“New York,1996. Madilyn, ventuno anni, si perfeziona nel canto e studia Letteratura all’Università. Non conserva altro che un vago ricordo di neonata del fratello Jacques, cresciuto in Francia probabilmente. Occorreranno tempo e confronti per arrivare a ricomporre un puzzle disordinato:il gatto soriano Miguel, l’eccentrico campione di tuffo Robert Louis Tyndall, Tante (tata, zia) Celeste e un ritorno in Europa la guideranno in modo irrinunciabile verso la risoluzione di dubbi mai chiariti.”
Questa la sinossi del tuo romanzo “Jam-Roll”. Il destino è nel nome sostenevano gli antichi, perché hai scelto questo titolo?
“Sin da bambino ho nutrito un interesse spiccato per appellativi, nomignoli, titoli, soprannomi. ‘Jamroll’ in Nord-America ha un fiume di accezioni semantiche. Lascio a voi lettori l’attribuzione dei significati piu’ costruttivi e meglio interpretativi (e non dimenticate il trattino in copertina frapposto a Jam e Roll!) perché le ragioni di questo titolo sono differenti. La risoluzione più chiara di tutte la trovereste nell’immagine di copertina di questa sua prima edizione…”
Inviti a fare un viaggio senza giudizio all’interno del “piccolo mondo” di Madilyn… com’è il suo mondo?
“Madilyn è consapevole di essere autenticamente originale e di essere per questo guardata dagli altri in un certo modo. È comunque una sentimentale che non ha alcun timore di essere giudicata per qualche lacrima in più, o per il suo attaccamento devoto a Tante o al fratello. Tutte le sue fragilità di oggi riflettono inconsapevolmente quel che accadde nei suoi trascorsi di bambina in un contesto famigliare fatto di arte, stravaganze, distorsioni, squilibri. Può aiutare molto lasciarsi andare, nella lettura, abbattendo ogni ritrosia iniziale perché Madilyn abbia il tempo di acquisire assieme a noi maggiore consapevolezza del suo stato di felicità”.
Jacques, Rob, Miguel sono gli altri personaggi del libro. Quanto di te c’è in loro?
“Ognuno di loro, assieme a tutti gli altri, è come se fosse un mio figlio. A partire dai loro nomi. Ogni loro atto, ogni decisione è guidata dalle mille potenziali flessioni dell’Essere sul Mondo. Sono entrati ufficialmente nel mio cosmo a dodici anni e mezzo, quando la società ti deve persuadere di abbandonare ogni fantasia sull’amico dei sogni, un fratello ideale, un padre o una madre esemplari. Poi finiamo tutti per abituarci a storture sociali anche inaccettabili: finisce così”.
Se vogliamo, Madilyn può ricordare meglio il papà artistico nella sua adolescenza, Jacques gli si può avvicinare di più nel suo momento di studente globetrotter, Rob gli si può accostare come giovane adulto. Qualcuno di loro ho avuto poi il privilegio di frequentarlo per davvero, seppure in altra veste e identita’:porto l’esempio di Tante, appartenuta a un mondo che non ci è più dato di vedere così spesso, che mi ha regalato il privilegio della sua vicinanza”.
Cosa significa per un autore pubblicare un libro? Perché si è così generosi da arrivare a decidere di condividere la propria storia?
“Credo che l’atto della scrittura, al suo nascere, si discosti di molto dal pensiero della pubblicazione: se si arriva a questa, occorrerebbe avere qualcosa da offrire -come tendendo le mani. Leggendo Jam-Roll non migliorerà la nostra condizione spirituale, probabilmente rifletteremo però su come ci siamo evoluti (l’interpretazione è a discrezione) da venti anni a questa parte. Abbiamo voluto abbattere degli stereotipi sociali che ci annoiavano, ma non ci siamo però sentiti meno soli o alienati. Oggettivamente ho realizzato che i personaggi di questo romanzo coesistevano in me, ormai da sempre, in un aeroporto in cui divagavo disegnandone i lineamenti e le parole che mi rivolgevano”.
Che valenza ha oggi per te la scrittura?
“È rappresentata visualmente da taccuini e quaderni, vitali per quanti pasticci ed elucubrazioni possano imbrattarli. La scrittura, come ogni altro fare artistico, dovrebbe essere attuata per lasciare qualcosa a chi verrà dopo di noi”.
Recitazione, scrittura, disegno… quale di queste nobilissime forme d’espressione ti riflette meglio?
“Questi tre canali di espressione possono entrare l’uno in ausilio dell’altro. Nella mia esperienza li trovo intersecati da sempre. Gli attori vivono e respirano sui testi scritti ogni giorno, i registi disegnano story-boards. Sono stato uno di quei bimbi che chiedevano alla propria madre i pastelli a colori o gli acquerelli, in regalo. Senza pensieri sul risultato, nessun bambino cresciuto dovrebbe mai smettere di disegnare: quella casina a strisce, un giorno potrebbe trasformarsi nella magione di Madilyn!”
Quando hai cominciato a scrivere?
“Ufficialmente, da ragazzino mi scrivevo delle storielle autoconclusive per poterle illustrare. Sempre tra i dodici e i tredici anni. Materiale molto imbarazzante agli occhi dell’adulto di oggi, ma trasmetteva tutta la mia idolatria verso sceneggiatori e fumettisti molto popolari”.
Mettere il proprio personaggio nei guai: è questo che uno scrittore deve fare. Quanto ti sei divertito in questo senso?
“Sempre più ci si impegna a occultare ogni genere di contorsione spirituale, di conflitto comunitario. Eppure un certo tipo di corrosione umana e sociale c’è, e ci fa soffrire parecchio. L’arte dello scrivere non può esimersi dal parlarne, fingendo che certe cose non esistano. Esorcizzare può andare anche bene, ma solo fino a un certo punto. Ottenere gratificazioni quotidiane, un successo di qualsiasi tipo e la serenità ci richiedono uno sforzo continuo: una lotta nel pieno rispetto di regole che fanno parte del nostro essere”.
Un’autrice ama ripetere “la scrittura mi ha fatto risparmiare i soldi dello psicologo”. Anche tu vi attribuisci una valenza terapeutica?
“Affrontati con onesto e umano abbandono, scrivere (come recitare e disegnare) sono al di fuori di ogni dubbio terapeutici. Possono darci una mano iniziale nella comprensione di noi stessi, e di noi in mezzo a tutti gli altri”.
Il libro oltre che online può essere acquistato presso la libreria “Isola del libro” (Centro Atlante-Repubblica di San Marino)
(Fonte: Zomma News)