“Riflessioni” di Giancarlo Elia Valori
a cura di Alberto Rino Chezzi
I nuovi dati dal database dell’industria delle armi del Sipri, pubblicati lo scorso dicembre, mostrano che le vendite di armi da parte delle venticinque maggiori società mondiali produttrici di materiale bellico e servizi militari hanno totalizzato 361 miliardi di dollari nel 2019. Ciò rappresenta un aumento dell’8,5% in termini reali rispetto alle vendite di armi rispetto al 2018. Tutto ciò è emerso dagli studi dello Stockholm International Peace Research Institute (Istituto internazionale di ricerca sulla pace, con base a Stoccolma, fondato nel 1966).
Nel 2019 le prime cinque compagnie di armi avevano tutte sede negli Usa: Lockheed Martin, Boeing, Northrop Grumman, Raytheon e General Dynamics. Questi cinque insieme hanno registrato 166 miliardi di dollari di vendite annuali. In totale, dodici società statunitensi figurano tra le prime venticinque per il 2019, rappresentando il 61% delle vendite complessive.
Per la prima volta, un’impresa mediorientale compare nella classifica dei primi venticinque. Edge, con sede negli Emirati Arabi Uniti, nasce nel 2019 dalla fusione di oltre venticinque aziende minori. Si colloca al numero 22 e rappresenta l’1,3% delle vendite totali di armi dei primi venticinque. Questa notizia dimostra che le entrate petrolifere in Vicino e Medio Oriente sono investite anche in imprese produttrici di lavoro e danaro, e non sono soltanto accumulate per spese personali dell’élite al potere. L’Edge è un esempio di come la combinazione di un’elevata domanda nazionale di prodotti e servizi militari con il desiderio di diventare meno dipendenti da fornitori stranieri stia guidando la crescita delle società di armi in Vicino e Medio Oriente.
Un’altra nuova arrivata tra i primi venticinque nel 2019 è stata L3Harris Technologies (10ª). È stata creata dalla fusione di due società statunitensi che erano entrambe tra le prime venticinque nel 2018: Harris Corporation e L3 Technologies.
La classifica delle migliori venticinque include anche quattro società cinesi. Tre sono tra i primi dieci: Aviation Industry Corporation of China (Avic 6ª), China Electronics Technology Group Corporation (Cetc 8ª) e China North Industries Group Corporation (Norinco 9ª).
Il fatturato combinato delle quattro società cinesi tra le prime venticinque, che include anche China South Industries Group Corporation (Csgc 24ª), è cresciuto del 4,8% tra il 2018 e il 2019. Le società di armi cinesi stanno beneficiando dei programmi di modernizzazione militare dell’Esercito Popolare di Liberazione.
Al contrario i ricavi delle due società russe tra le prime venticinque, Almaz-Antey e United Shipbuilding, sono entrambe diminuite tra il 2018 e il 2019, per un totale combinato di 634 milioni di dollari. Una terza compagnia russa, United Aircraft, ha perso 1,3 miliardi di dollari di vendite ed è uscita dalla classifica delle migliori venticinque nel 2019. La concorrenza interna e la riduzione della spesa pubblica per la modernizzazione della Marina da Guerra russa sono state due delle principali sfide per la United Shipbuilding nel 2019.
Dopo gli Usa, la Repubblica Popolare Cinese ha rappresentato la seconda quota maggiore delle vendite di armi del 2019 da parte delle prime venticinque compagnie, con un fatturato pari 16%.
Le sei società dell’Europa occidentale insieme rappresentano il 18%. Le due società russe nella classifica il 3,9. Diciannove delle prime venticinque società di armi hanno aumentato le vendite di armi nel 2019 rispetto al 2018. Il più grande aumento assoluto delle entrate di armi è stato registrato da Lockheed Martin: 5,1 miliardi di dollari, pari all’11% in termini reali. Il più grande aumento percentuale nelle vendite annuali di armi (105%) è stato segnalato dal produttore francese Dassault Aviation Group. Un forte aumento delle consegne di esportazione di aerei da combattimento Rafale ha spinto per la prima volta Dassault Aviation tra le prime venticinque compagnie di armi.
Il rapporto Sipri esamina anche la presenza internazionale delle 15 maggiori società di armi nel 2019. Queste società sono presenti in un totale di 49 Paesi, attraverso sussidiarie di maggioranza, joint venture e strutture di ricerca. Con una presenza globale in ventiquattro Paesi ciascuna, Thales e Airbus sono le due società più internazionalizzate, seguite da vicino da Boeing (21 Paesi), Leonardo (21 Paesi) e Lockheed Martin (19 Paesi).
Regno Unito, Australia, Usa, Canada e Germania ospitano il maggior numero di queste compagnie.
Al di fuori delle industrie d’armi dell’America settentrionale e dell’Europa occidentale, il maggior numero di entità di società straniere è ospitato da Australia (38), Arabia Saudita (24), India (13), Singapore (11), Emirati Arabi Uniti (11) e Brasile (10).
Ci sono molte ragioni per cui le compagnie di armi potrebbero voler stabilirsi all’estero, incluso un migliore accesso ai mercati in crescita, programmi di armi collaborative o politiche nei Paesi ospitanti che legano l’acquisto di armi ai trasferimenti di tecnologia.
Dei 49 Paesi che ospitano industrie straniere fra le prime quindici compagnie di armi, diciassette Paesi sono basso e medio reddito. I Paesi del Sud del mondo che cercano di far ripartire i loro programmi di produzione di armi hanno accolto con favore le compagnie di armi straniere come mezzo per beneficiare dei trasferimenti di tecnologia.
Le compagnie di armi cinesi e russe tra le prime quindici hanno solo una presenza internazionale limitata. Le sanzioni contro le imprese russe e i limiti imposti dal governo alle acquisizioni da parte di imprese cinesi sembrano aver svolto un ruolo nel limitare la loro presenza globale.
Tutti questi dati sono stati raccolti dal Sipri Arms Industry Database fondato nel 1989. A quel tempo, escludeva i dati per le aziende nei Paesi socialisti dell’Europa orientale, inclusa l’Unione Sovietica. La versione aggiornata contiene i dati del 2015, inclusi i dati per le aziende nella Repubblica Popolare Cinese e nella Federazione Russa. Sul sito web del Sipri (www.sipri.org) è disponibile un archivio delle prime cento serie di dati per periodo 2002-2018. Mentre per le prime venticinque è stato aggiornato con le ultime informazioni disponibili.
Le vendite di armi sono definite come vendite di beni e servizi militari a clienti militari a livello nazionale e all’estero. Se non diversamente specificato, tutte le modifiche sono espresse in termini reali. I confronti (ad esempio tra il 2018 e il 2019 o tra il 2015 e il 2019) si basano sui gruppi di società elencate nel rispettivo anno (ovvero il confronto è tra diversi gruppi di società).
Per il 2020-2021, il Sipri sta rilasciando il suo set di dati sulle vendite di armi delle più grandi compagnie al mondo assieme ai risultati di una mappatura sull’internazionalizzazione di tale industria. Per questo, è stato creato un nuovo set di dati, comprendente 400 filiali, joint venture e strutture di ricerca collegate alle prime quindici società di armi nel 2019. Le fonti di dati includevano documenti di investimento aziendale, informazioni sui siti web delle società, registrazioni pubbliche e articoli di giornali e periodici.
Per essere inclusa nella mappatura, un’industria d’armi deve essere stata attiva per la maggior parte dell’anno fiscale; essere situata in un Paese diverso da quello in cui ha sede la sua società madre; inoltre i) produrre beni militari o fornire servizi militari a clienti militari; ii) produrre o fornire servizi per beni a duplice uso a clienti militari.
Questo è il primo dei fondamentali passaggi di dati in vista della pubblicazione del prossimo annuario Sipri a metà del 2021. Prima di ciò, il Sipri rilascerà i suoi dati sui trasferimenti internazionali di armi (dettagli di tutti i trasferimenti internazionali di armi importanti nel 2020) nonché i suoi dati sulla spesa militare mondiale (informazioni complete sulle tendenze globali, regionali e nazionali della spesa militare). E di tutto questo informeremo i lettori a tempo debito.
Prof. Giancarlo Elia Valori