Simone Celli: il passato e il futuro di Cassa

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San Marino. Il Consiglio Grande e Generale entra nel vivo dei lavori, stamattina, con il rifermento del Segretario di Stato Celli. Ecco la versione integrale.

Ecc.ze, Consiglieri,

in questi giorni ho lavorato a lungo su questo mio intervento, che apre un dibattito consiliare senza alcun dubbio molto importante e denso di significato per l’intera comunità sammarinese. Su Cassa di Risparmio e, più in generale, sull’odierna situazione del settore bancario nelle ultime settimane si sono concentrate le attenzioni e le prese di posizione di numerose organizzazioni politiche e sociali, che – in modo peraltro del tutto legittimo – hanno palesato la loro forte preoccupazione per la sorte futura di uno dei comparti più rilevanti dell’economia del nostro Paese. È una preoccupazione largamente condivisa dal Governo. Deve infatti essere chiaro a tutta l’Aula Consiliare che il Governo non sta affrontando a cuor leggero il difficilissimo momento attuale, anzi, se possibile, la nostra preoccupazione tende ad aggravarsi esponenzialmente a causa dell’onere e della responsabilità della decisione che ricadono su chi, come noi, ora ha il diritto e il dovere di esercitare la funzione esecutiva.mNel corso della mia riflessione non posso nascondere il sorgere di una certa amarezza per l’astio e il livore con cui di recente si sta caratterizzando il confronto politico. La diversità di idee rientra nella normalità delle cose, così come normali sono la critica e la contrapposizione. Molto meno normali e distanti anni luce da una ordinaria dialettica democratica – almeno secondo la mia modestissima opinione – sono i riferimenti espliciti a “disegni criminali”, a “denunce presentate in Tribunale”, all’ “agitazione delle folle popolari per farle scendere in piazza al grido di fermiamoli prima che sia troppo tardi”. Tutto ciò rappresenta una vietnamizzazione del linguaggio politico che non solo non mi appartiene ma sinceramente mi spaventa, perché effettivamente potrà consentire di conquistare qualche titolo sulle prime pagine dei quotidiani locali, ma non ho la benché minima percezione di quali e quanti benefici possa generare per una comunità, come la nostra, che ha un bisogno assoluto di recuperare fiducia dopo circa otto anni di pesantissima recessione.

Se dietro a questo inasprimento della conflittualità politica c’è il tentativo di intimidirci per fermare la nostra azione e il processo di cambiamento avviato, ebbene, la nostra risposta sarà ferma e determinata: noi andiamo avanti. Se invece c’è una sincera e leale volontà di attivare il dialogo e il confronto nell’interesse generale del Paese, il Governo è pronto a farsene carico da subito.

In questi giorni mi sono andato a riprendere una delle mie letture preferite, “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupery, e come al solito mi sono soffermato sulla parte che più di ogni altra mi affascina, cioè quella della nascita di una meravigliosa amicizia tra il Piccolo Principe e la Volpe, dopo un lungo percorso di reciproco addomesticamento, educazione e contaminazione. Ebbene, confido che questo dibattito possa rappresentare il punto di partenza di un percorso che possa permettere a Governo, maggioranza e opposizione, non di trovarsi d’accordo su tutto, ma di individuare forme e modalità di convivenza politica e istituzionale, seppur nella diversità di vedute e di opinioni. Sono pressoché certo, infatti, che al termine di questo dibattito ognuno di noi rimarrà convinto delle proprie posizioni, così come sono certo che le distanze potrebbero anche amplificarsi dopo le ore di confronto che ci stiamo accingendo a affrontare, al contempo però sono altrettanto certo che è possibile mostrare di avere reciprocamente più rispetto gli uni degli altri di quanto non ne abbiamo avuto fino ad oggi. Governo, maggioranza e opposizione, proviamoci, partendo dal presupposto che assai di frequente in politica i colori di riferimento non sono né il bianco né il nero, bensì il grigio.

CASSA DI RISPARMIOLa storia recente

è il 2013 quando nei suoi report conclusivi il Fondo Monetario Internazionale comincia a porre l’attenzione sulla situazione di Cassa di Risparmio e lo fa con parole precise che riporto testualmente: “In questo contesto, il sistema finanziario continua a dover far fronte a delle sfide. Benché a tutt’oggi la portata delle perdite totali di CRSM sui propri investimenti in Delta resti incerta, la banca necessiterà di maggiori capitali per poter offrire i propri servizi alla comunità sammarinese da una posizione di forza. Pertanto, lo Stato dovrebbe tenersi pronto a ricapitalizzare ulteriormente la banca poiché l’investimento da parte di investitori privati di buona reputazione, che rappresenta l’intervento preferibile, sembra molto improbabile in questa fase. Ciò detto, una ricapitalizzazione pubblica della banca richiederebbe, secondo le migliori pratiche internazionali, una significativa ristrutturazione della banca per garantire nuovamente alla stessa redditività in tempi rapidi; dovrebbe altresì garantire allo Stato il diritto ad una quota degli utili futuri proporzionale alla sua partecipazione al capitale della banca. Pertanto, le disposizioni di legge a tutela della quota di maggioranza della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio devono essere rimosse”.

Così invece nel 2014: Una priorità immediata è quella di riportare CRSM alla redditività. La ricapitalizzazione CRSM è stato importante, in quanto la banca è una pietra angolare del sistema finanziario e dell’economia in generale. Tuttavia, lo Stato ha bisogno di andare oltre la semplice fornitura di fondi. Ora che le disposizioni legali relative alla riserva di quota di maggioranza della Fondazione nella banca sono stati rimosse, lo Stato dovrebbe esigere una quota di maggioranza in linea con i propri conferimenti di capitale, qualcosa che non è accaduto nei precedenti turni di ricapitalizzazione. Ciò per proteggere gli interessi dei contribuenti, ed essere in linea con la best practice internazionale.Inoltre, i nuovi membri del Consiglio di CRSM dovrebbero essere nominati principalmente sulla base della loro esperienza bancaria, al fine di sviluppare ed eseguire un piano credibile per invertire l’andamento della banca.

Si prosegue con il 2015: CRSM ha bisogno di un piano industriale forte e credibile per limitare il rischio di un ulteriore sostegno pubblicoIl piano dovrebbe mostrare come, in uno scenario realistico, ma conservatore, la banca diventerà redditizia e raggiungere il requisito minimo di capitale entro tre anni. La riduzione dei costi e la riduzione ulteriore delle dimensioni del bilancio dovrebbe essere parte della strategia. Piani di emergenza dovrebbero essere pronti a fornire un “piano B” se il business plan non abbia esito. Come questione di urgenza, la banca ha bisogno di esperti per progettare un’inversione di tendenza. Lo Stato dovrebbe insistere sulla nomina rapida di tali esperti nel Consiglio e in posizioni dirigenziali, senza influenza della fondazione su tali nomine. Inoltre, l’accordo tra la fondazione e lo Stato dovrebbe essere rivisto per dare allo stato la proprietà e il controllo della CRSM completo.

Nel 2016: “La ricapitalizzazione della CRSM dovrebbe essere subordinata ad una riorganizzazione profonda che porti rapidamente la banca di nuovo alla redditività. Ciò richiederà probabilmente un più aggressivo ridimensionamento della banca. Il piano di riorganizzazione dovrebbe essere basato su ipotesi prudenti e mostrare come la banca riacquista la redditività anche in uno scenario di decrescita. La ricapitalizzazione in corso prevede di portare la posizione di capitale della banca, in linea con il requisito normativo.Tuttavia, la best practice internazionale richiede una ulteriore diluizione degli azionisti non statali. Inoltre, lo Stato azionista principale dovrebbe nominare esperti di turnaround con esperienza per posizioni all’interno del board di amministrazione e per la gestione esecutiva della CRSM.

Sino ad arrivare al report di quest’anno in cui a pagina 8 si riferisce che il business plan di CRSM, presentato all’inizio del 2016, si è rivelato ottimistico, in quanto gli obiettivi chiave sono stati al di sotto delle aspettative, sottolineando la necessità di un nuovo piano credibile” e alla seguente pagina 9 per CRSM è necessaria una strategia credibile, che tenga conto dei risultati AQR. Finora lo Stato ha iniettato 220 milioni di euro – circa il 16 per cento del Pil e circa il 70 per cento dell’integrale ammontare del debito pubblico – per salvare la banca, diventando così l’azionista di maggioranza della stessa. Per garantire la sostenibilità della banca, riducendo al minimo i costi pubblici, dovrebbero essere nominate figure con esperienza in risanamento e gestione bancaria e un nuovo piano di ristrutturazione dovrebbe essere sviluppato, basandolo su ipotesi realistiche e sui risultati AQR”.

Compiuta quella che io ritengo essere un’utilissima panoramica delle valutazioni del Fondo Monetario Internazionale dal 2013 sino ad oggi, desidero condividere con l’Aula Consiliare una sintetica ricostruzione degli atti autorizzati dall’Autorità Politica fino all’insediamento dell’attuale compagine di governo.

Il 27 agosto 2012 viene stipulato il “contratto di finanziamento pluriennale”con cui lo Stato concede alla Fondazione un finanziamento di 60 milioni di euro al preciso scopo di permettere a Fondazione di sottoscrivere il corrispondente aumento di capitale sociale della Cassa di Risparmio. Con la Legge n. 153/2013 e il successivo Decreto Delegato n. 173/2013, nell’ambito di una nuova e ulteriore operazione di rafforzamento patrimoniale, viene regolata l’emissione di titoli del debito pubblico per un ammontare di 85 milioni di euro sottoscritto integralmente da Cassa di Risparmio. Alla scadenza dei titoli di debito pubblica (la scadenza è decennale – 2023), lo Stato dovrà rimborsarli alla Cassa di Risparmio, con conseguente obbligo in capo allo Stato di rimborsare a Cassa, qualunque siano la sua compagine sociale e le eventuali variazioni nell’ammontare del capitale sociale nel frattempo intervenute, somma pari ad almeno 98 milioni di euro.

Nella seduta del 15 marzo 2016 il Congresso di Stato, traendo il supporto normativo nell’articolo 24 della Legge 3 novembre 2015 n. 160, assume apposita Delibera (n. 29 – Pratica n. 0439), con cui si autorizza la spesa fino alla concorrenza di euro 40 milioni in favore della Cassa di Risparmio, tramite la sottoscrizione, da parte dell’Ecc.ma Camera, del prestito obbligazionario emesso dalla Cassa, strumento ibrido di patrimonializzazione. Il 31 marzo 2016 viene effettuato l’acquisto di n. 800 titoli obbligazionari del valore di euro 50 mila cadauno, emessi dalla Cassa, e così per un valore complessivo di euro 40 milioni.

Il 9 giugno 2016 viene formalizzato atto di fusione per incorporazione della società “Silo Molino Forno S.p.A.” (società incorporata) in “Società per azioni Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino S.p.A. (società incorporante).

Non intendo entrare nei tecnicismi delle operazioni di rafforzamento patrimoniale che ho poc’anzi citato. Sulla conduzione di alcune di esse emergono evidenti profili di criticità, tuttavia la verifica e l’accertamento di eventuali irregolarità e/o illiceità rientra nella competenza e nelle prerogative degli organi a ciò preposti, cioè il Coordinamento della Vigilanza di Bcsm e l’Autorità Giudiziaria. In questa sede, però, mi sia consentito di svolgere una considerazione di carattere strettamente politico. Prendendo per buono il dato fornito dal Fondo Monetario Internazionale relativo ai 220 milioni di euro iniettati fino a ora dallo Stato in favore di Cassa, alla luce poi dell’attuale valore nominale del capitale sociale di Cassa, iscritto a bilancio, di 100.634.322,00 euro e tenuto conto infine che lo Stato al momento detiene un quota corrispondente al 46,47% corrispondente a 46.765.974,00 euro, emerge – numeri alla mano e con le approssimazioni del caso – in modo chiaro e incontrovertibile che, non solo lo Stato non detiene affatto una quota di partecipazione nel patrimonio della banca che possa essere considerata rappresentativa del capitale sociale investito, ma cosa ancor più grave circa 173 milioni di euro dei contribuenti sammarinesi ad oggi si sono di fatto volatilizzati. E la domanda ulteriore che nasce spontanea è: quanti soldi ci ha messo la Fondazione? Quanti ne può ancora mettere? Il punto politico è proprio questo: possiamo dire, oppure rappresenta un atto di lesa maestà, che nella gestione del dossier Cassa di Risparmio non sono stati tutelati in modo adeguato e efficace gli interessi dello Stato e dei suoi cittadini?

Non mi interessa ricercare le ragioni di quella che appare una gestione politica, quanto meno sbagliata; non mi interessa dare adito in ambito consiliare al teorema della difesa ad oltranza di un centro di potere molto legato a una specifica formazione politica; mi interessa solo mettere a fuoco una strategia complessivamente sbagliata, in termini politici e economici, da cui occorre trarre l’opportuno insegnamento per evitare di ricadere in errore. Fino ad oggi, permettetemi la metafora, si è continuato a rifornire la nave di carburante, non accorgendosi – o forse peggio, fingendo di non accorgersi – che oltre alla mancanza di carburante c’era un problema ben più serio: l’esistenza di una falla nel telaio della nave che portava ad imbarcare costantemente acqua. Si sono iniettate risorse enormi in Cassa di Risparmio, senza però che questi apporti di capitale venissero accompagnati da un concreto piano di ristrutturazione e di rilancio della banca affidato a esperti del settore, come richiesto sin dal 2013 dal FMI.  La verità, purtroppo, è che poco o nulla è stato fatto per riparare questa falla e l’attuale Governo, sin dal giorno del suo insediamento, ha posto in essere una serie di atti e iniziative orientati a porre velocemente rimedio alla situazione, a dir poco complessa e articolata, che abbiamo ereditato, con l’unico e esclusivo obiettivo di salvaguardare – per quanto ancora possibile – le ingenti risorse messe a disposizione di Cassa da parte dello Stato e di far tornare la stessa Cassa a essere un istituto di credito che genera reddito dopo i tanti esercizi chiusi con perdite piuttosto consistenti.

CASSA DI RISPARMIOL’azione del Governo

fin dal momento del suo insediamento il Governo ha manifestato l’intenzione di dare attuazione all’ordine del giorno approvato dal Consiglio Grande e Generale nella seduta del 22 gennaio 2016 con 38 voti a favore, 6 voti contrari e 12 astensioni, e in questa ottica si è mosso con tempestività, adottando la Delibera n. 18 – Pratica n. 0066 nella seduta del Congresso di Stato del 23 gennaio 2017, con il duplice obiettivo di:

1) Avviare una trattativa con la Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – S.U.M.S. tesa alla revisione degli accordi vigenti in materia di assetti in Cassa di Risparmio per addivenire (da notare che nell’ordine del giorno del 22 gennaio 2016 si precisava “entro il 31 marzo 2016”!) a una quota di partecipazione dello Stato nel patrimonio della Banca rappresentativa del capitale investito;

2) Procedere (da notare che nel medesimo ordine del giorno si faceva riferimento all’approvazione del bilancio di esercizio 2015 dell’Istituto, pertanto entro il 31 maggio 2016!) a una revisione della struttura e della composizione del Consiglio di Amministrazione al fine di garantire un assetto più snello e comprensivo delle professionalità specifiche in materia di ristrutturazioni e gestione di crisi bancarie.

In merito alla trattativa con la Fondazione, mi limito ad affermare che il confronto è ancora in corso e che il Governo intende raggiungere concretamente il risultato di vedere riconosciuta allo Stato una quota di partecipazione corrispondente agli ingenti apporti di capitale effettuati in questi anni, entro e non oltre la celebrazione dell’Assemblea dei Soci che avrà all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio di esercizio 2016 (perciò entro il 31 maggio 2017).

Naturalmente, desidero sottolineare che per il Governo la soluzione del negoziato, oltre al superamento di tutti gli accordi vigenti tra Stato e Fondazione, dovrà garantire forme minime di salvaguardia del ruolo storicamente esercitato dalla Fondazione nella vita sociale e culturale sammarinese.

Con riferimento, invece, alla revisione della struttura e della composizione dell’organo amministrativo, nella seduta del 13 marzo 2017 il Congresso di Stato ha adottato la Delibera n. 17 – Pratica 0383 con cui sono state ufficialmente avviate le procedure per la convocazione dell’Assemblea dei Soci di Cassa di Risparmio per la sostituzione delle cariche sociali, con la nomina del Presidente e dei componenti il Consiglio di Amministrazione.

L’Assemblea dei Soci di Cassa si è riunita il 10 aprile scorso e ha provveduto alla nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione nelle persone di Nicola Romito (Presidente), Filippo Francini (Vice-Presidente), Massimo Cotella (Consigliere), Luigi Borri (Consigliere), Giuliana Michela Cartanese (Consigliere), Andrea Rosa (Consigliere) e Angelo Lazzari (Consigliere).

Nella scelta dei 5 membri del Consiglio di Amministrazione di competenza dell’Ecc.ma Camera, il Governo ha individuato figure con skills professionali di elevatissimo livello, con esperienze rilevanti in campo bancario, con competenze tecniche significative in ambito giuridico e contabile, con un importante standing di relazioni anche internazionali; ha cercato profili adeguati a definire, prima, e a realizzare, poi, un piano di rilancio serio e credibile per il risanamento di Cassa di Risparmio.

Successivamente alla nomina del Consiglio di Amministrazione è emersa la notizia di un procedimento penale che vede coinvolto, seppur in modo marginale e indiretto, il dott. Romito.

Alla luce di tale notizia, dopo un confronto con l’azionista di riferimento che lo ha designato iniziato nei giorni scorsi e ultimato a conclusione della riunione di insediamento del Consiglio di Amministrazione svoltasi nella giornata di ieri, il dott. Romito ha formalmente rassegnato le proprie dimissioni dal ruolo di Presidente di Cassa di Risparmio.Nei prossimi giorni verranno attivate le procedure, previste dalle disposizioni statutarie e dalle norme di legge vigenti, per la convocazione dell’Assemblea dei Soci, che dovrà deliberare in merito alla sostituzione del dott. Romito.

Desidero cogliere l’occasione di questo dibattito consiliare per ringraziare pubblicamente il dott. Romito, per la sensibilità istituzionale e per la dignità personale da lui mostrata assumendo una decisione tutt’altro che scontata, una decisione che definirei inedita e inusuale, ancor di più se si tratta del settore bancario e finanziario. A chi oggi grida allo scandalo, desidero umilmente rammentare gli esempi di “eccellenti” e “autorevoli” rinviati a giudizio che sono rimasti aggrappati sino all’ultimo istante e in alcuni casi tuttora sono aggrappati alle loro posizioni apicali e dirigenziali, peraltro lautamente retribuite. Sarebbe interessante conoscere il pensiero degli scandalizzati dell’ultima ora anche a riguardo di questi rinviati a giudizio, peraltro imputati di ipotesi di reato ben più gravi di quelle contestate al dott. Romito. Ma si sa, in politica il moralismo a doppia velocità è pratica assai diffusa.

Non posso non nascondere una punta di amarezza per questo inevitabile epilogo, in quanto credo che Cassa di Risparmio e San Marino perdano una professionalità notevole che avrebbe dato un contributo consistente nel processo di ristrutturazione, rilancio e internazionalizzazione di Cassa e del settore bancario e finanziario sammarinese.

Ritengo tuttavia che su un piano strettamente politico non vi fosse alternativa alle dimissioni del dott. Romito per risolvere quello che Governo e maggioranza nei giorni hanno definito “incidente di percorso”, di cui francamente non solo ne avrei voluto ma ne avrei anche dovuto fare a meno.

Infatti sono stato io a indicare il nome del dott. Romito, quale Presidente del CdA di Cassa, e di conseguenza sono io ad assumermi la responsabilità politica, piena e esclusiva, di una scelta tecnica basata sulla necessità di avere uomini esperienza in grado di affrontare le numerose problematiche che affliggono Cassa, ma che – desidero sottolinearlo da subito – non deve in alcun modo rallentare o interrompere la road mapdelineata dal Governo nel percorso di rilancio di Cassa di Risparmio.

A chi in queste settimane ha bollato come “incomprensibile” l’accelerazione impressa dal Governo nella nomina del nuovo CdA di Cassa di Risparmio, desidero rispondere che la nostra azione è ponderata e non ha come unica finalità la partecipazione, comunque molto importante, con le carte in regola agli Spring Mettings del Fondo Monetario Internazionale.Con la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione, infatti, abbiamo inteso avviare da subito, senza perdere ulteriore tempo, una fase di profonda riorganizzazione della banca che dovrà portare alla nuova patrimonializzazione ed al rilancio dell’azienda e del suo ruolo nel tessuto economico e sociale del Paese. Il nuovo CdA è quindi chiamato ad un ruolo molto importante, a partire da un approfondito lavoro di analisi della situazione aziendale che dovrà portare all’approvazione del bilancio d’esercizio nei termini previsti dalle normative vigenti, della sua organizzazione e della capacità di tornare rapidamente a generare reddito. I soci saranno chiamati a sostenere la banca e lo Stato farà la sua parte ma parallelamente sarà necessario che il Consiglio di Amministrazione predisponga nei primi 90/120 giorni un piano industriale di rilancio di Cassa di Risparmio, che preveda un progetto di internazionalizzazione e di posizionamento strategico, nonché di gestione dei non performing loans

Quelle che le forze di opposizione hanno definito “ingiustificate forzature”, in realtà sono stati atti consapevolmente messi in campo per raggiungere l’obiettivo primario su cui si è focalizzata l’azione di Governo in queste settimane, cioè l’insediamento di una nuova governance alla guida di Cassa di RisparmioOra che la nuova governance c’è e permettetemi di rivendicare questo risultato con fierezza e orgoglio, il Governo dovrà impegnarsi concretamente per trovare le forme e le modalità tese a garantire un effettivo coinvolgimento anche delle forze di opposizione nell’attività di gestione e di controllo di quella che da più parti viene giustamente definita “Banca di Stato”.Cassa di Risparmio, rappresenta per il nostro Governo il player strategico su cui basare il progetto di riorganizzazione e di internazionalizzazione del settore bancario sammarinese. Al termine di questo percorso a San Marino dovranno operare istituti di credito più solidi sul piano patrimoniale, più dinamici nell’intercettare capitali e nell’esportare prodotti finanziari di alta qualità; istituti di credito che, sotto la guida di amministratori e dirigenti altamente professionalizzati, possano relazionarsi e competere con intermediari finanziari europei e extraeuropei.

IL FUTURO

mi avvio alla conclusione del riferimento, svolgendo alcune riflessioni che vogliono essere una risposta costruttiva a chi – correndo il rischio di apparire un po’ come l’uomo che ha una tale passione per il sistema e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità per non vedere il vedibile e a non udire l’udibile pur di legittimare la propria logica – da settimane sostiene che il Governo non ha una visione di futuro in ambito economico e finanziario.Non solo la visione c’è, ma si basa su alcuni pilastri facilmente individuabili che desidero condividere con l’Aula Consiliare.

In primo luogo, la scelta strategica di far intervenire lo Stato a supporto di Cassa di Risparmio e, ove possibile, dell’intero settore bancario, per difendere risparmi, depositi e investimenti. Questa è una scelta di fondo che inevitabilmente si ripercuote sulla gestione degli NPLs che – come ho avuto modo di ribadire in più di un’occasione – sarà pubblica, sarà oggetto di un rigoroso controllo e di un’attenta supervisione ad opera dello Stato e sarà portata avanti nell’interesse esclusivo della comunità sammarinese.

In secondo luogo, c’è l’obiettivo – ritenuto fondamentale dal Governo – dell’accreditamento internazionale del nuovo modello di sviluppo. Occorre superare un’impostazione delle relazioni economiche e finanziarie fondate su un bilateralismo ormai divenuto vetusto, antiquato. Le relazioni economiche e finanziarie vanno imperniate attraverso una visione che consenta di acquisire credibilità e autorevolezza sul piano multilaterale, nel rapporto con il Fondo Monetario e la Banca Mondiale, e nel contesto europeo, nel rapporto con la Commissione e la B.C.E.

Seguendo rigorosamente queste due direttrici, ritengo che San Marino possa puntare a diventare un hub di servizi bancari e finanziari ad alto valore aggiunto e in tal senso la scelta di conquistare una maggiore integrazione con l’Unione Europea e con il resto del Mondo va interpretata in termini di opportunità e non di problematica. Va rafforzata la nostra capacità di attrazione di capitali e progetti imprenditoriali esteri e in questa ottica diventano nevralgici il mantenimento di un adeguato livello di efficienza fiscale, l’ampliamento delle relazioni con altri Stati e in particolare con le economie in via di sviluppo, l’incentivazione della libertà nei movimenti di capitali, la stipula di accordi bilaterali per la promozione e la protezione degli investimenti e l’implementazione dei servizi e delle competenze finanziarie necessarie a far diventare il sistema bancario interlocutore di idee, progetti e risorse, che vanno sviluppate nell’interesse della comunità sammarinese.

Il Governo si sta muovendo attivamente al fine di elevare il potenziale di crescita nazionale all’interno del contesto internazionale e competere nel mercato unico europeo tenendo conto delle dimensioni e delle peculiarità stesse del nostro Stato e valorizzando il posizionamento geografico strategico nell’area Mediterranea. Oggi, per San Marino la vera sfida risiede nell’individuazione di specifici drivers di crescita all’interno di un modello di sviluppo più sostenibile ed in uno scenario internazionale profondamente mutato da alcuni anni a questa parte. Il sistema bancario sammarinese, per essere proiettato verso il futuro, ha necessità di una visione più ampia, collocandosi a pieno titolo nel mercato europeo e non europeo; va ricercata una concreta revisione del modello di business delle banche e dei servizi finanziari, concentrandosi su servizi sempre più innovativi e ad alta professionalità, in grado di dare risposte alle esigenze della clientela locale e di intercettare l’interesse di investitori esterni. Si deve giungere all’implementazione dei servizi e delle competenze finanziarie offerte, facendo diventare il sistema bancario sammarinese un luogo in cui nascono progetti, idee e risorse innovative, caratterizzato da una perfetta integrazione con gli altri settori economici interni e con i mercati esterni.

Siamo di fronte ad un processo di radicale trasformazione e di profondo cambiamento e di fronte al cambiamento è normale sentirsi più fragili e più indifesi. Il nuovo, di per sé, spaventa e porta ad adottare forme di auto protezione. Tuttavia, personalmente ritengo che oggi ci troviamo di fronte a una delle ultime occasioni per ridare una prospettiva seria e credibile al nostro Paese, in un contesto di legalità, trasparenza e cooperazione fiscale e finanziaria. E’ un cambiamento che non ha alternative, è un cambiamento che va perseguito con coraggio e determinazione.

Sono perfettamente consapevole che le nostre azioni, ancora, non sono state all’altezza della vastità delle sfide esistenti. Però, riprendendo le parole usate in un intervento del giugno 2008 in Minnesota dall’ex Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama, questo è il nostro momento. Questa è il nostro tempo. Il tempo di voltare pagina rispetto al passato. Il tempo di apportare una nuova energia e nuove idee alle sfide che abbiamo di fronte. Il tempo di offrire una direzione nuova al Paese che amiamo”.

 

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