Gabriele Gambuti: “Luminosa”, negli orti delle monache

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San Marino. “Luminosa”. Un titolo quasi obbligato, ma non scontato, per queste due installazioni di Gabriele Gambuti che, con il suo tocco sensibile e raffinato, partecipa alle mostre allestite negli orti dell’ex monastero Santa Chiara nel contesto della rassegna programmata da Nott’arte 2017.

Un luogo appartato, fuori dai consueti circuiti turistici, un tempo dedicato al lavoro manuale e alla preghiera. E così, l’energia del silenzio si incatena quasi magicamente all’energia della luce in una sorta di metafisica della memoria. Ancora una volta, com’è nel suo stile, Gambuti si cimenta in un gioco artistico, abbinando materiali diversi, coniugando il presente col passato con la purezza d’animo di un fanciullo.

Prima sceglie un’antica stele di pietra, collocata in uno di quei terrazzi ricavati sul crinale aspro del monte. Poi si rifugia in una remota cappellina dedicata alla Vergine, dove le suore, tra un lavoro e l’altro, riparavano per la preghiera. I muri sono scrostati, il pavimento sconnesso, l’inferriata della porta è arrugginita. Due elementi diversi, uniti dalla cornice dello stesso sito e dal comune legame di valori ormai dimenticati. Gambuti li connette di nuovo, con un semplice filo di luce. Appesa a un invisibile chiodo, o distesa sul pavimento in apparente disordine, una lunga sequela di piccole luci si accendono come preci sostenute dalla forma-scultura di un gesto pittorico di indubbia efficacia.

Una scelta refrattaria ad ogni schematizzazione ideologica, una modulazione della luce che rispecchia intimamente quella tensione artistica di Gabriele Gambuti che lo porta a rinnovare la vita e l’anima, in oggetti che sembravano morti.  Come già nel suo “Albero rosso”, anche qui, negli orti delle monache, questa “Luminosa” dà un peso al silenzio. E in questo spazio, così ricco di pathos, fa esplodere la rappresentazione con un piccolo boato gioioso e pieno di vita.

a.ve.

    

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