Febbre da fusione: operazione di potere o valore aggiunto per il Paese?

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San Marino – Sono ormai mesi che si rincorrono le voci di una frenetica attività di “moral suasion” del Governo e dei vertici di Banca Centrale nei confronti delle banche sammarinesi. Le parole d’ordine e le motivazioni sono quelle che si vendono bene nell’opinione pubblica: rafforzamento del sistema, efficienza operativa e competitiva, contributo alla ripresa economica e, ciliegina sulla torta, l’immancabile possibilità di operare con forza nello scenario internazionale. Peccato che queste roboanti dichiarazioni si scontrino con una situazione di fatto che è lontana anni luce dal mondo dei sogni illustrato per giustificare una operazione di potere finanziario che fa acqua da tutte le parti.

Di possibili fusioni o accorpamenti nel settore bancario, caldeggiate dall’onnipresente Fondo Monetario Internazionale con la benedizione di Governo, Banca Centrale e della riallineata ABS, si parla da tempo. A rallentare il progetto, molto probabilmente, è stata la strampalata gestione da parte dell’Esecutivo della situazione di Asset Banca, che ha caricato sulle spalle di Cassa di Risparmio un fardello pesantissimo, per non parlare di tutte le altre ricadute in termini economici e di immagine del sistema Paese.

La Centrale Sindacale Unitaria esprime fortissime perplessità riguardo al progetto “di esplorare la convenienza strategica di una eventuale operazione di integrazione tra i due Istituti” come emerge da quanto comunicato simultaneamente nella giornata di ieri da parte del C.d.A. delle due banche coinvolte (Cassa di Risparmio e Banca di San Marino).

Le criticità che rileviamo, a parte il discutibile e preoccupante utilizzo di un unico advisor – KPMG – da parte di entrambe le Banche interessate, riguardano problematiche già evidenziate da tempo e tutt’ora oggetto di approfondimento e richieste di informazioni da parte del sindacato. Ci preoccupa moltissimo la concentrazione delle leve del credito – e quindi del potere finanziario – in pochissime mani, correlato ad un oggettivo rischio di riduzione delle capacità dei nuovi soggetti di sostenere il sistema produttivo, turistico e commerciale in un momento nel quale c’è invece assoluta necessità di credito per rilanciare i comparti economico-produttivi che hanno mantenuto vivo il Paese.

Un altro dubbio che ci sorge spontaneo è la collocazione del “nuovo soggetto bancario” che scaturirà dal progetto KPMG/Banca Centrale/Governo: sarà un soggetto di diritto privato oppure si concretizzerà di fatto la “nazionalizzazione” anche di un’altra Banca, scaricando i costi sulla collettività? Per non parlare di quelle che sono le radici storiche, sociali e territoriali delle due realtà, che verranno sacrificate sull’altare della “internazionalizzazione”.

Riguardo alla mole enorme di NPL – Crediti non performanti – che appesantiscono il sistema, al momento nulla ci è dato sapere riguardo alle possibili soluzioni, nonostante che nei mesi scorsi siano state prospettate dall’Esecutivo varie ipotesi a gestione pubblica, privata ed “ibrida”! Anche rispetto alla crescente, enorme, mole di crediti di imposta accumulati dal sistema bancario – che le banche sognano ancora di veder trasformati d’incanto in titoli di debito pubblico (e quindi ribaltati sulle spalle della collettività) – non abbiamo notizie certe, ma abbiamo sentore che le pressioni sul Governo perché avvenga questa trasformazione siano molto forti.

Vogliamo essere chiari: non siamo per nulla d’accordo che questa mole di debiti venga riversata sulle spalle dei cittadini e delle future generazioni senza che, ad oggi, si sia concretizzata la benché minima azione di responsabilità nei confronti di chi ha contribuito a generare gli NPL, senza che siano state attivate azioni di recupero credibili e immediatamente esecutive nei confronti dei debitori e senza che sia stata fatta la massima chiarezza sulle transazioni “a saldo e stralcio” che hanno contribuito, in larghissima parte, a generare il famigerato credito di imposta. Dobbiamo invece purtroppo notare che va molto di moda concedere ripetute “manleve” ai vari membri dei C.d.A. e rilevare che qualche membro siede ormai da alcuni decenni nei vari C.d.A. e, bontà sua, ha anche l’ambizione di essere tra i registi delle operazioni di fusione in corso.

È indispensabile fare chiarezza! Auspichiamo che, mediante le risultanze della tanto desiderata AQR (Asset Quality Review), si alzi il velo sulla reale situazione del nostro sistema bancario; non si può pensare ad operazioni straordinarie che porteranno alla probabile sensibile riduzione dei soggetti bancari, senza che sia fatta la massima chiarezza sui numeri e sui bilanci, in maniera dettagliata ed esaustiva!

Non si possono tollerare richieste di tagli alle retribuzioni del settore e preoccupanti prospettive di riduzioni del personale, senza che si intervenga immediatamente ridimensionando le “principesche” retribuzioni dei vertici bancari (compresi gli onnipresenti rimborsi e benefit); è inaccettabile chiedere la solidarietà ai lavoratori del settore in nome della crisi. mentre nel frattempo si continua ad assumere dirigenti bancari italiani e si foraggiano a piene mani consulenti e advisor, per larga parte provenienti da fuori territorio.

La CSU ritiene necessario, nell’interesse del Paese, avviare un confronto reale e trasparente su quelle che saranno le prospettive del nostro sistema bancario e finanziario, su quello che sarà il suo realistico posizionamento sia nei confronti della vicina Italia che, più in generale, nello scenario internazionale. Ma il presupposto indispensabile è che tutto il percorso sia condiviso; non è accettabile che le soluzioni prospettate siano già state decise da mesi, caldeggiate e predisposte da pochi soggetti nelle “segrete stanze” governative o di Banca Centrale.

La CSU è fortemente preoccupata per le possibili ricadute che l’accelerazione improvvisa ed inopportuna di queste operazioni straordinarie sul sistema bancario potranno avere nel Paese, con il rischio di possibili forti ricadute negative sia in termini occupazionali che di fiducia nel sistema San Marino, in un momento nel quale sarebbe forse indispensabile abbassate i toni e cercare di privilegiare la condivisione e la massima trasparenza e chiarezza su numeri e prospettive.

Cui prodest: a chi giova e a chi porta vantaggio tutto ciò? È una delle tante operazioni di potere o si creerà davvero valore aggiunto per il Paese? Crediamo che prima di eseguire pedissequamente gli ordini del FMI e di Banca Centrale, il Governo debba dimostrare che le operazioni avviate e caldeggiate portino reale vantaggio al sistema e ricadute positive per il Paese, per tutti i settori economici e produttivi, per la crescita dell’occupazione e per la cittadinanza.

Non ci bastano più le chiacchiere ed gli ammalianti comunicati stampa “coordinati”: la CSU vuole conoscere nel dettaglio i numeri ed i progetti. È finito il tempo delle chiacchiere, delle promesse, dell’internazionalizzazione fatta sulle spalle dei lavoratori, dei cittadini e delle future generazioni. Se non ci saranno risposte chiare ed esaurienti, per la CSU la strada è già tracciata!

Centrale Sindacale Unitaria 

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