“Non ci vedevamo da cinque anni…” I politici e la caccia al voto

0
16

Le elezioni sono alle porte. In vista delle consultazioni del 9 giugno, i candidati sono già partiti con la grancassa della propaganda. Assistiamo, come sempre, ad un affastellarsi di idee e proposte, alcune ovvie e scontate, altre più azzardate e sconclusionate. Tutti – o quasi – bussano alla porta degli elettori con in tasca ricette facili e mirabolanti e che in molti casi rasentano l’assurdo.

Dopo anni di promesse cadute nel vuoto e di populismo galoppante, in un piccolo Paese come San Marino la politica avrebbe il dovere di comportarsi, quantomeno, in maniera sincera e disinteressata. I sammarinesi non sono sprovveduti e sono certo che, il 9 giugno, avranno ben chiara la distinzione tra due modi di interpretare la politica: da un lato, quello interessata al mantenimento di ruoli, rendite e posizioni; dall’altro, quello che ama agire per il bene dei cittadini, desiderosa di mettersi in gioco con credibilità, serietà e una capacità di discernimento in grado di dare valore alle idee concrete e una visione delle cose da fare. L’auspicio è che a prevalere non siano gli appartenenti alla prima categoria, ma quelle persone davvero capaci di dare risposta, con il loro programma e le loro proposte, a questioni irrisolte che si trascinano da troppo tempo; e che abbiano, oltre a ciò, l’intelligenza necessaria a comprendere la fase storica nella quale si trova calata la nostra Repubblica. Purtroppo c’è ancora chi preferisce sacrificare la stabilità del Paese in nome di calcoli elettorali, del solito vecchio sistema di pesi e contro pesi, e che per difendere il proprio ‘orticello’ e un pugno di voti sarebbe pronto a tutto.

San Marino che ha ormai chiuso l’accordo di associazione con l’Ue e che ha dunque bisogno di ridisegnare il proprio assetto, obiettivi e priorità, guardando con convinzione all’agenda che ci viene dettata dal negoziato con l’Europa, i vari macro e micro-settori che vanno modernizzati per consentire finalmente l’attecchimento di una vera meritocrazia. Meritocrazia di cui spesso si parla ma che del nostro Paese si rivela in molti casi latente e che è stata troppo a lungo penalizzata dalla malapolitica, la stessa che oggi dopo cinque anni si sveglia e corre a chiedere il voto ad elettori di cui magari non ricorda nemmeno il nome. A quella politica fa gioco poter contare su un Paese senza impianti meritocratici e soprattutto su sistemi non imperniati su leggi chiare e precise; perché è nel dubbio, nell’ambiguità, nella norma scritta male, che si annida il politico che si approfitta dell’elettore facendo passare un suo diritto per un “favore”. In un Paese come il nostro, stufo di certi meccanismi e certe logiche, occorre guardare al 9 giugno con una mentalità nuova, un impegno più forte e strutturato.

Non dimentichiamo ciò che la storia ci ha sempre insegnato: la forza della nostra piccola Repubblica risiede nella sua capacità di posizionarsi a livello internazionale. L’Accordo di Associazione rappresenta oggi la massima espressione di quella cultura, di quel percorso virtuoso. Un percorso che va oggi imboccato senza nessuna esitazione. Ecco dunque il mio appello finale ai sammarinesi: sappiate individuare chi oggi è in grado di incarnare questo pensiero, quelle persone che – indipendentemente dal partito di appartenenza – dimostrano sincerità e hanno a cuore le prospettive di sviluppo e crescita di San Marino, persone che sappiano traghettare il Paese verso quell’agenda europea di cui abbiamo parlato. Che sappiano, finalmente, portare San Marino verso nuove prospettive economiche che possano garantire un maggiore benessere ai nostri cittadini, a partire da un miglioramento dei servizi e dello stato sociale.