Italia: Governo alla prova sulla sicurezza bis, stasera il voto di fiducia

Salvini sulla Tav: 'Chi dice no mette a rischio il Governo'

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Italian Prime Minister Giuseppe Conte (C), Italian Deputy Premier and Labour and Industry Minister Luigi Di Maio (L) and Italian Deputy Premier and Interior Minister, Matteo Salvini, attend a press conference after a Cabinet at Chigi Palace in Rome, Italy, 17 January 2019. ANSA/CHIGI PALACE PRESS OFFICE/FILIPPO ATTILI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Nell’Aula del Senato l’esame delle questioni pregiudiziali sul decreto legge sicurezza bis. Sono due quelle finora presentate, una firmata da LeU ed un’altra dal Pd. Ad illustrare la prima questione pregiudiziale è la senatrice Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto ed esponente di LeU.

“Vi do la mia parola che niente e nessuno mi spaventa e ci spaventa. Andiamo avanti come treni“, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in visita a Nerviano, nel Milanese.

DIRETTA DALL’AULA DEL SENATO

http://www.ansa.it/sito/notizie/flash/2019/08/04/tav-salvini-chi-dice-no-mette-a-rischio-il-governo_77a83395-0df5-4b7c-9076-f8f0059015d2.html 

IL PUNTO

La maggioranza assoluta, con ogni probabilità, non sarà raggiunta. E anche se il decreto sicurezza bis passerà in Senato, Matteo Salvini “conterà i voti” dei senatori M5s, per valutarne la tenuta. Sarà un ulteriore spunto di riflessione per capire se la maggioranza giallo-verde ha ancora la forza di andare avanti. E’ quanto trapela in serata, dopo l’ultimo aggiornamento del pallottoliere in Senato e mentre il leader leghista, da Colico, attacca a testa bassa gli alleati e li avverte sull’altro passaggio atteso in Aula prima delle vacanze, la Tav: “La mozione M5s è un problema, chiunque dirà no metterà a rischio il governo. Sono stufo degli attacchi di Di Battista, Di Maio, Grillo, Toninelli: o tutti fanno il loro lavoro o la pazienza finisce”, avverte. In quarantotto ore, un pericoloso crocevia di voti al Senato sul decreto sicurezza bis e sulla Tav, rischia di aprire una inedita crisi ferragostana. L’attenzione è tanta. Il decreto salvianiano, con un’accelerazione, dovrebbe essere votato con la fiducia lunedì sera e passare, anche grazie ad assenze come quella dei senatori vicini a Toti. Ma Salvini non si fida della capacità di tenuta del gruppo pentastellato: una pattuglia di dissidenti M5s – sei, secondo gli ultimi calcoli – rischia se non di affossare il testo, di far mancare la maggioranza assoluta.

E a quel punto potrebbe aprirsi un problema politico. “Vedremo, la giornata sarà lunga, io sarò in Senato per il voto”, dice Matteo Salvini ostentando sorrisi, all’ultimo giorno di vacanza a Milano Marittima. Giornata in spiaggia con i figli, pranzo con amici e colleghi tra cui i ministri Fontana e Bussetti, serata in piazza a Colico, nel lecchese. Il vicepremier ignora le critiche per la sua performance alla consolle del Papeete beach (“Porti rispetto per l’inno di Mameli”, attacca Nicola Zingaretti) e anche per lo scontro con un cronista di Report sul caso Savoini. Non abbassa i toni. E moltiplica gli avvertimenti al M5s. Tanto che ingaggia un nuovo duello con Alessandro Di Battista: “Stasera potrei mandarlo a cagare”, dice greve. E il pentastellato risponde per le rime: “Non me ne frega nulla che si sia inginocchiato davanti ad una cubista, mi indigna che si sia inginocchiato davanti al potere dei Benetton e alle Coop, anche quelle rosse”, infilza. A Luigi Di Maio, il vicepremier leghista ha chiesto di dare il via libera a temi per il M5s tossici come trivellazioni, sanatoria per l’Ilva, Gronda, termovalorizzatori. E Autonomia. Altrimenti, ha scandito, sarà crisi.

Di Maio si mostra in video, in t-shirt, ma parla di altro, di norme sul lavoro. Non replica, per non dare sponde alla campagna agostana di Salvini a caccia di voti nel centro-sud, che dal 7 all’11 agosto toccherà Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. Il pentastellati non vogliono dare all’alleato pretesti per rompere: il ministro Bonafede media sulla giustizia.

Ma il problema, spiega un leghista, è che Di Maio rischia di non tenere i suoi gruppi parlamentari. La maggioranza sulla carta conta 167 senatori (difficile però che Umberto Bossi riesca ad esserci). Se il decreto sicurezza bis fosse bocciato – ipotesi assai remota – si aprirebbe la crisi. Ma se, nel voto di fiducia, l’asticella si fermasse sotto la maggioranza assoluta di 161, potrebbe essere anche Salvini, oltre alle opposizioni, a porre il tema politico di una maggioranza che non c’è. A serata in casa leghista trapela ottimismo. Secondo i calcoli, sarebbero sei i Cinque stelle pronti a non votare la fiducia.

Ma i Cinque stelle hanno rassicurato la Lega: quel numero può solo ridursi, non aumentare. Oltre a Elena Fattori, che potrebbe votare No, gli altri potrebbero uscire dall’Aula: si citano Virginia La Mura, Lello Ciampolillo, Matteo Mantero, Alberto Airola, Pietro Lorefice, Mattia Crucioli. In più, ad aiutare dovrebbe arrivare l’uscita dall’Aula di cinque o sei senatori ‘totiani’ ma potrebbe esserci anche alcune assenze ‘amiche’, per abbassare il quorum, ad esempio tra le fila FdI. Ancora quarantotto ore assai delicate. Ranghi serrati: tutti convocati. Matteo Renzi, per dire, torna dagli Usa per essere presente in Aula. Perché oltre al dl sicurezza, martedì si voteranno le mozioni sulla Tav e allora emergerà con chiarezza la spaccatura giallo-verde. La Lega voterà contro la mozione No Tav del M5s ma dovrebbe dire sì a quelle pro-Tav di Pd, FI e Bonino. I leghisti scioglieranno la riserva però solo dopo aver riletto i testi, per verificare che non nascondano tranelli.

Fonte ANSA

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