Chi è quel tale Zanotti che querela Santi e Ciavatta?

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San Marino. Emanuele Santi e Roberto Ciavatta sul banco degli imputati. Non tanto per difendersi, ma per illustrare ai cittadini i fatti come sono accaduti. La sala è piena lunedì sera a Domagnano, c’è gente in piedi per capire come mai i due leader politici della coalizione DIM siano stati rinviati a giudizio.

Si comincia dai capi d’accusa. Sono addirittura cinque e Santi (MDSI) li snocciola leggendoli dall’ordinanza, accompagnandoli con le slide: concorso e compartecipazione in diffamazione per offesa dell’onore del presidente e del direttore della Cassa di Risparmio; minacce; libello famoso (per via di alcuni post su facebook); cooperazione in violenza privata; istigazione a delinquere. Le parole che sono volate in quel momento, quando i due politici sono andati in Cassa di Risparmio per protestare contro la denuncia di Rosa contro la Tonnini, fatta con i soldi della banca, non erano certe quelle contemplate nella Treccani. Ma riflettono esattamente quello che la gente pensa del presidente di Carisp e il pubblico si spella le mani per applaudire. In ogni caso, appare a tutti evidente che l’accusa è abnorme rispetto a quanto effettivamente accaduto.

“Noi non abbiamo rubato, né riscosso tangenti ma siamo chiamati a processo” chiosa Emanule Santi evidenziando la chiara lettura politica della vicenda.

Ma chi è Fabio Zanotti, avvocato di Bologna, che denuncia Santi e Ciavatta? Anche in questo caso, scorre impietosamente il curriculum. “È un uomo per tutte le stagioni, chiamato da AP a ricoprire i ruoli più disparati. È nel consiglio direttivo di Banca Centrale durante la stagione di Grais e Savorelli, quando parte la chiusura forzata di Asset Banca e quando, almeno i sammarinesi, avrebbero dovuto sorvegliare sull’operazione titoli.” Dopo la tempesta avvenuta in BCSM, Fabio Zanotti viene chiamato alla presidenza di Carisp. “Ma non parla mai di banca, solo di denunce, querele e consulenze, mentre Carisp perde 100 mila euro al giorno”. Santi continua: “È quello che ha svenduto gli NPL portando avanti la trattativa in solitaria, con grave danno delle risorse pubbliche. È quello che fa un uso improprio della carta di credito aziendale”. A dimostrazione delle sue parole, compare la slide di un resoconto mensile di spese effettuate in bar, ristoranti, alberghi, viaggi, per un totale di 2.262 euro. In un solo mese. “È molto più di tanti stipendi!” Senza contare che Fabio Zanotti ha un emolumento annuo, come presidente, di circa 100 mila euro.

Non è finita. È quello che non ha risolto i problemi patrimoniali della banca e che ha portato avanti il progetto di fusione creando, nel cda, un comitato ristretto da cui sono esclusi i tecnici e i membri di opposizione.

Ben si possono capire dunque le ragioni per le quali DIM viene messa sotto osservazione dal governo e dalla banca: perché non ne lascia passare una. Per questo, una settimana dopo dei fatti, l’8 giugno scorso, vengono incaricati tre avvocati per valutare l’operato di DIM e depositare la querela. “Ormai funziona così – conclude Emanuele Santi – chi alza la testa deve essere messo a tacere. Ma noi non tacciamo e non ci arrendiamo!”

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