Non ti scordar di me – Musica, formazione, antroposofia: intervista a Nicola Rosti

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La rubrica settimanale “NON TI SCORDAR DI ME”, a cura della redazione di tribunapoliticaweb.sm, vuole essere una raccolta di testimonianze, per il tramite di interviste, di tutti coloro che si impegnano quotidianamente a favore della Repubblica di San Marino, delle istituzioni sammarinesi, dell’economia e della comunità in generale. Di tutti coloro che si impegnano, anche solo a titolo personale, per promuovere nel migliore dei modi l’immagine della Repubblica di San Marino, dentro e fuori i nostri confini. A quelli che in definitiva possiamo considerare gli Angeli Custodi della Repubblica più antica al mondo.

Nicola Rosti

Ciao Nicola. Raccontaci per prima cosa in cosa consiste il tuo lavoro, qual è stata la tua formazione e nello specifico a cosa ci riferiamo quando parliamo di ‘Musicoterapia’.

La mia formazione è piuttosto eterogenea.
Ho compiuto i miei studi universitari all’Università di Urbino. Dove ho conseguito la Laurea Magistrale In Scienze Filosofiche. Mi sono poi diplomato in Counselling a indirizzo Umanistico con il Prof. Nanetti presso la Scuola A.I.P.A.C. di Pesaro, approfondendo in particolare temi legati alla comunicazione. Sul versante artistico ho cominciato a studiare pianoforte all’età di cinque anni proseguendo con gli studi di chitarra moderna. Mi sono diplomato in chitarra nel 2002 al Music Academy di Bologna. specializzandomi successivamente con Alex Stornello presso il Modern Music Institute di Verona. Infine ho conseguito il Diplòme in Musicoterapia presso la Scuola Giovanni Ferrari di Padova, associata all’Università Jean Monnet di Bruxelles, dove ho discusso la mia tesi nel 2017. Attualmente sto frequentando il corso di Educazione al Movimento presso l’Accademia Aldo Bargero di Padova.
Il mio lavoro consiste essenzialmente nel lavorare con e attraverso la musica, veicolandola in modo differente a seconda dei contesti e dei luoghi in cui mi trovo ad operare e si concentra principalmente su due versanti: quello artistico-musicale e quello educativo-formativo. Mi occupo infatti dal 2000 circa di produzione musicale, arrangiamento e concerti dal vivo. Ho avuto la fortuna di incontrare e poter lavorare con musicisti e produttori di grande valore, non ultimo con il chitarrista fingerstyle Pietro Nobile, un’icona della chitarra acustica. Nella formazione invece ho cominciato a lavorare come docente presso accademie di musica moderna e privatamente cercando di agli allievi uno sguardo il più possibile ampio e multidisciplinare, lontano possibile da dogmatismi e sterili riduzionismi.
Ritengo la musica un campo vastissimo, che accoglie in sé prospettive, stili, sistemi, culture, ruoli estremamente eterogenei e differenziati, impossibili da ridurre ad una sola o poche prospettive e per questo è aperta ad una molteplicità di funzioni e di destinatari. Ritengo la musica un’esperienza prevalentemente sociale e relazionale, che nasce dal gruppo, dal collettivo prima che dalle sole capacità performative del singolo. In questa zona si colloca anche il mio lavoro come musicoterapista, professione quanto mai complessa da definire e che ospita al suo interno paradigmi e scuole molto differenti fra loro. Come saprai, esistono numerose definizioni di musicoterapia e molti livelli di intervento possibili, dall’ambito medico, psicoterapeutico fino a quello ricreativo o di intrattenimento. Molto dipende dalla propria formazione e da quale domanda specifica si è legittimati ad accogliere nel rispetto della deontologia e delle proprie competenze. Per quanto mi riguarda invito i partecipanti ad usare e sperimentare gli strumenti nel modo più libero possibile, ad usare il corpo in modo ritmico, invitandoli a mettersi in gioco nella composizione di testi e musiche, incentivando il ruolo espressivo e creativo che la musica può offrire, in un’atmosfera serena e non competitiva. In MT si lavora sui processi e non sul risultato, tenendo conto in prima istanza delle esigenze e delle possibilità della persona. Penso che uno dei grandi poteri della musica sia quella di riuscire a mettere in relazione e di armonizzare, sia che si tratti di note che di individui.

Tra le varie realtà in cui hai operato come formatore e musicista c’è stata quella di San Patrignano. Puoi dirci qualcosa di più su questa esperienza?

Si. Ho iniziato a collaborare con la comunità di San Patrignano intorno al 2013. Fin dall’inizio ho ricevuto un’ottima accoglienza, tanto dai ragazzi quanto dai responsabili con i quali mi sono relazionato, in particolare Virgilio Albertini, responsabile del settore musicale. Ho lavorato con loro fino al 2017 quando con il Polo Artistico abbiamo portato dal vivo l’inferno dantesco, debuttando al Teatro Piccolo di Milano con lo spettacolo Dante Inferno 2.0. E’ stata un’esperienza molto intensa. Per questo spettacolo abbiamo messo in opera molti dei concetti di cui prima ti ho parlato. Il Polo Artistico musicale ospita ragazzi in percorso che hanno avuto passate esperienze musicali, come musicisti o come cantanti. In questa occasione, in base anche alle esigenze della parte teatrale abbiamo voluto costruire l’intero spettacolo partendo da scenari e atmosfere musicali che richiamassero il più da vicino possibile i vari scenari dell’inferno dantesco. Ho chiesto ai ragazzi e ai responsabili se se la sentivano di proporre dal vivo un programma interamente estemporaneo, lavorando con suoni e strumenti che consentissero loro di stare in una relazione attiva anche sul palco, di interagire costantemente, di lavorare come collettivo, come gruppo e non solo di eseguire parti scritte da me. Insomma, che potesse emergere la loro estetica e la loro espressività. Abbiamo lavorato molto per mettere a punto organico, strumentazione, modi di interagire in gruppo, codici improvvisativi, preparandoci sia musicalmente che a livello di atteggiamento generale, uno dei fattori chiave in questo tipo di proposte. Spero che qualcosa di significativo sia stato trasmesso e che in qualche modo li abbia arricchiti e ispirati a proseguire l’esperienza musicale anche fuori dalla Comunità. Ho avuto la possibilità di fare formazione anche al Centro Minori. In quell’occasione abbiamo puntato molto sul lavoro a mediazione corporea e sulla costruzione di punti vista e di in materia di produzione musicale e di discografia attuale, raccogliendo i loro spunti di riflessione e mettendoli in relazione con la mia esperienza di produttore, discutendo insieme e trovando punti di contatto e di divergenza. Ha suscitato molto interesse l’esperienza sull’ascolto; abbiamo passato in rassegna in modo critico diversi generi musicali, artisti e scuole di pensiero differenti, definendo un panorama sui vari generi musicali e il loro modo di essere prodotti e divulgati. In generale posso dire sia stata per me una delle esperienze educative più significative.

Quali sono i tuoi progetti futuri e come proseguirà la tua collaborazione con la Cooperativa 3 Arrows?

Per quanto riguarda la Cooperativa 3 Arrows, attualmente stiamo lavorando alla promozione dei nuovi programmi di formazione del Modern Music Institute San Marino, in partenza appena la situazione sanitaria lo renderà possibile. Quello dell’MMI San Marino è un progetto che insieme ad Alberto Rino Chezzi e Nicola Giardi abbiamo cominciato a coltivare dal 2016, decidendo, insieme al Presidente Alex Stornello, di aprire una sede didattica anche qui in repubblica. Da quest’anno proporremo nuovi programmi interamente dedicati al musicista moderno, pensato nel modo più globale possibile. Oltre ai programmi dedicati alla chitarra moderna, al canto e alla produzione musicale, abbiamo infatti scritto programmi con un curriculum multidisciplinare denominati Formazione Musicale Integrata e Music Training Course. Questa proposta vede all’opera diverse figure professionali, provenienti dall’ambito della medicina, della formazione umanistica, della psicologia, del teatro, della fisioterapia, del vocal coaching e non solo, in un’ottica integrata che non guardi solo all’aspetto tecnico performativo ma anche e soprattutto agli aspetti complementari legati alla formazione del musicista di oggi. Appena possibile proporremo giornate di formazione introduttive e seminari dedicati a questi argomenti. Insieme alla Dott.ssa Antonella Scalognini, che si occupa della parte relativa agli aspetti psicologici e della comunicazione, abbiamo pensato all’integrazione di contenuti che potessero fornire agli allievi strumenti utili allo studio, alla performance, alla gestione delle emozioni, dello stress, integrando discipline come la mindfulness, la bioenergetica, il counselling umanistico, la kinesiologia applicata, la PNL umanistica, il self management. Fra gli altri docenti avremo con noi Alessandro D’Andrea che si occuperà degli aspetti legati alla Music Technology avendo maturato grande esperienza e professionalità in questo settore. Michele Fraternali curerà le tematiche legate al corpo e alla sua miglior gestione, essendo allo stesso tempo un eccellente bassista e anche un fisioterapista e osteopata. Abbiamo poi l’onore di avere fra i docenti di chitarra Claudio Pietronik che non ha bisogno di presentazioni ed Erica Agostini per la parte vocale. Ad oggi molte accademie sportive di elitè offrono questo tipo di proposta multidisciplinare, avendo compreso che se per un atleta non è sufficiente il solo lavoro fisico-atletico, anche per il musicista non basta più lavorare sui soli aspetti tecnici o teorici. Fra pochi giorni sarà attivo il nuovo sito e, sperando nell’attenuarsi della situazione pandemica che stiamo vivendo, ci auguriamo di riprendere le attività al più presto e nel migliore dei modi.

Sappiamo che sei anche uno studioso di antroposofia: puoi dirci qualcosa di più?

Porto avanti gli studio antroposofici da circa da un ventennio, in particolare i lavori di Steiner in campo gnoseologico e antropologico. Non so se definirmi un antroposofo in senso radicale, ma di certo considero l’opera di Rudolf Steiner uno dei grandi contributi di cui oggi possiamo beneficiare, sia in ambito educativo che filosofico. Il discorso filosofico si lega per me in modo diretto alla questione musicale. Rudolf Steiner parla della possibilità del pensare di diventare puro pensiero, attingendo a sorgenti spirituali svincolate dagli aspetti rappresentazionali, diventando vivente, mobile e dinamico. Nel tempo ho avvertito sempre di più l’esigenza di passare da una modalità esclusivamente esecutiva a quella di suonare e comporre in modo puramente estemporaneo, come già altri autori in passato avevano fatto, lavorando interamente nel qui ed ora, non solo come solisti ma come intero collettivo. Insieme al collettivo Es Nova abbiamo trovato il modo di perfezionare gli “strumenti” musicali e individuali che potessero servire a realizzare musica in quel modo, senza ricadere nella ripetizione dei codici improvvisativi di altri autori. Abbiamo portato dal vivo questa idea, potendo sperimentare in prima persona la forza sonora ed espressiva di questo tipo di proposta musicale. Steiner parla della necessità di praticare la filosofia, di portarla nelle azioni, di vivere i concetti traducendoli in fatti e non solo di limitarsi a pensarli o discuterli astrattamente. E’ la strada che mi propongo di seguire nella mia ricerca musicale e in parte anche nei laboratori che conduco attualmente presso due realtà educative di ispirazione Waldorf, Il Giardino dei Tigli e l’Associazione A Testa in Giù.

Infine, sei leader del gruppo musicale Es Nova: come coniughi l’attività professionale a quella artistica?

In realtà non le considero due realtà distinte. L’attività artistica è un’attività professionale al pari delle altre, e richiede come tutte le attività impegno, investimenti, dedizione costante, sacrifici e soddisfazioni. Le mi attività sono coniugate dal fatto di sentire che provengono tutte da un centro comune, che a volte riesco a definire chiaramente altre volte meno ma che comunque permane. Nel tempo mi ha richiesto sempre maggior impegno e dedizione, al pari di uno sport. Ho sempre amato l’attività fisica e la pratico regolarmente e spesso mi capita di paragonare quello che faccio alla corriera di un atleta agonista. Credo che la vita di un musicista e di un insegnante non sia poi molto diversa da quella di un atleta: prendersi cura di sé, del proprio corpo, della propria interiorità, delle relazioni significative che sia hanno con i colleghi e con il team di lavoro, elaborando le proprie emozioni, mantenendo il focus sugli obiettivi primari, limitando le azioni e i pensieri dannosi, restando assertivi e aperti al flusso degli eventi. Tanto nella vita artistica che professionale credo che il fattore comune sia quello di imparare a padroneggiare le basi della propria disciplina, i fondamentali. Troppo spesso a mio avviso ci lasciamo travolgere da eccessive sofisticazioni, frammentando inutilmente la natura unitaria del reale. Nella mia visione questo atteggiamento non ha mai portati buoni frutti. Coniugo le due attività cercando di mantenere un atteggiamento assertivo, imparando di giorno in giorno a seguire il flusso restando in ascolto, non imponendomi eccessivamente sulle cose e senza tuttavia rinunciare alla mia identità. Questa traccia sotterranea, questo suono costante per così dire, mi ha sempre guidato e condotto dove volevo essere, pur con tante rinunce e ad oggi sento di essergli grato.