Commissione Pari Opportunità: “Più donne in politica, si può!”

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San Marino. L’ok del Consiglio Grande e Generale è datato 31 gennaio 2017 e ora la Commissione Pari Opportunità è pronta a sollecitare il governo affinché l’ordine del giorno approvato divenga norma dello Stato. Si tratta dell’Ordine del giorno che “impegna il governo a coinvolgere Commissione Pari Opportunità e Authority per le Pari Opportunità a predisporre una relazione in merito alla rappresentazione politica di genere da sottoporre entro sei mesi all’esame del Consiglio Grande e Generale. Un atto che è stato approvato dal Consiglio stesso con 31 voti favorevole e 21 contrari.

Ora la Commissione Pari Opportunità ha redatto una relazione dal titolo “La rappresentanza femminile in politica a San Marino – Strategie per riequilibrare la rappresentanza politica in termini di genere”, con cui richiede alla Segreteria Istituzionale di avviare l’iter per l’inserimento di un apposito comma nella prima seduta utile del Consiglio Grande e Generale.

Il Consiglio – ricorda la Commissione Pari Opportunità – “impegna il governo a coinvolgere Commissione e Authority in un programma di iniziative tese ad aprire sul tema della rappresentanza politica in termini di genere un vasto confronto nella politica e nella società, e a promuovere studi e approfondimenti mirati alla produzione di un’apposita relazione, da sottoporre all’esame del Consiglio entro 6 mesi, che affronti la tematica della rappresentanza democratica di genere nel nostro Paese secondo le seguenti linee principali: il quadro dei vincoli che materialmente ostacolano la presenza delle donne in politica, siano questi di carattere culturale, sociale, economico, temporale e organizzativo, e le sostanziali differenze nelle modalità di accesso in carriera e in politica di uomini e donne, come la conciliazione dei percorsi professionali e politici delle donne e la dimensione del lavoro di cura; ipotesi di soluzioni normative o organizzative che integrino la parità nella rappresentanza politica, l’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro e la migliore accoglienza della vita politica e istituzionale nel rispetto dei doverosi parametri di sostenibilità dei costi della politica”.

La Commissione Pari Opportunità “sottopone la presente relazione al governo, augurandosi che possa essere un punto di partenza per l’elaborazione di soluzioni normative in grado di riequilibrare la rappresentanza politica in termini di genere”.

“E’ interessante sapere – si legge nell’ampia relazione – che circa la metà dei Paesi del mondo usa varie forme di quote di genere per l’elezione dei parlamenti. L’idea principale è di reclutare donne in politica e assicurare loro una rappresentanza minima o adeguata nelle istituzioni. (…) Ci sono tre tipi di quote di genere utilizzate in politica: seggi riservati, quote di genere per i candidati nelle liste elettorali, quote di genere volontarie all’interno dei partiti politici. (…) Le quote di genere a San Marino sono introdotte e regolamentate solo per i candidati delle liste elettorali, mentre sono completamente assenti in altri ambiti, inclusi quelli non politici. Ad esempio, alcuni Paesi come l’Italia prevedono quote “rosa” anche nei consigli di amministrazione. Non bisogna sottovalutare il fatto che le quote nei partiti politici, ad esempio, potrebbero essere utili nell’evitare che il “gioco”, le cui regole sono stabilite dagli uomini di partito, tagli fuori le donne. Solo con più donne al vertice è possibile cambiare le regole. Le quote di genere mirano ad assicurare che le donne rappresentino un minimo accettabile del 30-40% nella speranza che un giorno esse possano raggiungere la piena parità del 50%.(…) Per quanto riguarda i seggi riservati, l’intento è quello di stabilire che un certo numero di eletti deve essere rappresentato da donne. Sempre più Paesi usano questo sistema, spesso affiancandolo alle quote nelle liste di genere sono un argomento controverso e spesso si dibatte contro o a favore delle stesse”.

La relazione analizza anche ciò che accade a San Marino. “Per capire a che punto è San Marino in termini di rappresentanza politica femminile è necessario considerare la situazione europea e mondiale. Ogni anno la UN Women (ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne) redige una mappa che analizza la presenza femminile nei Parlamenti del mondo. Risulta che la media mondiale delle donne parlamentari (nei Paesi a camera singola come San Marino) si attesta al 23,4%. Tuttavia se prendiamo il dato medio europeo la percentuale sale attestandosi ad un 25% se escludiamo i Paesi nordici e ad un 26,4% se li includiamo.

(…) A San Marino, a seguito delle elezioni politiche del novembre-dicembre 2016, il Consiglio Grande e Generale sono state elette 14 donne su 60 seggi con una percentuale del 23,3% un dato perfettamente in linea con la media mondiale ma al di sotto della media europea. (…) Con i subentranti la percentuale della presenza femminile sale al 26,6% portando San Marino nella migliore media europea. Interessante notare che in due partiti/movimenti le donne hanno superato la quota maschile 62,5% (RETE) e 66,7% (Partito Socialista) mentre le percentuali degli altri partiti politici si trovano tutti al di sotto della media del 23,3%.

Inoltre è significativo il dato del maggiore partito sammarinese, il Partito Democratico Cristiano, dove la presenza femminile si ferma ad un poco incoraggiante 10%. (…) Chiaramente questi dati sono soddisfacenti, se raffrontati alla media mondiale e europea. (…) Da una parte però non bisogna commettere l’errore di godere troppo delle conquiste raggiunte e dimenticare che la parità non si esprime con un 30 o 40%, ma con un 50%.(…) Purtroppo oggi San Marino non può vantare alcuna donna nelle 7 Segreterie di Stato dell’attuale legislatura (…) ma si può invece accogliere favorevolmente l’evento storico del primo mandato reggenziale (aprile – ottobre 2017) tutto al femminile.

Anche qui, rallegrarsi del risultato raggiunto è doveroso, tuttavia non bisogna dimenticare che per raggiungerlo ci sono voluti 750 anni e ben 36 anni dopo l’elezione del primo Capitano Reggente donna”.

La relazione della Commissione prende poi in esame i fattori di esclusione della partecipazione femminile in politica, prendendo in esame gli aspetti storici e il ritardo normativo, i vincoli materiali e gli stereotipi di genere, i pensieri autolimitanti e la scarsa fiducia nella politica, l’ambiguità di consenso nell’opinione pubblica, le spinte sociali segreganti.

“Come abbiamo visto – si legge nelle conclusioni dell’interessante e approfondita relazione -, molti sono i fattori che impediscono la piena partecipazione delle donne alla politica (…). Bisogna chiedersi: come cambiare questo stato di cose? È l’universo femminile in primis che deve promuovere il cambiamento, al fine di ottenere e mantenere un ruolo centrale in ogni settore Il fatto che ci sia una donna a coordinare un partito o a capo di un Paese non deve essere considerato un evento eccezionale, ma una realtà normale e consolidata”.

Infine, le strategie: “Partecipare al Global Gender Gap Report consentirebbe a San Marino di conoscere l’attuale divario di genere nel Paese, individuare gli ostacoli e studiare le strategie più mirate (…). Introdurre la preferenza di genere unitamente alla preferenza unica come già accade in Italia (…) in forma sperimentale si potrebbe introdurre prima alle elezioni delle Giunte di Castello e poi estendere la preferenza di genere alle elezioni politiche. Quote di genere al 50% per entrambi i sessi nelle liste dei candidati alle Giunte di Castello e alle politiche. Suggerire alle forze politiche l’introduzione volontaria delle quote di genere per gli organismi direttivi”.

(Fonte: La Serenissima)

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