Piano di Stabilità, non si fanno scelte sul modello di economia

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San Marino. Nell’incontro sul Piano di Stabilità Nazionale dei giorni scorsi, sono stati toccati i diversi punti del documento predisposto dal Governo.

Rispetto alle problematiche del sistema bancario, la CSU ha ribadito la necessità di conoscere la reale situazione economica e patrimoniale degli istituti bancari; in tale contesto, riteniamo che lo sbilancio attribuito a Cassa di Risparmio sia sovrastimato. Rispetto alle banche private, per la CSU va evitato qualunque intervento pubblico per ripianare debiti, utilizzando parametri più flessibili.

Fondamentale è conoscere l’esito dell’AQR relativo al 2017, atteso per la metà di aprile, anche se ora la scadenza sembra sia spostata al mese di giugno; a questo proposito è necessario rendere noti i termini di ricapitalizzazione sia di Carisp che delle altre banche.

Uno dei temi affrontati è quello della spesa pubblica: per la CSU una corretta gestione delle risorse pubbliche non deve certo partire dai tagli alle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, bensì dalle tante economie di scala che si rendono possibili, ad iniziare da una accurata verifica e da una nuova regolamentazione degli appalti di lavori pubblici ad imprese private, che spesso producono costi spropositati e fuori controllo, che incidono pesantemente sulle casse dello Stato.

Rispetto al tema della riforma delle pensioni, in primo luogo per la CSU è fondamentale confermare il contributo dello Stato ai fondi previdenziali, contributo che secondo il Governo andrebbe invece diminuito. La CSU ha ribadito la sua contrarietà a questa posizione, e al contempo ha confermato di non condividere l’ipotesi di passare al sistema di calcolo contributivo: già la legge attualmente in vigore, ha ricordato la CSU, produrrà nel tempo tassi di sostituzione inferiori al 60%.

Ribadita inoltre la contrarietà a qualunque ipotesi di un ricalcolo delle prestazioni attualmente erogate e per coloro che sono e che si accingono ad entrare in pensione. In generale, la CSU rivendica una riforma pensionistica concertata e condivisa, che produca pensioni in grado di assicurare condizioni di vita dignitose, tenendo conto che l’invecchiamento è una fase della vita che richiede costi elevati.

Circa il secondo pilastro, va affrontato il tema degli investimenti, che dovranno senz’altro rivolgersi al mercato internazionale.

Sul tema dell’equità, nel documento del Governo si parla dell’introduzione un corpo di Polizia Tributaria, ipotesi questa già avanzata da anni dal sindacato. In ogni caso, già da oggi si può e si deve cominciare un’azione efficace di accertamenti e controlli che facciano emergere redditi fino ad oggi nascosti o elusi al fisco. L’equità, come ha sancito il recente Attivo dei delegati CSU, è il principio basilare da cui un paese in difficoltà deve ripartire.

Il documento è piuttosto debole e scarso sul tema dello sviluppo; in primo luogo non si fanno scelte sul modello di economia, e viene dato poco spazio alla promozione dell’attività produttiva, che è l’unica in grado di produrre ricchezza al paese e occupazione stabile. Oltre al “polo del lusso” è necessario mettere in campo una politica volta a favorire importanti investimenti e sostegni al settore industriale e manifatturiero, che deve continuare ad essere il fulcro di tutta l’economia.

In generale la CSU ha chiesto di dare continuità al tavolo politico chiesto nelle scorse settimane, con il coinvolgimento di tutte le parti sociali e politiche, per impostare una serie di linee politiche generali condivise da cui far discendere, in modo coerente, le scelte sulle singole tematiche.

Questo ampio livello di condivisione sociale e politica è necessario in quanto non è pensabile che una sola parte, anche se ha la maggioranza numerica in Consiglio, possa farcela da sola a portare il paese fuori dalle secche della crisi. Siamo consapevoli che questa è l’ultima chiamata utile: se verrà adottato questo approccio, allora il paese potrà riprendere il suo sviluppo su basi di equità e di coesione sociale.

Altrimenti, se prevarrà una impostazione diversa dalla concertazione, nel paese non potrà che aprirsi una stagione di conflittualità importante, che certamente non giova a San Marino, ma le cui responsabilità ricadranno interamente su chi non ha accettato un metodo di governo basato sul confronto reale e sulla concertazione.

CSU

 

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