Ecco perché è importante il SI all’accoglimento dell’Istanza d’Arengo sulla cannabis

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Il Pdcs critica l’approvazione dell’istanza d’Arengo sulla legalizzazione della canapa, deprecando tale accettazione per livelli di stupefacenti e di quantità pericolose richiesti dagli istanti.

Ma che cosa viene dichiarato e richiesto nell’istanza?

Gli istanti certamente fanno un elenco di indicazioni (che possono essere sembrate al Pdcs esageratamente pericolose, tali da provocare la loro indignata reazione dichiaratamente proibizionista), ma poi affermano che esse vanno considerate solamente come indicazioni orientative, alle quali “si invita, se necessario, a modificare, anche considerevolmente, i limiti orientativi indicati ed escludere dall’esame uno o più punti del precedente elenco”, e continuano “confidando nella serietà con la quale verrà trattato l’argomento”.

Dunque il Pdcs si sta dichiarando esplicitamente non abbastanza serio da poter affrontare la stesura normativa e regolamentare con leggi specifiche ciò che già politicamente è all’ordine del giorno in moltissimi paesi civili d’Europa e del mondo.

Il Pdcs si chiede poi “ma quale immagine poi regaleremmo al Nostro Paese?” Sicuramente affrontando il dibattito in maniera costruttiva (viste anche le dichiarazioni di disponibilità degli istanti a modifiche e correzioni considerevoli) daremmo l’immagine di un Paese che ha il coraggio e la capacità politica di confrontarsi sulle questioni sollevate dalla propria cittadinanza, piuttosto che di un Paese che si trincera dietro un “no” categorico ed anacronistico.

Nel comunicato del Pdcs vengono elencati una serie di temi, che secondo loro avrebbero dovuto essere all’ordine del giorno. Il problema è che non hanno capito che è adesso che va affrontato il tema e che si possono proporre soluzioni politiche concertate e serie, in quanto l’istanza d’Arengo si appellava al legislatore per stabilire o eventualmente modificare soglie e limiti massimi. Il Si a tale istanza è una risposta importante e responsabile per tanti motivi.

Prima di tutto la canapa psicoattiva come presidio medico terapeutico deve diventare adesso una risposta responsabile per tutti coloro che nel paese hanno tali necessita mediche.

Fino a chè non saranno fatte leggi specifiche che permettano e vadano a normare l’uso terapeutico della canapa psicoattiva (con percentuali di THC rilevanti) non si potrà dare una risposta responsabile verso quei cittadini sammarinesi con problematiche serie che necessitano della prescrizione di tale presidio medico, e che allo stato attuale delle norme vigenti, potrebbero incorrere in problematiche legali inopportune ed ingiuste all’interno del nostro Stato.

Leggi appropriate ed aggiornate in tal senso potrebbero inoltre prevedere la creazione di laboratori ad hoc, sotto la supervisione statale o dell’ISS, per la produzione controllata di tali presidi medici, attività farmaceutiche territoriali, così da raggiungere non solo l’autosufficienza relativa al reperimento di tale prodotto (che altrimenti per lo stato sarebbe solo un costo e voce di spesa), ma raggiungere anche obiettivi di produzione da immettere nel mercato farmacologico del settore. In questo modo lo Stato potrà garantire un servizio indispensabile alla propria cittadinanza e contemporaneamente ottenerne dei profitti.

Il THC presente nella canapa terapeutica, non è l’unica componente della canapa con proprietà benefiche e terapeutiche. La canapa contiene tante altre componenti con proprietà terapeutiche, come il CBD, o il CBG, che non essendo componenti psicoattive, non necessitano nemmeno di una soglia o percentuale che differenzi tra quantità legale e illegale. Nuove ricerche scientifico-mediche mostrano la grande efficacia di tali componenti nel trattamento di disturbi e problematiche, tali per cui sarebbe ancora una volta necessario aggiornare le norme del nostro Stato.

L’Italia ha intrapreso da anni un percorso verso la legalizzazione della canapa, determinando per legge che essa, per non essere considerata psicoattiva e cioè uno stupefacente, debba avere percentuali di THC inferiori allo 0,5%. La Svizzera invece ha determinato nelle sue norme che la percentuale di THC “legale” deve essere inferiore allo 0,9 % per non essere dunque considerabile psicoattiva e non essere perseguibile legalmente.

Nel nostro Paese invece non vi è una normazione relativa alla percentuale legale minima di THC, e questo genera una moltitudine di problematiche e criticità. E’ necessario e responsabile, quindi, andare a normare una situazione che potrebbe creare problemi qualora permangano tali differenze normative con L’Italia, che è un paese che ci circonda interamente.

Quei cittadini sammarinesi che si recassero a Rimini anche solo a comprare una crema o un olio a bassissimo contenuto di THC per contratture muscolari, potrebbero incorrere in problematiche legali qualora rientrassero in territorio con prodotti merceologici, di fatto innocui, ma ritenuti illegali per le nostre leggi proibizioniste, in quanto dal nostro regolamento la percentuale di THC legale è pari a 0%, perché considerata illegale in toto.

Questa situazione crea già uno svantaggio verso i nostri cittadini, che il legislatore può risolvere accogliendo questa Istanza. Sarebbe interessante agevolare la competitività delle future imprese sammarinesi del settore aderendo agli standard normativi svizzeri, altro paese come il nostro che è confinante con Italia, ma che permette il commercio della canapa ricreativa con percentuali di THC superiore a quella non psicoattiva italiana, che rimane su percentuali più basse (<0,9% contro <0,5%).

Ma queste sono possibilità che devono essere valutate attorno al tavolo politico, di concerto e senza pregiudizi, come una politica seria e responsabile dovrebbe sempre fare.

Marina Lazzarini

(SSD)

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