Il 25 marzo ricorre l’anniversario dell’Arengo

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Il modo migliore per celebrare gli avvenimenti storici è quello di diffonderne la più approfondita conoscenza. L’Arengo dei capi-famiglia del 25 marzo 1906: una data memorabile per la Repubblica di San Marino. Il 25 marzo 1906 ha costituito per la Repubblica un avvenimento civile e storico. Civile, perchè lo svolgimento dell’Arengo, la sua conclusione e l’accettazione non contestata dei suoi risultati hanno dimostrato, in tempi che appaiono e che erano di fatto ancora distanti da una normale consuetudine a vivere la democrazia, come il popolo sammarinese sappia rispettare le decisioni adottate dalla sua maggioranza. Storico perchè l’Arengo ha segnato la fine di una gestione del potere ristretta, limitata a determinate e privilegiate categorie, chiusa alla partecipazione del popolo, non conforme all’evoluzione dei tempi, incapace di tutelare gli interessi della collettività e di far procedere il Paese di pari passo con il progresso incalzante. Alla luce di queste considerazioni la Repubblica si accinge a celebrare il 115° anniversario dell’Arengo: un avvenimento che ha inciso nella conquista della democrazia ed al quale ci si può e ci si deve riferire, pur nel ricordo di contestazioni e di divisioni inevitabili nelle battaglie politiche, come momento di unitarietà di risultati. E se a distanza di tanti anni, un evento storico muove ancora energie, interessi, curiosità, studi, approfondimenti, dibattiti, qualcosa di quell’evento è ancora di rilevante importanza anche per il nostro presente che considera la data del 25 marzo 1906 una pietra miliare del cammino della comunità sammarinese. Ma qual è l’insegnamento storico che soprattutto il giovane cittadino deve trarre da una vicenda così significativa? Qual è l’elemento della sua ancor viva attualità? Perchè il 25 marzo resta una delle giornate fra le più sentite delle celebrazioni ufficiali delle feste nazionali della nostra Repubblica? La mia opinione è che non ci sia battaglia politica ove non sia presente un confronto civile, che non ci sia crescita sociale senza il riconoscimento delle ragioni altrui, senza il dialogo, senza il rispetto per l’altro inteso come “persona”.

Elisabetta Righi Iwanejko