Il PSD verso il congresso del 21 luglio

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San Marino. Il PSD si sta avvicinando al suo congresso del 21 luglio ed al suo interno il confronto è da tempo aperto e vivace. Ci sono facce nuove, c’è il contributo di chi milita da tempo, ci sono i consiglieri e ci sono coloro che dal momento della fuoriuscita di chi è andato a convergere in SSD ha tenuto il timone del partito consegnandolo al momento congressuale.
Per fortuna, a differenza di altre forze politiche, il PSD è uno di quei partiti in cui non c’è mai stato un pensiero unico, ma confronto, dialettica e vivacità. Questo non ci ha mai dato alcun fastidio, anzi è un’energia vitale.
Quello che è triste leggere è che oggi come ieri ci siano forze politiche che lavorano per dividerci. Ieri c’era la lista dei buoni e dei cattivi dettata da Civico 10, oggi è SSD a dire che c’è una parte del PSD con cui si può parlare ed un’altra parte no. Ed è grave che anche oggi come ieri c’è chi non faccia nulla per smentire questo ma nicchia a danno del partito nella sua interezza non comprendendo (o desiderandolo) che così si lavora per dividere.
Nel PSD ci sono sensibilità diverse, ma noi, tutti, siamo quelli che anche un anno fa hanno deciso di restare insieme e non di dividerci diversamente da chi ha scelto di andarsene per una strada differente; a questi diciamo che non è serio ricominciare il gioco dei buoni e dei cattivi e piuttosto si preoccupino di governare e bene ricordandosi che quello per cui ci siamo battuti insieme era un Paese in cui vi fosse più trasparenza e partecipazione, con le banche al servizio dell’economia e non una piazza finanziaria off-shore (ovvero hub finanziario) al centro del nostro sviluppo economico.
Perché il PSD non è e non può essere il partito delle banche; sarebbe la sua morte.
Abbiamo condiviso e votato questo nuovo corso in Banca Centrale ma ne siamo critici proprio in ragione della fiducia che abbiamo accordato, una fiducia non gratuita ma che va confermata giorno dopo giorno e su quanto fatto abbiamo tutti nel partito delle grandi perplessità e delle forti critiche. Ci sono troppe vicende oscure e non trasparenti che era doveroso fossero chiarite da subito.
A noi invece stanno a cuore molti temi oggi messi in un angolo nel dibattito politico.
La nostra economia ha sicuramente bisogno del contributo delle banche ma non basta. Sullo stato sociale non c’è dibattito politico serio, si tassano alcune pensioni, ma quale è l’indirizzo? Come ci impegniamo in futuro a garantire sanità, previdenza, scuola?
Le politiche di sviluppo economico quale fonte di occupazione, perché il lavoro è lo strumento di integrazione sociale, ad esempio, non sono minimamente discusse se non connesse alla tassazione del lavoro; così come non c’è alcun dibattito sui diritti sociali.
Soprattutto si stanno riformando a spizzichi e bocconi tanti settori dell’economia, ma non si intravede uno schema generale, una visione chiara e coerente e manca totalmente il coraggio di affrontare anche le riforme istituzionali, di ragionare del conflitto di poteri innescato negli ultimi mesi, di indipendenza e autonomia confuse, di ricorsi tra organi dello stato, fino alla legge elettorale che fallisce in uno dei suoi obiettivi, la rappresentatività.
Noi inoltre rivogliamo al centro del dibattito lo stato del negoziato con L’Europa perché crediamo che sia necessario per lo sviluppo e l’integrazione dei nostri cittadini e delle nostre aziende. Siamo distanti dal posizionamento che abbiamo sentito voler costruire da parte della Segreteria alle Finanze. Siamo fortemente critici per come non si sta coltivando la collaborazione tra MEF e il nostro paese dopo che abbiamo contribuito in maniera decisiva all’uscita dalla black list fino a consegnare a chi c’è ora delle relazioni ottime e mature per nuovi accordi che rendano più chiaro e certo il rapporto tra economia sammarinese e quella italiana.
A chi nel nostro partito perde tempo nella polemica interna, triste e immatura, diciamo che meglio avrebbero fatto se fossero stati propositivi e si fossero messi al lavoro sui temi dando il proprio contributo, ce ne sarebbe stato un gran bisogno; ricordiamoci che di fronte ai cittadini abbiamo il dovere di esercitare una opposizione critica e puntuale, mai improduttiva, lavorando su questo capiremmo quanto siano risibili le questioni interne. Vi sono anche proposte governative su cui il PSD è d’accordo, come l’apertura dell’economia, l’attrazione degli investimenti attraverso semplificazioni sulle residenze e l’acquisto di immobili, l’attenzione verso l’innovazione e la sostenibilità, ma su altri temi si stanno abbattendo quei pilastri per cui noi insieme ci siamo impegnati. Basta questo per capire cosa fare e dove andare.
Abbiamo una sola chance per continuare ad avere un ruolo nella politica sammarinese e non è quella di convergere verso qualcosa che c’è già.
Chi non è contento e vorrebbe essere altrove è libero di farlo senza per questo perdere il rispetto da parte di nessuno, ma a chi ci tira per la giacca diciamo di guardare avanti.
Dico che l’anima del PSD è quella di aggregare, costruire, attrarre e di lavorare per questo e non certo di farsi attrarre.
Forse dovremo chiederci se è giunto il momento di metterci in discussione con un percorso rifondativo; a nostro avviso dovrebbe essere questo un tema di discussione con cui il PSD deve mettersi a ragionare non al congresso ma attraverso una stagione di riflessione.
Auspicando che si insedi un gruppo dirigente che si metta subito a lavorare, noi inizieremo dal 22 luglio a rimettere sul tavolo della politica quei temi che si stanno sempre più dimenticando per confrontarci su di essi con chi vorrà sviluppare delle proposte nell’interesse del Paese, senza preclusioni verso nessuno ma chiedendo solo di essere pronti a mettersi in gioco quanto noi.
Gerardo Giovagnoli
Andrea Belluzzi

 

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