Ernesto Teodoro Moneta, un pacifista del Novecento

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San Marino. Ernesto Teodoro Moneta è probabilmente un nome poco conosciuto dai sammarinesi. Eppure ebbe importanti legami con la Repubblica. Amico di Garibaldi e di Turati, importantissimo giornalista e incrollabile pacifista, ma non imbelle, unico italiano insignito del Premio Nobel per la Pace. A lui, alle sue opere e, soprattutto, alla sua presenza a San Marino, la Biblioteca di Stato dedica un percorso documentale che merita attenzione. Di seguito, alcune notizie sulla vita di Moneta.

Ernesto Teodoro Moneta nacque a Milano nel 1833, dove morì nel 1918. Degli anni della giovinezza si hanno poche notizie, si sa che coltivò la passione per il teatro scrivendo critiche e resoconti, oltre che recitare in compagnie filodrammatiche.

Nel 1859 corse al primo appello per arruolarsi nell’esercito di Garibaldi. Lottò e combatté per l’Italia unita, partecipando alla terza guerra d’Indipendenza del 1866. Fu nel contempo eroe in battaglia e anticipatore del pacifismo moderno. Egli infatti rinunciò alla vita militare per consacrarsi al giornalismo ed alla battaglia per la pace. Fu chiamato nel 1867 alla direzione de Il Secolo, che fu da lui diretto fino al 1896, divenendo un punto di riferimento di tutto quel vasto movimento di pensiero democratico, repubblicano e socialista, fortemente coinvolto nei processi unitari e nelle grandi riforme sociali. Negli anni della sua direzione, Il Secolo, edito da Edoardo Sonzogno, fu il primo giornale di Milano, poi scalzato da Il Corriere della sera di Luigi Albertini. Nel 1887 Moneta fondò l’Unione lombarda per la pace e la Società per la pace e la giustizia internazionale. Per ricordare il suo ventennio quale direttore del secolo, l’anno successivo Sonzogno gli regalò 500 lire somma che Moneta destinò come premio a chi meglio scrivesse un libro sull’indicare le principali cause che hanno ritardato e ritardano lo stabilimento di una pace sicura e durevole in Europa e i mezzi meglio adatti a rimuoverle nel più breve tempo possibile. Da quel momento la pace diventò il suo pensiero precipuo e ad esso subordinò ogni cosa.

Tre anni dopo fondò la rivista Internazionale nella quale sostenne tutti i suoi ideali umanitari che nel frattempo, come possiamo comprendere dal titolo, avevano assunto un respiro cosmopolita che lo proietta decisamente nello scenario europeo creando le premesse per il conferimento del premio Nobel per la pace, di cui fu insignito nel 1907, con la seguente motivazione: “per il suo impegno e la fondazione dell’Unione lombarda per la pace e l’arbitrato internazionale”.

Moneta era massone ed amico, oltre che di Garibaldi, anche dei grandi socialisti italiani come Filippo Turati e Anna Kuliscioff, di Leone Tolstoj, di Vilfredo Pareto, di Emilio De Marchi, di Edmondo De Amicis e di Scipione Borghese, con i quali intratteneva intense corrispondenze.

Non era un pacifista imbelle, ma un uomo coraggioso e combattivo che si schierò contro ogni avventura bellica di aggressione, come la campagna coloniale in Eritrea, culminata con la tragedia di Adua nel 1886.

In Repubblica il nome di Teodoro Moneta si allaccia a quello di Felice Cavallotti, di Giuseppe Garibaldi ed al sammarinese Telemaco Martelli. A due mesi dalla morte dell’Eroe dei due mondi cui San Marino dedicò un monumento, invitando Cavallotti alla commemorazione. Egli purtroppo non poté essere presente ed inviò un messaggio d’occasione per l’inaugurazione dell’erma a Giuseppe Garibaldi avvenuto il 3 agosto 1882 (non il 31 luglio 1882). Nella lettera Cavallotti si rammarica di non poter essere presente e di dover rinunciare, così, all’occasione di incontrarsi con l’amico Teodoro Moneta, Apostolo della Pace, che veniva anch’egli in Repubblica per tale coincidenza[i]. Racconta Pietro Franciosi: […] il Moneta […] fu ospite desiderato della famiglia Martelli dove noi giovani fummo fortunati di poterlo salutare e gustare per la prima volta la parola persuasiva, franca, semplice, gentile.

Il nome di Moneta ritorna tra le carte di Telemaco Martelli, (1860-1933) notaio e procuratore, corrispondente per la Repubblica di San Marino de Il Secolo diretto da Moneta. Martelli sollecita Cavallotti, a nome della Deputazione per i Pubblici Spettacoli, in merito al permesso di rappresentazione di un suo lavoro teatrale in Repubblica. A tal proposito aveva interessato pure Moneta, per ottenere più celermente il permesso. Anche lui scriveva nei fogli teatrali, i soli dove i liberali potessero esprimere il loro pensiero. Ernesto Teodoro Moneta compare tra le personalità interpellate dal comitato sammarinese di redazione del Numero Unico celebrativo dell’Inaugurazione del Palazzo Pubblico nel 1894. Con molta probabilità fu coinvolto da Telemaco Martelli. Scrive Moneta: Non sono fra gli illustri ne fra i chiari scrittori italiani, ma amo d’antico affetto la vostra antica e gloriosa Repubblica, così grande nella piccolezza territoriale da essere preferita, come oggetto di studio, dai filosofi politici, ai più vasti imperi…

Successivamente, favorì la fondazione di una Società Internazionale per la Pace in San Marino, costituita il 21 aprile 1905 con lo scopo di propagare idee per la prevalenza della ragione e del diritto sulla forza brutale ed educare sentimenti umanitari per la cessazione della guerra, sostituendovi nelle vertenze internazionali le soluzioni arbitramentali. Nell’occasione la cittadinanza fu coinvolta ed invitata a partecipare alle varie manifestazioni pubbliche organizzate per l’occasione.

Per conseguire gli scopi il comitato della Società poteva pubblicare, promuovere conferenze e convocare congressi. Vennero eseguiti entrambi gli obiettivi. Infatti dall’ 8 ottobre 1905 a tutto il 1908 la Società pubblicò la rivista mensile La voce della Pace alla quale collaborarono illustri personalità straniere e sammarinesi. Il comitato direttivo era composto dai cittadini Giovanni Belluzzi, Marino Balsimelli, Luigi Tonnini, Alfredo Reffi, Giuseppe Gori, Pietro Franciosi, Mons. Andrea Giampaoli, Gaetano Belloni. La rivista fin dall’esordio potè vantare la collaborazione di importanti firme come Annibale Francisci, Antonio Fogazzaro, Giovanni Pascoli, Filippo Turati e Angelo Valdarnini.

La rivista sammarinese, che ebbe Moneta come collaboratore in molti numeri, fu esposta anche alla Esposizione della Pace allestita a Milano forse con la volontà di inserire la nostra Repubblica in un circuito associativo internazionale.

Delle attività di Moneta in relazione alla Repubblica purtroppo nel DBI non vi è traccia.

Scrive Moneta nel primo numero della rivista: M’immagino che molti, meravigliati diranno: Perché una Società per la Pace nel vostro paese? La Repubblica di San Marino non è già per se stessa la migliore e più efficace società di propaganda di Pace che essi possono desiderare? Dall’alto del vostro Titano quindici secoli d’indipendenza non dicono più eloquentemente d’ogni più bel discorso le virtù della Pace e i benefici che ridondano ai governi e ai popoli che le sono fedeli? […]Fate della storia della vostra Repubblica la base della vostra azione pacifista […]

All’indomani del ricevimento del Premio Nobel per la Pace, alla lettera di rallegramenti giuntagli da San Marino, a firma del presidente e del vice segretario della neonata Società Internazionale della Pace della Repubblica di San Marino, rispettivamente Giovanni Belluzzi e Gaetano Belloni, Ernesto Teodoro Moneta così rispose:

Egregio Sig.Prof. Gaetano Belloni

Milano, 29 Dicembre 1907

Il saluto e i rallegramenti della Società di San Marino- dove l’amore della pace si collega al culto dell’avita libertà-sono stati per me i più cari. Mi perdoni il ritardo a risponderle, dovuto all’enorme quantità di lettere e telegrammi, che mi sono giunti dal 10 dicembre in poi. Spero di esprimere a voce i miei sentimenti di stima e di affetto a lei e di vivissimo amore alla gloriosa Repubblica di San Marino, in occasione del 4°Congresso Nazionale della Pace, che avremo costì nel nuovo anno. Mi creda

E.T.Moneta

Il 1°settembre 1908 la piccola Repubblica ebbe poi l’onore di ospitare il IV Congresso Italiano per la Pace Internazionale, svoltosi nel Pubblico Palazzo, con partenza da Palazzo Valloni.

La Pace verrà e sarà nel 20esimo secolo. Questo era il titolo-auspicio di un intervento al congresso.

Da allora San Marino ha testimoniato la sua vocazione al valore universale della Pace e del pacifismo, ha inviato accorate invocazioni attraverso discorsi politici e diplomatici. Tutti condividiamo la storia che ci ha visti, come Stato, riconoscere il diritto e l’uguale dignità di ogni essere umano attraverso l’accoglienza ai rifugiati dei conflitti che in vari secoli si sono succeduti. Attraverso modalità espressive giuridiche, letterarie, artistiche la Repubblica ha dichiarato la sua millenaria adesione all’universale valore. Ultima, in ordine di tempo, la delega politica alla Pace, creata nel 2006 e riproposta nel 2017.

Questa spaccato di storia viene illustrato attraverso un prezioso percorso documentale affinché tutti lo possano condividere facendolo divenire memoria culturale ossia consapevolezza del nostro passato, condiviso da una comunità. Si stratta di quella memoria che è contemporaneamente un mezzo di comunicazione, una vis capace di farci intendere quando parliamo di noi, del nostro passato all’interno di una comunità internazionale e di quello che potremo essere in futuro, un luogo di Pace che possa divenire spazio di dialogo e di mediazione per le nazioni.

Disse Moneta da San Marino: Qui il nostro ideale, che giorno verrà in cui le nazioni cesseranno di far guerra le une contro le altre, trova la premessa della sua immancabile realizzazione

 

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