L’Università di San Marino portatrice di pace e partecipazione per trovare la felicità sociale

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L’UNIVERSITA’ DI SAN MARINO PORTATRICE DI PACE E PARTECIPAZIONE PER RITROVARE LA FELICITA’ SOCIALE. Questo in estrema sintesi il tema sul quale si è sviluppata la lectio magistralis tenuta dal Prof. Giuliano Amato.

Si è svolta ieri al Kursaal la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico alla presenza degli Eccellentissimi Capitani Reggenti , dei Segretari di Stato e soprattutto di tanti studenti e liberi cittadini che credono nel messaggio, oltre all’indotto economico, che il nostro ateneo porta dentro e fuori dalla Repubblica.

Il Magnifico Rettore Riccardo Petrocelli ha aperto l’anno accademico “lanciando la mantella di zibellino” con un discorso sentito ed apprezzato, incorniciato da una scritta che campeggiava alle sua spalle la quale esortava al “cessate il fuoco” generale, visto che nel mondo insistono decine e decine di conflitti oltre a quelli che ci riguardano più da vicino per geografia o cultura, proprio mentre gli accademici cercano di elevare, con lavoro costante, il livello culturale globale ed il dialogo. E poi stata la volta del Segretario di Stato Andrea Belluzzi il quale ha riportato la sua visione sulla crescita e lo stato di forma del nostro ateneo che dopo anni di duro lavoro e di gavetta sostenuti da uno staff più volte ringraziato pubblicamente per il suo operato, sta finalmente raccogliendo i frutti in termini di iscritti e di prestigio dei corsi di laurea proposti. Infine è arrivata la lectio magistralis del Professor Giuliano Amato la cui oratoria delicata è qualcosa che merita di essere ascoltata e che riporta quei valori imprescindibili che un tempo si ascoltavano dalla bocca dei nonni a tavola, di domenica. Molto meglio dei reel instagrammabili di mega imprenditori o sedicenti tali che snocciolano i segreti della riccanza, a loro dire fomentando, più o meno consapevolmente, l’individualismo e quella “felicità privata”, contrapposta alla “felicità sociale”, che in ultima analisi annichiliscono il dialogo ed ancor più il contraddittorio tra persone che dovrebbero saper confrontarsi democraticamente. Invece tutto sembra voler portare ad una faziosità e ad una necessità di certezze nel definire ogni questione, dal colore delle scarpe di tendenza a quello della pelle, piuttosto che di genere, perché è di questo passo, un piede dietro l’altro con incedere solerte che a furia di dover scegliere solo in sistema binario, uno/zero, bianco/nero, bello/brutto, giusto/sbagliato che si arriva ad una guerra.

Dunque chi si aspettava business plan, bilanci consuntivi e preventivi su UNIRSM sarà rimasto deluso mentre noi ringraziamo il nostro ateneo per il suo ruolo di veicolo di cultura e sistema di vasi comunicanti del dialogo interno ed esterno alla nostra antica Repubblica, capace di accrescere ed esportare il proprio genius loci, portatrice sana di Pace e Partecipazione.

di Francesco Chiari