UNAS: frontalieri, spesso una scelta obbligata

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San Marino. Le imprese già esistenti e attive sul Titano sono il punto di partenza per “fare” sviluppo: una legge che si ponga l’obiettivo di incrementare economia e posti di lavoro non può quindi non tenere conto delle loro istanze. Con questo incipit, Unas, Unione Nazionale Artigiani Sammarinesi, dopo il botta e risposta dei giorni scorsi con la Segreteria di Stato per l’Industria, sul progetto di legge per lo Sviluppo, torna a esprimere le sue perplessità sulla normativa, invitando i promotori a toccare con mano la realtà delle piccole-medie imprese sammarinesi. Gli Artigiani ci vanno più cauti delle volte precedenti e sottolineano che l’unico loro obiettivo è quello di “dare il proprio contributo per migliorare il progetto di legge- presto al vaglio del Consiglio Grande e Generale- e non alzare polemiche”. Però non possono tacere “le difficoltà per le proprie aziende- proseguono- legate alla disparità di trattamento e costi nel caso di assunzione di lavoratori frontalieri”.

Con l’introduzione di questa misura, sostiene Unas, il provvedimento sullo sviluppo si conferma una legge “con una visione distorta della realtà” evidentemente “scritta nel palazzo” poiché non tiene conto di come funzioni l’economia reale. Al contrario, “se si parla di sviluppo è necessario considerare realtà diverse- sottolinea l’associazione di categoria- le aziende artigiane, che necessitano di manodopera specializzata e formata, incorrono già oggi in fortissime difficoltà nella ricerca di personale sammarinese o residente, malgrado si parli di livelli di disoccupazione mai visti nel Paese”.
Quindi, una legge che introduce una “falsa liberalizzazione” del mercato del lavoro, grazie ad “agevolazioni forzate” imposte alle imprese per assumere sammarinesi e residenti, introdurrebbe per Unas delle disparità eccessivamente penalizzanti per chi compie “una scelta di fatto obbligata”. Il problema delle disoccupazione, visto da chi fa impresa a San Marino, e’ infatti paradossale: le aziende artigiane, insiste l’associazione presieduta da Loretta Menicucci, faticano a trovare lavoratori disponibili con le professionalità richieste all’interno dei confini sammarinesi.
Piuttosto che aumentare l’aliquota per l’assunzione di frontalieri, suggerisce Unas, devono essere poste in essere “politiche di incentivo, formazione e riqualificazione professionale sostenute dalla fiscalita’ generale e da una rivisitazione degli ammortizzatori”. In generale, non c’è da parte di Unas “nessuna contrarietà alla tutela messa in campo da uno Stato per i propri cittadini- sottolinea infine la nota- ma ciò non avvenga a discapito di chi deve necessariamente scegliere lavoratori non residenti”.
(Fonte: Dire.it)

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