Pagine di Piombo, di Leonardo Nobili, a Bologna

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“Pagine di piombo” è questo il titolo dell’installazione che Leonardo Nobili, noto artista pesarese, ha realizzato in occasione della Giornata della Memoria, e che sarà inaugurata il 2 febbraio prossimo al Museo Ebraico di Bologna. Ecco la presentazione dell’opera a cura del dottor Valtero Curzi.

Nell’opera di Leonardo Nobili “Pagine di Piombo”, l’atto espressivo è affidato alla simbologia di un materiale usato fin dalle origini dell’uomo, e questa scelta sta proprio nelle sue caratteristiche, nel suo essere tenero, denso, duttile e malleabile; ma queste qualità non si identificano tutte con la Memoria, che non è duttile da reinterpretare, né malleabile da rivisitare. La Memoria, per contro, è densa, profonda, duttile e malleabile in quanto il suo significato e il suo valore espressivo si modellano nell’esperienza di ogni uomo. “Pagine di Piombo” di Leonardo Nobili diventa pertanto la sublimazione del dolore individuale all’interno della tragicità universale: coglie il Tutto attraverso ogni singola parte che la totalità ha vissuto, e nel far questo vuol trasferire le singole parti tragiche all’attenzione di altrettante singolarità di osservatori, i quali poi, facendo tesoro di questo, lo reinterpretano nella società in cui vivono. Nell’opera, il significante rimanda ad altro il proprio significato. L’artista ha piena consapevolezza del significato che intende esprimere e la sua consapevolezza deve raggiungere un’espressività adeguata al valore umano e tragico di ciò che vuol testimoniare e cogliere nell’atto della Memoria. Se essa con il tempo può cancellarsi, perché il ricordo si altera e scolora, l’opera di Nobili, nella sua accezione particolare di “Pagine”, vuol entrare nell’individualità, vista come esperienza unica e irripetibile che ogni individuo che ha vissuto la tragicità di eventi può conservare; l’universalità del tragico scende e si individualizza nel singolo; il Tutto tragico si scompone in ogni minima parte della totalità. La Memoria si fa racconto di infinite parti che questo libro vuol testimoniare e, essendo impossibile percorrerle tutte, il libro stesso, con le sue “Pagine”, ne è testimonianza diretta, perché le pagine costituiscono e simboleggiano questa frantumazione. E nella Stanza del Memoriale l’universalità del dolore si frantuma in ogni singolo nome impresso nel pavimento, a testimoniare ogni individualità che ha patito. Il dolore umano ha significato espressivo se sono le parti, ovvero il dolore individuale, a esprimere e patire quel dolore, perché non esiste entità composita che non rimandi alle sue parti il significato di sé.

Dott. Valtero Curzi

 

Museo Ebraico di Bologna – 2 febbraio – 4 marzo 2018

orari di apertura: da domenica a giovedi ore 10-18 chiuso il sabato

coordinamento generale: Vincenza Maugeri, Direttore Museo Ebraico – Caterina Quareni, Responsabile biblioteca e libreria Museo Ebraico – Roberta Mosca, ufficio stampa Museo

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