ingessato e totale. La polica nell’amministrazione rimane, anche coloro che entreranno in futuro rischiano di avere la stessa mentalità distorta che ha generato una Pa che critichiamo tutti. Su questo aspetto vogliamo aprire una riflessione. Chiedo uno sforzo maggiore al Sds Tonnini, ne va della nostra organizzazione futura. E’ inutle parlare di responsabilizzazione del dirigente, se il disegno non è condiviso con le

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forze sociali del paese e non esiste un punto di inconro tra risultati ed esigenze di continuità. Non è questa l’impostazione. Avevate promosso una rivoluzone nella Pa, trasparenza, maggior sgancio tra politica e Pa e siamo tornati che, se non è il politico che alza la cornetta, una certa decisione nella Pa non viene presa. E’ preoccupante.
Elena Tonnini, Sds per gli Affari Interni
Diversi consiglieri, pur criticando sotto il punto di vista di alcune visioni e metodo, hanno però fatto critiche costruttive e cercano di spronare la Segreteria a migliorare. Sono elementi da cogliere come costruttivi. D’altra parte, c’è chi utilizza termini più strumentali. 
Si è sottolineata l’incoerenza con il fabbisogno di settembre. Già il fabbisogno indicava la necessità di intervento su alcuni dipartimenti. Molti hanno contestato la nomina del Po. Il dirigente è tenuto a raggiungere degli obiettivi. La figura del Po è funzionale e creare collegamento tra il dirigente con l’ufficio, è una figura sostanziale per la gestione del quotidiano. Sull’Ufficio del personale: nell’Iss non si mete in dubbio che il Dg debba continuare ad essere il capo del personale, ma qui si parla di istituti come incarichi e maternità, della loro omogeneizzazione. Sulla politica che inteviene: da parte di Renzi è come se abbia detto che i dirigenti, anche quelli che hanno vinto selezioni, siano marionette in mano alla politica. Noi non lo pensiamo. Diamo invece al dirigente più potere di dedicarsi a funzioni legate alla parte progettuale e ale innovazioni.