L’Assemblea Generale della Associazione dell’Industria di San Marino tra economia, politica e “rivoluzione”

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Si è svolta nella mattinata di ieri l’assemblea annuale di ANIS nella perfetta cornice del Kursaal, struttura tanto bella quanto poco utilizzata, ma tant’è.
La Presidente Neni Rossini ha avviato i lavori con la relazione annuale ed il Segretario Generale William Vagnini ha fatto gli onori di casa in un clima sereno ma di grande attenzione per un consuntivo 2023 tra luci ed ombre, seppur risultato di un questionario somministrato al 98% degli imprenditori sammarinesi, che se da un lato evidenzia una flessione trascurabile dei ricavi (-1,8%) rispetto al 2022, esercizio considerato eccezionalmente positivo dove si sono colti a pieno gli effetti dell’uscita dalla pandemia, dall’altro prospetta un calo dell’EBITDA (utile operativo detratti i costi vivi aziendali) da 174 milioni di €uro a 118 milioni di €uro nel 2023 (-32%). Parafrasando l’esaustiva relazione dell’osservatorio Anis per mano del Dottore Commercialista Simone Selva di Studio Selva, ciò significa che nel corso dell’anno appena conclusosi gli imprenditori sammarinesi hanno affrontato una guerra di trincea sobbarcandosi gli aumenti a volte incontrollati delle materie prime oltre a subire l’inflazione galoppante che sommata al decremento dei ricavi contribuisce da sola per quasi un -10%, tutto ciò pur continuando ad assumere personale nell’incertezza, per non trovarsi scoperti in caso di accelerazioni impreviste in un mercato così scorbutico e psicolabile, dove basta l’annuncio di testate autorevoli, ma anche no, che la Germania sia entrata in recessione, senza meglio specificare, per frenare i consumi all’istante in tutta Europa.
A tutto ciò si aggiunga che il nostro Stato, il quale ancora si sta leccando le ferite dal 2008, quando volenti o nolenti abbiamo dovuto abbandonare la fanta-economia bancaria per l’economia reale, non ha possibilità di attuare politiche attive di finanziamento alle imprese. Tuttavia dal 12 dicembre 2023 gli imprenditori sammarinesi, di ogni grado e dimensione, potranno fare i conti con gli effetti del patto di associazione all’Europa di cui il Segretario agli Affari Esteri , Luca Beccari, ha raccontato i tratti salienti che hanno portato nel corso degli ultimi quattro anni San Marino ed Andorra ad associarsi all’UE e Montecarlo a ritirarsi, a riprova (forse) che chi ha le gambe buone corre da solo. Questo fatto, secondo chi scrive, segna una forte discrasia nel sistema Europa e sorge spontaneo chiedersi a beneficio di quale grande stato europeo vada questa ritirata monegasca, forse già decisa da sempre a tavolino.
Così pure il Segretario all’Industria, Commercio e Artigianato, Fabio Righi ha parlato di un laboratorio economico e dunque sociale, tracciando quella che dovrebbe essere la collocazione oltre che geografica, economica e strategica di San Marino all’interno della Comunità Europea, “territorio tanto piccolo, cionondimeno Stato tra i più onorati di tutta la storia”(ndr. Abraham Lincoln in una lettera ai Capitani Reggenti, 1862).
E’ stata poi la volta di Alessandro Viviani, Associate Partner del Gruppo The European House-Ambrosetti che ha parlato delle opportunità che gli imprenditori e i loro dipendenti possono trarre dall’AI, da non intendersi come potenziale sostituto dell’essere umano con imminente rischio di demansionamento, bensì come risorsa attraverso la quale valorizzare e mettere a maggior rendimento per l’impresa il capitale umano, con conseguente beneficio per l’intera comunità. Immancabile poi uno spaccato sulla decarbonizzazione come digestivo che suggella il menù perfetto del buon imprenditore moderno nell’acronimo E.S.G., con la raccomandazione che non sia un semplice lassativo per eliminare il cibo spazzatura precedentemente ingerito.
Infine si è chiusa l’assemblea con il dibattito tra la Presidente di Anis, il Segretario Generale e l’ospite d’onore, Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
Qui c’è stato un cambio di semantica, abbandonando grafici e statistiche Bonomi si è soffermato sul significato di “crisi”, che per definizione è un fenomeno di breve periodo, ponendo invece l’accento sul significato di “rivoluzione”, asserendo che quella che stiamo vivendo è la quinta rivoluzione globale. Sia essa sociale od economica mai come oggi i due significati si sovrappongono.
La rivoluzione infatti, a differenza della crisi, ha caratteristiche nette: colpisce tutti indistintamente, è ineludibile, una volta innescata diventa irreversibile ed infine i suoi effetti sono imprevedibili.
Ultimamente mi sono persuaso che a differenza di un tempo in cui l’economia necessitava della politica per progredire, nell’ultimo decennio questo rapporto di dipendenza si sia radicalmente invertito, eleggendo in qualche modo gli imprenditori illuminati a nuovi intellettuali dell’era moderna e che ognuno di essi, grande e piccolo, locale e globale possa essere il depositario del proprio genius loci. E questo perché l’attuale rivoluzione tende a dipanare i confini tra società, economia e progresso sostenibile in una delicata alchimia tra competenze specifiche, quelle generiche, ma non per questo meno importanti, e le scienze politiche.
L’aria globale respirata ieri in assemblea è stata proprio questa…o forse era il profumo delle crespelle servite nell’ottimo e sobrio buffet a fine assemblea? Lo scopriremo solo alla fine di questa quinta rivoluzione globale.

Francesco Chiari