Bassanini: “Avanti con la mission Open Fiber. Gigabit society solo con fibra al 100%”

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Patrizia Licata, giornalista. Banda ultralarga, l’Italia deve andare senza indugi nell’azione dei privati e nell’intervento pubblico: questo il messaggio scaturito dal confronto di “Italia a tutta fibra: scenari e prospettive dello stato della banda larga in Italia e nel mondo”, il convegno che si è tenuto oggi a Roma, realizzato dall’agenzia di stampa askanews e da Open Fiber con la collaborazione di Acea e Sirti. Mentre l’Italia aspetta la formazione del nuovo governo, Open Fiber “non cambierà indirizzo strategico e prosegue nella sua missione”, ha detto il presidente Franco Bassanini: “realizzare il più rapidamente possibile l’infrastruttura in fibra ottica, che è l’infrastruttura del prossimo futuro sia per le telecomunicazioni fisse che per quelle mobili 5G“. “Sui temi infrastruttura e fibra mi pare di registrare notevole consenso dalle parti politiche, per questo non se ne è parlato in campagna elettorale, dove si pone l’accento sui contrasti”, ha aggiunto Bassanini.

Non ci sono qui vie di mezzo”, ha proseguito il presidente di Open Fiber: “la fibra è quella che arriva fino a casa”; quella che usa il doppino di rame per entrare nelle abitazioni e negli uffici è un’altra cosa. “La differenza è radicale: linfrastruttura abilitante dell’industria 4.0, della moderna PA, delle auto autonome o delle applicazioni come il cloud “è la fibra ottica”, non la rete mista fibra-rame, perché la fibra è l’unica che ci può portare nella gigabit society. “Le innovazioni richiedono velocità pari in download e upload, affidabilità, stabilità, resilienza della rete, bassa latenza”, caratteristiche uniche delle reti cento per cento in fibra.

Bassanini ha ribadito dunque la validità del modello di investimento scelto dal governo italiano, con fondi pubblici per la copertura delle aree a fallimento di mercato, un progetto “molto importante ma di fatto appena partito a causa dei tempi di approvazione della Commissione Ue, dell’elaborazione dei bandi di gara e dei tanti ricorsi”, ha sottolineato Bassanini. Nelle aree non a fallimento di mercato, il presidente di Open Fiber non ritiene che gli investimenti dei privati nella tecnologia Fiber to the cabinet possa garantire la vera ultra-banda larga ed è qui che “è entrata in campo Open Fiber con CDP facendosi carico di un obiettivo di politica industriale del paese, ovvero dotare di un’infrastruttura di nuova generazione e di capacità competitiva 271 città, grandi e medie, in sinergia con le società delle reti”. Queste città (lavori già avviati in 65 sul totale di 271, con Napoli e Palermo tra le pià avanti nella copertura) si aggiungono ai circa 7.000 comuni con rete pubblica Infratel così da coprire un totale di 19 milioni unità immobiliari, ma “restano fuori circa 6-7 milioni unità, tra cui molte imprese, per le quali ancora non c’è certezza di collegamento in fibra fino all’edificio”. Sono le cosiddette aree grigie dove il governo sta studiando una forma di incentivo “con procedura di autorizzazione Ue in corso”, ha riferito Bassanini.Venerdì sarà invece in Gazzetta ufficiale il terzo bando aree bianche.

Intanto Open Fiber va avanti con accordi con i service provider, tra cui Vodafone e Tiscali e, ha garantito Bassanini, “siamo aperti a un accordo anche con Telecom Italia se vuole usare la nostra fibra”. Quanto alla concorrenza infrastrutturale tra l’incumbent e il nuovo entrante Open Fiber, “noi ce la giochiamo con buone possibilità di vincere”, ha detto, sia per la qualità del servizio offerto sia per il modello di business basato su azionisti “pazienti” che pensano sul lungo termine. “L’incumbent italiano, come quelli di tutti i paesi, ha una legacy che lo appesantisce”, quella rete in rame che è “un asset fondamentale ma che perde valore col diffondersi della fibra“; per questo “gli incumbent chiedono tempo, mentre i conti non tornano e gli azionisti chiedono ritorni nel breve periodo. Questo non va bene per un grande investimento infrastrutturale”. Spetterà “al mercato o al governo” decidere se avere una rete doppia o una rete unica per la fibra ottica, ma per il presidente di Open Fiber resta il fatto che “nel prossimo decennio avere un’infrastruttura in fibra ottica capillare su tutta l’Italia è la condizione necessaria per essere nel gruppo dei paesi avanguardia; altrimenti siamo condannati al declino”.

Il ruolo di uno stato moderno è quello di “qualificare gli interventi e l’utilizzazione dei fondi, anche europei e garantire ai cittadini la possibilità di ricercare benessere”, è intervenuto Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia. “Per farlo è necessario cominciare dalle aree che hanno più bisogno e dove l’operatore pubblico investe con criteri chiari”, ha sottolineato Arcuri in merito ai bandi Infratel. “La strategia della banda ultralarga è una questione troppo importante perché possa diventare oggetto della contesa politica. È necessaria per rendere l’Italia all’avanguardia, più forte e più competitiva. Noi abbiamo fatto il nostro dovere e iniziato a far fare investimenti affidandoli, banalmente, a chi ha vinto la gara. Ora non ci resta che verificare che i progetti si realizzino”. La rete sarà unica o se ne faranno due? Non è questo il punto: per Arcuri l’importante è fare in modo che non ci siano cittadini non coperti e che tutti abbiano accesso alla rete ultra-veloce, per superare il ritardo di sviluppo dell’Italia.

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