Il governo è pronto, si comincia a lavorare!

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I vincitori esultano. I vinti aprono il cahier des doléances. Solo Democrazia in movimento (Rete e MDSI) non ha perso la grinta consueta e la consueta lucidità analitica.

Adesso.sm appena dopo 48 ore dai risultati del ballottaggio ha pronta la squadra di governo: 7 segreterie di Stato, invece che 10, tutte le deleghe assegnate e un’agenda già pronta di cose da fare subito. A cominciare dal bilancio, che dovrà avere una connotazione meramente tecnica per evitare l’esercizio provvisorio. E per questo si chiede collaborazione e comprensione alle opposizioni. Poi, in prima battuta il neo segretario alle Finanze Simone Celli assicura su Carisp: deve rimanere dello Stato e si dovrà subito provvedere a una nuova governance. Sulle altre priorità, bisognerà attendere i prossimi giorni e l’insediamento ufficiale dell’esecutivo.

In ogni caso, il cambio del metodo, rimane il punto caldo del programma- “Cercheremo di lavorare fin da subito con la volontà di riunire le fratture che in quest’ultimo periodo si sono allargate, sia in politica che nel Paese. Non esistono soluzioni magiche calate dall’alto per risollevare l’economia della Repubblica. La nostra promessa per i prossimi cinque anni è di lavorare tutti assieme, maggioranza e opposizione, con umiltà e capacitò di ascolto e mediazione, per iniziare a costruire una strada nuova fatta di equità e meritocrazia, di leggi uguali per tutti, di un Paese capace di tutelare il suo territorio e i suoi cittadini, non lasciando indietro nessuno”.

In quest’ottica, già confermata la scelta di offrire all’opposizione la presidenze della commissione antimafia e della commissione giustizia. Nelle commissioni di 4 membri entreranno SSD, RF, Dc e Rete. In quelle che hanno tre membri entreranno SSD, Rf e DC

In casa DC, invece, i mal di pancia si sono subito trasformati in richieste di dimissioni dei vertici del partito, e per Marco Gatti sarà una gara dura far digerire la pesante sconfitta. Che, per di più ha tolto sei consiglieri eletti e pone tutti in grave difficoltà.

Anche in casa PSD, il boccone è amaro e alla prima analisi dovrà seguire quella allargata al Consiglio Direttivo, per poi andare al Congresso. È un dato di fatto che l’anima socialista del partito, che ha conservato nome e simbolo, è risultata perdente; mentre l’anima dem, confluita in SSD e nel suo progetto di unificazione della sinistra, ha fatto il pieno di consensi.

In casa socialista, il segretario Roberto Raschi ha rassegnato immediatamente le dimissioni, anche se probabilmente la direzione le respingerà. Certo è che i cinque consiglieri conquistati avevano esaltato gli animi, ma adesso che sono ridotti a tre, gli entusiasmi si sono spenti.

In casa di Democrazia in movimento, invece, la grinta non si è affatto persa. Rete e colleghi sono i vincitori morali di questa tornata elettorale, e anche se i il premio di maggioranza ha ridotto parecchio i loro ranghi, rimangono una squadra d’assalto.

“Non possiamo che essere entusiasti del risultato ottenuto dal nostro movimento – scrivono – in soli quattro anni RETE è diventata la seconda forza politica del paese, triplicando il numero di Consiglieri, aumentando il numero degli attivisti e dimostrando che se si intraprende un percorso politico coerente e in mezzo alla gente, il cambiamento si può ottenere senza strategie più o meno lecite. Nonostante la stampa avversa che in più occasioni ha strumentalizzato le nostre posizioni (scrivendo falsità), nonostante i sondaggi pilotati, nonostante la demonizzazione della preferenza unica che sembrava dovesse far arrivare in Repubblica l’orda barbarica degli esteri in puro stile anni ’90, la cittadinanza ha capito la portata del progetto proposto da RETE e l’ha premiato”.

a.ve.

 

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