Monofase, intervento contenuto o regalia elettorale?

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San Marino. Ci sembra opportuno mettere a conoscenza la cittadinanza su quanto segue. Martedì pomeriggio siamo stati convocati dal governo di Adesso.sm ad un incontro per parlare di monofase. Abbiamo partecipato credendo di dover discutere del progetto di legge depositato di iniziativa popolare sulla monofase invece, una volta attorno al tavolo, siamo stati informati sommariamente sulla situazione particolare riguardante un’azienda sammarinese.

Di questa azienda non ci viene fatto il nome, né dati riferimenti di alcun tipo se non quelli afferenti il debito monofase attuale. Ci viene solo detto che a seguito di segnalazioni pervenute dall’Italia, l’Ufficio Tributario di San Marino ha chiesto all’azienda in questione di restituire 1.800.000,00 euro di monofase.

E senza fornire ulteriori dettagli riguardo i protagonisti della vicenda, il governo ci ha riferito di un accordo transattivo che propone di restituire solo 400.000,00 euro per evitare il pignoramento previsto per lunedì 30 gennaio. Si parla comunque di un mancato incasso monofase per le casse dello Stato. Quindi un mancato ingresso, per le casse dello Stato, di 1.400.000,00 euro.

Il governo quindi, si trova nella condizione di dover decidere entro venerdì, cioè dopodomani, se accogliere la richiesta dell’azienda oppure no.

A noi risulterebbe impossibile esprimerci dato che dell’azienda non ci è stato detto nulla. In linea teorica, per poter decidere su questi temi occorrerebbe conoscere dettagli ben precisi. Ad esempio sarebbe utile sapere come si sia arrivati a questa cifra abnorme di monofase; chi siano i proprietari e i quali siano i loro patrimoni; qual è il capitale sociale aggredibile e qual è il fatturato totale dell’azienda stessa rispetto al debito monofase di cui ci ha parlato il governo.

Noi queste informazioni non le abbiamo. Non possiamo sapere ad esempio se questa richiesta di accordo transattivo sia frutto di una enorme regalia elettorale o sia tutto sommato un intervento contenuto.

Insomma ci sono tantissimi aspetti da valutare quando si prendono in considerazione accordi di questo genere. Ad esempio è essenziale che vengano verificati puntualmente i patrimoni dei proprietari dell’azienda, perché non è accettabile che non paghino il dovuto e poi magari abbiano nelle proprie disponibilità svariati milioni di euro di capitali come è già successo in passato.

Purtroppo sono dinamiche che in passato si sono già verificate e che dobbiamo saper riconoscere e prevenire.

A nostro avviso, oltre a dover togliere la discrezionalità del Congresso di Stato su queste decisioni, una volta verificato il problema di insolvenza occorre forzare i pagamenti, verificare il capitale sociale, i soci e gli amministratori ed eventualmente se ci sono azioni di responsabilità da poter avviare. Di conseguenza si valutano nel dettaglio i bilanci e i patrimoni aggredibili di soci e amministratori e si procede alla confisca dei beni (eccetto la prima casa). Infine si verifica quale cifra si è raggiunta e cosa manca.

Poi lo Stato può anche decidere di concludere questo accordo transattivo per salvare i posti di lavoro, ma soci e amministratori devono essere spogliati dei propri beni.

Se non si fanno queste valutazioni e non si prendono questi provvedimenti (e noi NON sappiamo se sia stato fatto) si rischia che, in nome del mantenimento dei posti di lavoro, si faccia uno sconto a chi magari fa vita agiata, senza che ai responsabili si torca un’unghia. In questo senso va fatta un’operazione verità sulle triangolazioni che hanno prodotto tali importi di mancato incasso monofase.

Pagano contribuenti e lavoratori, beneficiano i soliti potenti.

Fonte: Movimento RETE – Movimento Democratico San Marino Insieme

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