Le opposizioni sul piede di guerra per il nuovo AD di Cassa

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San Marino. Cassa di Risparmio è la banca di proprietà dell’Eccellentissima Camera dunque di tutti i cittadini.

Non è la banca del governo, tanto meno della Segreteria Finanze.

Leggiamo sulla stampa di una rosa di candidati al ruolo di Amministratore Delegato oggi ridotta a tre e ritenuti dalla Segreteria Finanze “adeguati”: ci chiediamo a far cosa? Forse a seguire i dettati del Governo?

La nomina di nuovi Amministratori in Cassa potrebbe servire a fare l’interesse dei cittadini ristrutturando la stessa, e proprio per questa ragione non può essere solo Eva Guidi e la maggioranza a farla.

Crediamo invece che dovrebbe essere il Consiglio Grande e Generale ad indicare un indirizzo per risanare  la Cassa dopo i disastri frutto delle scelte del Governo e di una maggioranza appiattita sullo stesso.

Il Consiglio di Amministrazione di Cassa dovrebbe comprendere figure con una comprovata esperienza in ristrutturazioni bancarie e recupero crediti: servono nomi di livello ma si vocifera che i tre nominativi prescelti dalla Segreteria Finanze siano ampiamente inadeguati, e che il governo abbia scartato l’unico nominativo di livello, forse proprio perché non sarebbe disponibile a subire pressioni.

Alla banca e al paese non servono altri yes men al servizio del governo o di chi per esso.

Non ci serve chi considererebbe tale nomina un’insperata vittoria della lotteria a cui sacrificare l’indipendenza d’azione.

Possiamo affidare questo passaggio esclusivamente alle decisioni di questo governo che ha nominato l’attuale Cda di Cassa, che ha nominato Zanotti , che ha nominato Guzzetta e ha nominato Moretti in BCSM?

Secondo noi NO, non ci sono le condizioni per fidarci.

Temiamo che la volontà del governo sia di tenere sotto controllo Cassa, nominando una figura gestibile e asservita, aggiungendo spese e inadempienze ad un quadro già oggi poco edificante.

La riduzione dei costi di gestione propagandata, infatti, non avrà luogo: introdurre un Amministratore Delegato al posto di un membro di Cda significa sostituire chi percepisce  40.000 euro con chi ne percepirà  250.000, e questo produrrà un aggravio dei costi nonostante i risparmi paventati sulla riduzione dei compensi agli altri membri del Cda.

Questa sovrapposizione di ruoli vanifica ogni riduzione dei compensi, e per questo auspichiamo il licenziamento del presidente Zanotti, la cui permanenza in Cassa conferma l’ingerenza governativa a discapito dell’operatività: la maggioranza ha perso la possibilità di allontanarlo votando l’ordine del giorno dell’opposizione in Consiglio, ora trovi il coraggio di arginare le prepotenze di AP che danneggiano il paese e non sono più accettabili!

Rete – Mdsi – Pdcs – Psd – Ps

 

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