Quei diritti umani calpestati

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I diritti umani vengono calpestati quotidianamente soprattutto nei Paesi occidentali dove c’è una ripetuta violazione, spesso nascosta da situazioni drammatiche. Il problema sta prendendo forme preoccupanti nella società, mentre si fa strada una mobilitazione civile silente, pronta a organizzare convegni e tavole rotonde per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e quella politica. È soltanto nelle giornate dedicate a questi eventi dove è possibile conoscere meglio le diverse situazioni sparse in tutto il mondo. Con questo piccolo approfondimento vogliamo ricordare, lontano dal giorno in cui si celebra la giornata dedicata ai diritti umani, il terribile abominio che viene commesso dimenticando la coscienza civile. È una voce forte e determinata quella che intende levarsi dolcemente per tenere alta quella consapevolezza del problema sociale internazionale. Ilaria Borrelli, napoletana ma adottata dai francesi, proviene dalla recitazione: ha frequentato prima l’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’Amico e poi l’Actor Studios e si è laureata in sceneggiatura alla New York University. L’arte rientra nella sua cultura forse perché il teatro napoletano ha una grande tradizione e lei proviene da questo mondo, prima di approdare al cinema e alla televisione. Sul set spesso suggeriva ai registi come girare quella scena ed è proprio da quel suo intuito che nasce l’esigenza di voler raccontare, senza essere soltanto una esecutrice. Ed è proprio Ilaria Borrelli che riesce a sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti umani in maniera determinante con il suo ultimo film “Talking to the trees”, coinvolgendo emotivamente gli spettatori.

Perché non sono rispettati i diritti umani nel mondo?

Perché la povertà e l’avidità di denaro spesso fa dell’essere umano un oggetto da comprare o con cui speculare ancora più odioso e codardo quando si mercifica con donne e bambini che, essendo più deboli, non possono ribellarsi.

Quali responsabilità sono imputabili agli Stati?

Nel nostro paese arrivano migliaia di immigrati al mese, invece che rimuovere questo problema bisognerebbe se non aiutarli perlomeno schedarli, dargli dei documenti di identità che gli impedirebbero di essere mercificati. I bambini immigrati, soprattutto quando non accompagnati, sono tutti destinati a finire nel traffico della prostituzione se non in quello d organi. Nelle scuole bisognerebbe parlare molto di più di sessualità e di abusi sessuali anche all’interno delle famiglie, di violenza domestica. Più non si parla, più c’è omertà, più le vittime sono destinate ad aumentare perché avranno paura di parlare.

La tua esperienza cosa ti ha insegnato?

Che bisogna parlare dei problemi per provare a risolverli. Per questo adoro il mezzo cinematografico che ha il potere di parlare a tantissimi individui diversi e decisamente dritto al cuore. È un ottimo mezzo per sensibilizzare sui diritti umani e in particolare sui bambini.

Un tuo suggerimento per cambiare questa deriva?

Parlare ad alta voce con tutti i mezzi degli esseri umani schiavizzati e vittime di tratta. Senza paure e tabù. I nostri tabù sul non volere associare la sessualità con i bambini per esempio fa aumentare le cifre dei bambini prostituiti.

Qual è il messaggio che vuoi lanciare soprattutto ai giovani?

Non bisogna aver paura di denunciare le ingiustizie e bisogna farlo ad alta voce, con fermezza. Bisogna viaggiare nei paesi poveri per apprezzare di più quello che abbiamo ma anche per cercare di aiutare chi sta peggio di noi. Oggi non ci sono più frontiere. Se un bambino oppure una donna soffre di violenza o di schiavismo in Etiopia prima o poi quel problema sarà anche nostro.

Francesco Fravolini

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