L’arte salverà San Marino

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San Marino. Ci sono capacità, sensibilità, opportunità grazie alle quali il nostro piccolo territorio è in grado di racchiudere in modo naturale un grande Stato. La diplomazia secolare che ci ha resi e mantenuti indipendenti da tempo immemorabile; il turismo, da sempre vocazione spontaneamente ispirata dalla bellezza che ci circonda; e poi c’è l’arte, quella moderna e contemporanea in particolare, ereditata a titolo di donazione da un’epoca dorata e Felicissima, come colei che donò il monte Titano al nostro santo.

Ed è proprio da questo evento che dobbiamo ripercorrere e ritrovare quella sensibilità di popolo che può ancora una volta illuminarci come fa un faro nella notte buia e tempestosa.

Non vi parlerò del numero incredibile di opere di artisti essenziali del ‘900 che compongono la collezione di arte moderna e contemporanea della Galleria Nazionale San Marino e Museo Diffuso inaugurate sabato 7 Luglio nei bellissimi locali delle Logge dei Volontari della capitale sammarinese, ma piuttosto del legame naturale e indissolubile che arte ed economia hanno fin dall’alba dei tempi.

Tale sinergia si compie grazie all’interazione di tre diversi ruoli: quello dell’artista, che esprime le proprie emozioni attraverso la creazione di un’opera; quello del visitatore che consapevolmente vuole bearsi dell’emozione che l’opera suscita in lui e poi c’è la figura fondamentale del curatore, critico, esperto e infine “imprenditore”, per ricollegarci alla tesi qui sostenuta, che coniuga l’arte e l’economia all’interno di uno stesso contesto.

Credo di poter dire che per San Marino nessuno meglio di Giulio Carlo Argan ha personificato questa figura cardine che tra il 1956 e il 1967 ha saputo creare, in concomitanza con la biennale di Venezia, qualcosa che gli esperti considerano perfino più importante di quella stessa biennale che ancora oggi sbanca a livello di numeri e indotto qualunque altra istallazione moderna e contemporanea al mondo.

Oggi più che mai è necessario che i principi economici di efficienza, efficacia e sostenibilità vengano fatti propri da coloro che gestiscono la fruizione dell’arte che in tutti i suoi ambiti può diventare il perno su cui si basa un nuovo turismo culturale ed una nuova importante branca dell’economia nazionale Sammarinese.

Dunque, recuperata finalmente l’inestimabile eredità di quel ciclo di biennali che tanto lustro hanno dato a San Marino, dobbiamo ritrovare quella sensibilità culturale che unitamente alla diplomazia e all’ospitalità ci rendono unici al mondo e può consentirci di aiutare il rilancio della nostra economia tanto quanto il complesso rebus delle banche sammarinesi che soffrono di un’asfissia da schiacciamento, causa l’attuale eccessiva dimensione, figlia di un’economia offshore che abbiamo declinato ormai dieci anni fa.

L’arte in quanto ad eredità naturale di cui gode la nostra Repubblica e l’economia in quanto a necessità imprescindibile di una società moderna, attraverso la valorizzazione di artisti contemporanei e soprattutto di quelli futuri, attraverso la creazione di figure specializzate e l’investimento in opere d’arte per mezzo di fondi specializzati, sono un’eccellente risposta per risanare un sistema che una tantum, invece di rincorrere, potrebbe rappresentare un’avanguardia, tanto per restare in tema.

Dunque, vi lascio accarezzando questo sogno domenicale che però trova ormai da anni riscontro in una fiorente letteratura che si occupa di coniugare scientificamente il rapporto indissolubile tra astrazione e realtà e lo faccio con una domanda che è anche il titolo di un libro tratto da un convegno organizzato dall’ordine dei commercialisti di Verona nel 2014 al quale hanno contribuito alcuni illuminati commercialisti e artisti sammarinesi.

“Arte ed economia: attrazione fatale od opportunità di sviluppo internazionale?”

Francesco Chiari – Ricercatore Sammarinese di tangibili segni astratti

 

a destra: FORESTA VERGINE-DAL DIARIO DEL BRASILE, 1954- EMILIO VEDOVA; a sinistra: VITA EMBRIONALE, 1960-MARINA BUSIGNANI REFFI

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