Acquisto titoli BCSM: excusatio non petita…

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San Marino. La faccenda dei titoli acquistati da BCSM continua ad infiammare le cronache, ma soprattutto l’interesse dei sammarinesi. Prima l’accusa in Consiglio, da parte di DIM, che ricostruisce tutta l’operazione dopo averla già denunciata con i mezzi propri della politica e, soprattutto, dopo l’apertura di un’indagine da parte del Tribunale. Episodio che scatenò una vera e propria rissa in aula.

Subito dopo, l’articolo del Sole 24 Ore, che parla di: operazione “junk bond”. In inglese “titolo spazzatura”, dall’alto rendimento ma ad alto rischio per l’investitore. Al centro dell’articolo, a firma Stefano Elli, la presunta compravendita di titoli versati a banca Cis da una cordata di imprenditori italiani e poi ceduti a Banca Centrale per circa 49 milioni.

Contestualmente, la presa di posizione del presidente di FONDISS, che non ha autorizzato investimenti e che quindi la cifra di 52 milioni versata, rimane nella disponibilità del fondo. In particolare, i contributi dei lavoratori sono in un deposito fruttifero a termine presso Bcsm. Torneranno nella piena disponibilità, con gli interessi, il 1° luglio del 2018. Precisa anche che Banca Centrale impiega le somme in completa autonomia. Fondiss, insomma, non può né influenzare, né controllare. Nelle prerogative di Bcsm, infatti, c’è la facoltà  di investire in titoli, pronti contro termine o altro, ma non  prestare fondi a titolo di liquidità.

Nella giornata di ieri, domenica, una nuova precisazione dal sito di RTV: le cifre evocate non corrisponderebbero. L’investimento di Banca Centrale risulterebbe infatti pari a un acquisto di titoli di poco più di 30 milioni di euro, acquisto peraltro effettuato autonomamente dalla BCSM. Per contro, Banca Cis avrebbe avuto solo il ruolo di intermediario finanziario, limitandosi a eseguire le disposizioni ricevute in merito da Via del Voltone. Altro elemento di questa storia, è la qualità dell’investimento. Si tratterebbe infatti di titoli che sia per redditività che per rischiosità sarebbero molto più favorevoli per l’acquirente rispetto per esempio al restante portafoglio di Banca Centrale, tanto da prevedere per il prossimo dicembre una cedola di ritorno di circa due milioni di dollari.

Che sia vero?

Allora perché tanti passaggi oscuri, tanto da accendere i fari della politica e, più ancora, quelli del tribunale? Chi ha autorizzato l’operazione? Chi ne era a conoscenza? Se era tutto regolare, perché non rispondere chiaramente alle interpellanze? Perché non tranquillizzare l’opinione pubblica e gli organismi istituzionali? Questa informazione tardiva comunque conferma il fatto che l’operazione c’è stata, che non è stata un’invenzione. Sembra quasi una scusa, anche se per niente chiara. E come si sa, excusatio non petita, accusatio manifesta…

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