Mazzini e mazziniani: chi erano veramente costoro?

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San Marino. Dopo aver letto, non senza soddisfazione, sia intima che a carattere nazional popolare, la sentenza di primo grado del processo per il Conto Mazzini, non ho potuto fare a meno di pensare ai Promessi Sposi, ma non alla parte sul vero amore tra i due giovani popolani, bensì a quell’alveo tipico dell’epoca fatto di sotterfugi, feudi e potentati gestiti a tavolino dove il volere del potente di turno non aveva nulla a che fare col bene della comunità ma semplicemente seguiva quei capricci necessari ad alimentare la fame atavica di potere. Così condivido coi lettori una storiella… di pura fantasia, s’intende….
Ci fu un tempo in cui, oltre vent’anni fa, si costituì un gruppo di cittadini, che con competenza professionale e spirito di servizio, si contrapponeva a quella politica becera e affaristica, che imperversava in quegli anni d’oro. I quali poi si riveleranno nemmeno “placcati oro”, anzi ebbero conseguenze disastrose per il Paese, a causa di un manipolo di persone che oggi tornano alla ribalta della cronaca, ma solo grazie alle conferme di condanna pronunciate dal giudice.
I primi personaggi di questa storia, presto persero di vista gli scopi statutari del movimento e, nascosti dietro l’ironia del proprio nome, perseguirono una vera e propria “oligarchia autoreferenziale”, attraverso la quale occuparono tutti i posti apicali dello Stato per gli anni a venire. I secondi, ossessionati dal fascino dei poteri forti, vollero svendere a caro prezzo la propria Madre Patria ma, vittime dei propri personalismi, bisticciarono come bambini per il pallone. Il drappello dei più guerrafondai costituì quello che il procuratore del Conto Mazzini ha definito “organizzazione di stampo politico”, con buona pace di tutti coloro che credono ancora che esista la Politica con la P maiuscola e tutte le mattine provano a fare del loro meglio, con spirito di servizio, con le proprie competenze, anche solo da semplici cittadini.
Il resto è storia recente, con gli arresti eccellenti, che di eccellente hanno solo la gravità dei reati commessi contro la Repubblica, e con tutto l’iter processuale del Conto Mazzini.
“Sia ben chiaro – dicono i giusti – nessuno è colpevole fino a condanna”.  Così da ieri, nell’omertà generale, si è cominciato a dire: “Bisogna spettare il terzo grado di giudizio!” Ma mio nonno diceva sempre che, davanti a noi stessi, se siamo veramente colpevoli, lo sappiamo e tali rimaniamo, per tutti e per sempre, anche in caso di prescrizione.

E non prendiamoci in giro brandendo il “nuovo” a fronte di qualche ragazzino finito in Consiglio, il quale subisce ancora una volta l’ingerenza degli squali per mano di un manipolo di caporaletti.
Ma non vogliamo scadere in dietrologie fin troppo inflazionate negli ultimi anni.  Ci piace pensare, da garantisti sfegatati quali siamo, che lo strano Leviatano della vecchia politica rimasto in piedi sia il raggruppamento di coloro che veramente erano in buona fede e ignari di tutto ciò che accadeva dietro quella porta nella camera oscura dei loro vecchi partiti durante gli ultimi 25 anni, anche mentre erano maggiordomi di quei Reggenti poi finiti agli arresti, o segretari particolari di Segretari di Stato condannati poi in primo grado, o furono Reggenti e Segretari loro stessi, quando insieme alla maggior parte dei mazziniani furono co-fondatori di movimenti e partiti politici, che poi coordinarono e presiedettero. Povere vittime ignare?

Se fosse rimasto loro un briciolo di dignità e di amore per questo Paese, capirebbero che non è il caso nemmeno di essere iscritti a un partito, o semplici aderenti di un movimento politico, figuriamoci aspirare ad essere un Consigliere, un Congressista o magari un Reggente della Repubblica di San Marino.

Francesco Chiari

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