Augusto Casali sul “Caos Sanità”

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San Marino. Mentre buona parte dei medici sammarinesi hanno lasciato la struttura pubblica, la notizia della costruzione di un nuovo ospedale d’eccellenza che ospiterà gente in cura da ogni parte del mondo, sistemata in immobili che se situati a Borgo Maggiore, ad esempio, saranno più alti delle nostre tre torri, assomiglia molto ad uno specchietto per le allodole. La nostra sanità per anni è stata autonoma e invidiata dai territori limitrofi. L’ospedale ha visto passare al suo interno professionisti eccellenti, ai quali però, per scelte sbagliate e non solo dalla politica, spesso hanno agevolato i favoritismi a discapito della possibilità di predisporre il naturale cambio generazionale. L’azione della passata gestione somiglia molto alla gestione attuale, nonostante sia nato un nuovo Esecutivo. Così la struttura pubblica si spolpa e al tempo stesso si riempie di convenzioni e consulenti che gravano su di un bilancio pubblico già precario di suo.

Il personale sanitario dovrebbe essere considerato un investimento, una risorsa più importante delle stesse macchine, e di conseguenza andrebbe preservato e tutelato soprattutto quando fornisce prova di professionalità e di serietà. Ma se tanti medici se ne sono andati è legittimo chiedersi se le varie dirigenze e direzioni generali siano state all’altezza della situazione e abbiano agito nell’interesse della struttura pubblica.

Gli stipendi dei medici hanno indubbiamente perso di competitività in questi anni e quindi diventa problematica la convivenza e la condivisione di responsabilità con convenzionati e consulenti che percepiscono almeno il doppio dei loro colleghi. E’ chiaro che questo stato di cose crea inevitabilmente malcontento. Ecco perché sostengo, e non da ora, che il personale sanitario con un atto coraggioso e realistico dovrebbe essere sganciato dai contratti della P.A. I vertici della sanità sammarinese, anziché dedicarsi prevalentemente a mozzare teste, dovrebbero riflettere attentamente su questa possibilità.

Di fronte al pensionamento di un medico sammarinese che viene sostituito da un pensionato italiano convenzionato, perché anche questo è successo, mi chiedo per quale motivo in momenti così complessi non si cerchi di utilizzare le risorse presenti e ancora valide all’interno del Paese, favorendo il naturale avvicendamento con le nuove generazioni che si affacceranno alla professione.

Insomma, il caos è notevole e la maionese non è ancora impazzita solo grazie all’impegno di professionisti e personale validi, strettamente legati al Paese da affetti profondi e da vincoli famigliari. Ma se non si correrà rapidamente ai ripari, quanto potrà durare ancora la loro resistenza? Occorre chiederselo e darsi una risposta, altrimenti saranno davvero guai per tutti!

Augusto Casali

 

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