Commissione giustizia, punto e a capo. Ritirate le dimissioni

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San Marino. Che fosse una questione spinosa, lo si sapeva da tempo. E in effetti, questa notte, in Consiglio, la vicenda della commissione giustizia è esplosa in tutta la sua virulenza.

Da un parte, l’ordine del giorno delle opposizioni che chiedeva di soprassedere al comma 6, dove erano previste le sostituzioni dei tre dimissionari. Le ragioni dell’atto stanno nel fatto che, a giudizio delle forze politiche firmatarie, le condizioni che avevano portato alle dimissioni, non erano affatto risolte. Difficile quindi sostituire le persone come se nulla fosse accaduto, quasi sconfessando la loro azione. Un altro problema è che gli eventuali sostituti non avrebbero mai potuto sapere cosa è effettivamente successo in commissione. “Ci sono stati episodi che non emergono. Chi entra dopo, queste cose non vissute non potrà mai recuperarle” fanno notare dall’opposizione.  Per questo, le condizioni politiche non consentono, né la nomina di chi si è dimesso, né quella di nuovi. Infatti, ci sono questioni ancora in itinere devono essere sbrogliate e finché la situazione non sarà chiarita non si potrà procedere. Tutte ragioni legittime e riscontrabili negli atti di Consiglio e Commissione. Per questo si chiedeva di spostare le nomine a febbraio.
Da un’altra parte la Reggenza, che fa presente l’irritualità della proposta delle opposizioni, perché non si può cambiare l’ordine del giorno del Consiglio, ovvero cancellare un comma, con un altro ordine del giorno.

Roberto Ciavatta, capogruppo di Rete, a quel punto fa notare che non si chiede di cancellare il comma, ma di farlo slittare ad altra seduta, magari a febbraio, come altre volte è avvenuto in caso di nomine.

Sull’altro fronte la maggioranza, che non ci sta e non accetta nulla. Roberto Giorgetti si dice perplesso: “Mi stupisce questa richiesta – commenta – dopo che i membri sono usciti sbattendo la porta, rifiutando mediazioni e, come nel caso di Ciavatta, promettendo denunce penali ai colleghi e minacciando dimissioni dal Consiglio”.

Ma nessuna denuncia è stata avanzata ai colleghi di commissione. Chiarito questo fatto, tuttavia, non è che gli animi si rasserenino e Mimma Zavoli non manca di sottolineare con veemenza i diversi passaggi della storia complessa della commissioni giustizia. È un ginepraio da cui è difficile uscire, anche perché ci vogliono i due terzi dell’aula per votare i sostituti: con le barricate da una parte e dall’altra, non si arriva a nessun risultato. Ci possono essere delle forzature, come la convocazione d’urgenza di dicembre e come il Consiglio Giudiziario convocato due volte in un mese, ma anche qui senza risultato.

L’unica mossa possibile, è ritirare le dimissioni da parte dei tre membri di opposizione, nell’attesa che i prossimi giorni la matassa si possa districare. E così si decide.

Insomma, chi ha più giudizio l’adoperi, come dicevano i nostri vecchi!

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