Non convalidato l’arresto di Carola Rackete: è libera. Ma il prefetto firma l’espulsione.

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Il gip di Agrigento, Alessandra Vella, non ha convalidato l’arresto della comandante della Sea Watch, Carola Rackete, escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra e ritenendo che il reato di resistenza a pubblico ufficiale sia stato giustificato da una «scriminante» legata all’avere agito «all’adempimento di un dovere», quello di salvare vite umane in mare. Viene dunque meno la misura degli arresti domiciliari deciso dalla procura che aveva chiesto la convalida della misura restrittiva e il divieto di dimora in provincia di Agrigento.

Ma in serata il prefetto di Agrigento, Dario Caputo, ha firmato il provvedimento di espulsione per la comandante della Sea Watch. Le procedure, in corso di definizione, già annunciate del Viminale, non saranno comunque operative senza il nulla osta della procura della Repubblica che potrebbe opporsi sostenendo esigenze legate a «ragioni di giustizia», visto che Carola è sottoposta a due procedimenti penali e il prossimo 9 luglio dovrà tornare ad Agrigento per rendere interrogatorio in qualità di indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Non si è fatto attendere il commento di Matteo Salvini alla notizia dell’arresto non convalidato: «Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera». La donna, ha subito annuncia il ministro dell’Interno, anticipando di fatto il provvedimento di espulsione, «tornerà nella sua Germania, dove non sarebbero così tolleranti con una italiana che dovesse attentare alla vita di poliziotti tedeschi. L’Italia ha rialzato la testa: siamo orgogliosi di difendere il nostro Paese e di essere diversi da altri leaderini europei che pensano di poterci trattare ancora come una loro colonia. La pacchia è finita».

Salvini in una diretta Facebook ha poi affondato il colpo sulla magistratura: «Quanto è urgente la riforma della giustizia, cambiare i criteri di assunzione, selezione e promozione di chi amministra la giustizia in Italia – detto -. Questa non è la giustizia che serve a un Paese che vuole crescere». E ancora: «Mi vergogno che in questo Paese arrivi il primo dall’estero e metta in pericolo le vite di militari italiani. Vorrei capire questo giudice cosa fa, se una pattuglia dei carabinieri intima l’alt ognuno è legittimato a speronare l’auto dei militari? Pessimo segnale».

Infine: «Se qualcuno pensa che io molli, si sbaglia».

L’altro vicepremier, Luigi Di Maio, si schiera al fianco del collega leghista: «Sorprende la scarcerazione di Carola Rakete. Io ribadisco la mia vicinanza alla Guardia di finanza in questo caso». Poi la riflessione: «Ad ogni modo il tema è la confisca immediata della imbarcazione. Se confischiamo subito la prossima volta non possono tornare in mare e provocare il nostro Paese e le nostre leggi».

Fonte La Stampa

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