DIM: “Il presidente di Carisp Fabio Zanotti non è all’altezza del suo compito”

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San Marino. Una enorme caffetteria da 100 litri davanti alla Cassa di Risparmio. Sull’etichetta: Segafredo Zanotti. Sottinteso: il caffè te lo paghiamo noi. Così DIM durante il sit-in per Carisp. Preso di mira il presidente Fabio Zanotti che, come spiega Emanuele Santi durante la serata post consiliare a Murata: “Non è all’altezza di gestire la Cassa, non ha le competenze.” Precisa anche che ha acceso tantissime consulenze inutili, solo per favore gli amici; ha portato avanti una gestione scellerata delle spese personali (“si paga anche il caffè al bar Giulietti con la carta di credito aziendale”); invece di rilanciare la banca chiude il bilancio 2017 con 39 milioni di perdita, che vanno ad aggiungersi ai 534 milioni del cda montepaschiano. E qui si innesta l’altro grosso problema: quello del NPL messi in vendita alla chetichella mentre governo e maggioranza parlavano di una loro gestione tramite la creazione di bad bank. Era stato proprio Zanotti a dare notizia del bando d’asta, nello scorso gennaio, con l’assicurazione che ne rimaneva fuori i crediti sanitari. Ovvero crediti presso le ASL italiane, che non sono debiti, ma investimenti che fruttano anche l’8 per cento di interesse, che è tantissimo. Invece pare che siano stati svenduti anche quelli. In soldoni: 2 miliardi di NPL messi sul mercato al 7,5 per cento, cioè niente. Il debito che rimane, nonostante la potente svalutazione già avvenuta con il bilancio 2016, andrà per forza a ricadere sulla testa dei cittadini, visto che Cassa è diventata di proprietà dello Stato. Zanotti sapeva tutto, e non ha fatto niente né per informare, né per fermare questo progetto. “Zanotti è il continuatore del cda di Romito – dice Emanuele Santi –  l’esecutore materiale.”

Poi subentra Alessandro Rossi, con un affondo incredibile: “Alcuni potenti, per altro proprietari di banche, hanno più debiti di tutti i cittadini sammarinesi messi insieme e la maggioranza non ha trattato tutti nella stessa maniera. Vogliamo chiarezza!” E ancora: “Chi ha grandi debiti, non può essere finanziato”. A riprova cita un episodio accaduto recentemente, quando il Consiglio di Previdenza ha tolto da una banca le risorse derivanti dai fondi pensione del primo pilastro. Banca Centrale ha reagito immediatamente, convocando tutti i direttori delle altre banche sammarinese per chiedere una ridistribuzione delle risorse. “Questo disegna una linea di continuità – spiega Rossi – tra il prima e adesso. C’è sempre una linea diretta”. Fuori dalle righe fa intendere che anche senza Grais e Savorelli, tutto va avanti come prima.

Spiega anche l’arcano sull’uscita dell’avvocato di Confuorti, Giuliani, sul Corriera della sera, quando afferma di avere un accordo con le istituzioni sammarinesi per operare sul territorio della Repubblica. Circostanza smentita dal governo attuale, in particolare da Celli. Giuliani sa perfettamente che non c’è nessun obbligo di avere un contratto, o un accordo scritto, per portare avanti delle azioni su San Marino. Quindi, la sua, è stata una mossa per mettere in buca il governo-

“Di fronte a un disegno speculativo su San Marino, abbiamo il dovere, tutti quanti, di dare un contributo alla ricostruzione”. Il quadro è terribile, manca poco al default, e proprio per questo è urgente disegnare un nuovo modello che punti sull’economia vera. “I cittadini hanno votato per il cambiamento e la condivisione – ricorda – invece è stato alimentato uno scontro assurdo, che sta portando ad una deriva che ci sta distruggendo.” Il buon esempio lo deve dare chi comanda, insiste, ma se si prende ad esempio Zanotti si capisce che non funziona.

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