Il medico di campagna

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Una produzione francese che con toni semplici e genuini fornisce un ritratto della campagna tricolore con qualche lentezza narrativa di troppo.

La storia si svolge a Chaussy in Normandia, dove un medico di mezza età Jean Pierre, interpretato con sobria bravura da Francois Cluzel (il paraplegico del nota pellicola Quasi Amici) cura, assiste, ascolta i suoi pazienti, alla stregua dei dottori di una volta fino a quando, per una sorta di beffardo contrappasso, non gli viene diagnosticato un cancro al cervello

Proprio quest’ultimo drammatico evento fa sì che venga affiancato, suo malgrado, da una dottoressa.

Questo film è la seconda prova dietro la macchina da presa del regista Thomas Lilly, dopo l’eccellente Hippocrate, film di grande successo, ma purtroppo mai arrivato nelle patrie sale, in entrambi i film il regista, che ha svolto in passato la professione di internista medico, si occupa del disagio dei servizi pubblici sia negli ospedali che nelle campagne, ma all’interno di questo variegato microcosmo ci mostra la realtà quotidiana nel suo continuo svolgersi attraverso gli occhi di due solitudini che si incontrano, quella del dottore, e la solitudine di Nathalie, l’assistente medico che lo affiancherà, interpretata da Marianne Denicourt.

Non mancano momenti memorabili nel film, come la fuga dalle anatre di Nathalie, ed il ragazzo presunto autistico che ricorda a memoria tutti i dettagli della guerra del 14-18.

In questa pellicola cinematografica che si conclude sulle note di Wild in the wind di Nina Simone, pur nel suo riuscito e genuino abbozzo di una variegata realtà sociale, fatta di persone spesso un po’ abbandonate al loro destino e con  una coppia di attori in buona forma, non decolla come pure meriterebbe a causa di alcune eccessive lentezze narrative.

Pietro Masiello

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