Consiglio: tutti divisi su Banca Centrale

0
39

San Marino. Alla fine, dopo tre settimane di Consiglio, sembra che non sia cambiato niente, eppure sono successe molte cose. Anzi, è stato un vero vortice di avvenimenti, tant’è che a mezzo giorno di oggi, sia la coalizione di maggioranza, sia il maggior partito di opposizione, hanno rispettivamente convocato una conferenza stampa. È facile intuire che, ciascuno, dal suo punto di vista, vuole ripercorre il fatto e il non fatto di queste giornate.

Per il momento, alla cronaca rimane la distanza segnata da Morganti con il suo partito e il resto della maggioranza che, però, si è limitata a una voce sola. La coalizione di governo non lo ha seguito e Tony Margiotta, di Ssd, ha ridimensionato le sue parole al “dispiacere per le dimissioni di Grais. “È legato alla persona, puntualizza, a una figura che per Morganti poteva portare il Paese verso un progetto che tutti abbiamo condiviso. Nessuna spaccatura insanabile tra Celli e Morganti. Sostenerlo è una falsità. Il progetto della maggioranza e di Ssd esiste ancora perché non è legato alle persone ma allo sviluppo del sistema bancario”.

Del tutto diversa la lettura di Roberto Ciavatta. “Capisco Morganti – ha detto il capogruppo di Rete – si è speso per portare Grais e difende i contatti italiani che ha portato in dote a questa maggioranza per vincere le elezioni”. A Morganti, che non cita, Celli ha mandato un messaggio ben preciso: “Il percorso va avanti in tre direttive: bilanci puliti, banche più solide e internazionalizzazione”.

Di fatto la stragrande maggioranza dell’Aula ha manifestato indirizzi diversi da quelli sostenuti da Grais: un rapporto più stretto con Bankitalia, l’accelerazione su memorandum di intesa e centrale rischi, progetti ritenuti non prioritari della ormai ex governance di Banca Centrale. Ma è soprattutto sulla strada da percorrere per risolvere la crisi di liquidità che le differenze con Grais si sono fatte abissali. Il Presidente di BCSM puntava all’intervento del Fondo Monetario che, sosteneva, oltre a garantire risorse avrebbe certificato il risanamento del Titano. Un percorso che tutte le forze politiche hanno sempre bocciato vedendolo come una sorta di commissariamento. “Noi, gli scenari greci non li vogliamo” ha ripetuto Roberto Giorgetti. Il punto di rottura è stato questo, sigillato dalla scelta di un dirigente del Mef alla guida di Banca Centrale. Le polemiche sulla scelta di Capuano invece hanno riguardato il suo stipendio, la fine del suo rapporto con l’Italia e anche il fatto che, per l’opposizione, le caratteristiche gli sono state cucite addosso perché Celli lo aveva contattato prima di silurare Savorelli. E gli ordini del giorno presentati dall’opposizione si sono soffermati principalmente su questo. Nel dibattito sono tornate anche le contrapposizioni sulle vicende Asset e Cassa di Risparmio, con il Segretario alle finanze che ha conferma la volontà di intraprendere azioni di responsabilità nei confronti della vecchia governance di Cassa. “I bilanci – dice – non solo devono essere veri, altrimenti c’è il penale, ma devono anche essere contrassegnati da sana e prudente amministrazione”. I toni si sono alzati ulteriormente con la votazione dei 5 ordini del giorno presentati dall’opposizione e la mozione d’ordine firmata da Rete per la revoca delle dimissioni irrevocabili di Silvia Cecchetti, vice presidente del Consiglio Direttivo di Banca Centrale. Il governo ha dato la sua disponibilità sulla richiesta di evitare soluzioni transattive bonarie con Savorelli, impegnando così BCSM a non dare un euro all’ex direttore generale. Solo in 2, chissà perché, hanno votato contro. Il totale ha segnato 51 sì. Ma gli altri ordini del giorno vanno a finire tutti nel cestino.

Il Consiglio ha quindi approvato con voto palese il gradimento del nuovo direttore generale di Banca Centrale. Solo Rete aveva anticipato il proprio no. Infine l’elezione dei 3 membri del Consiglio Direttivo. Come è già stato detto, sono Nicola Cavalli, indicato da RF, Marco Bodellini per SSD e Martina Mazza per C10. Prima dell’ultima votazione Dim ha abbandonato l’Aula. “Avevamo diritto a un rappresentante – ha spiega Roberto Ciavatta – la maggioranza ci ha impedito di esprimerlo decidendo di non mettere in votazione la sostituzione di Silvia Cecchetti.”

Dentro questi fatti, c’è una profonda diversità di vedute su come salvare il Paese e le sue banche. La maggioranza, infatti, è ancor più intenzionata ad andare avanti sulla sua road map, che al momento però non sembra portare risultati apprezzabili. L’opposizione, facendo la conta degli errori commessi dal governo, paventa sempre più il rischio di default. Che, dice, si può evitare solo fermandosi un attimo e chiamando a raccolta tutte le forze del Paese.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here