Banche, arrivano i cinesi?

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San Marino. Le novità sulle banche continuano ad infiammare le cronache. Dal Corriere di Romagna arriva la notizia che un grande gruppo cinese sarebbe disposto ad acquistare una banca sammarinese. Forse la notizia non è nuova del tutto perché già avevano provato a percorrere questa strada alcuni esponenti politici ora indagati per il “Processo Mazzini” e faccende collaterali. Poi era sembrato che tutto fosse messo a tacere finché nel 2015, un’interpellanza di Rete aveva riacceso i fari sull’argomento, senza peraltro illuminare più di tanto sul percorso eventualmente tracciato in questo senso. Ma vediamo cosa scrive Patrizia Cupo, le cui inchieste sono sempre molto puntuali:

Un colosso cinese interessato al Titano: pronti ad aprirsi una banca o a finanziare, attraverso il project financing, infrastrutture “sensibili”. Alle spalle, ci sono tre anni di corteggiamento tra San Marino e Cina, mediati dall’agenzia degli investimenti esteri nata appena un paio di anni fa e con base privilegiata a Shangai. Si tratta del The Maxdo Group Limited, con sede a Hong Kong e quotato in borsa: proprio nei giorni scorsi, una delegazione del grande fondo di investimento cinese ha fatto visita al Titano. I vertici del gruppo hanno già incontrato il congresso di Stato e hanno avuto un approfondito colloquio anche coi tecnici di Banca centrale. Sul piatto, una collaborazione avviata appunto nel 2011 ed entrata nel vivo l’estate scorsa, tanto che il congresso di Stato ha suggellato l”‘amicizia” con Hong Kongcon tanto di delibera, la numero 50 del 17 luglio scorso, nella quale si esprime parere favorevole sulla «ìntenalone della società di aprire una sede in repubblica; di effettuare a San Marino degli investimenti nel settore bancario e finanziarlo; di effettuare investimenti in progetti sulle infrastrutture ». Tradotto: soldi. D’altronde, nel programma di questa maggioranza era detto a chiare lettere: attrarre appetibili investitori esteri. Specie ora che il Titano è ancora strette nella morsa della black list italiana quando invece era certo di uscirne già nei primi mesi dello scorso anno, e il tempo per recuperare quota stringe e la liquidità dello Stato, come reso noto nel corso dell’ultimo dibattito consiliare del 2012, va perdendosi come acqua nella sabbia. Servono investitori. Meglio sarebbe attrarne di seri e con curricula internazionali di rispetto tanto da non attirare i dubbi (e le ire) della vicina Italia. Dunque ancora soldi. Ma quanti e per quali tipo di progetti? Nei palazzi dove gli incontri sono terminati proprio poche ore fa, il riserbo è massimo. Nessuna conferma ufficiale sul nome degli investitori, nessuna conferma sul progetto finanziario, ma gli ìndìzi sono tanti. «Siamo ancora in una fase interlocutoria – spiega Davide Righi, l’uomo di San Marino all’Havana, il giovanissimo mediatore che, di stanza a Shangai per conto dell’Agenzia degli investimenti esteri, ha accompagnato sul Titano la delegazione degli investitori -: si tratta di incontri a livello tecnico nel corso dei quali agli stranieri interessati viene spiegato che cosa è possibile fare a San Marino e in che modo». Bozze di progetti industriali già ne sarebbero state presentate: non si entra nel merito delle cifre, ma del numero dei dipendenti e del tipo di attività, questo sì. «vorrebbero cominciare con realtà che impegnino sul posto una quindicina di dipendenti più i loro manager, per poi salire», fa intendere il 34enne. Già, tutto bello. Ma perché il Titano? «Per la fiscalità privilegiata da una parte, e per la strategica posizione geografica, al centro dell’Italia, al centro d’Europa», sottolinea Righi. Ancora difficile ipotizzare come si stabiliranno i nuovi investitori. Di certo, come amministratori della nuova realtà finanziaria o industriale, avranno residenza e un accesso al credito pare a tutti gli altri gruppi finanziari. Non a caso, tra i vari incontri dell’ultima settimana, c’è stato anche quello in via del Voltone, a Banca centrale, «Sono stati resi edotti sulla tracciabilità dei finanziamenti: mere questioni tecniche », ribadisce il giovane mediatore.
Ora, i tempi. Già entro la prossima settimana, il Maxdo group invierà i propri dettagli sul piano industriale, poi la questione verrà dibattuta anche sul Titano e per aprile è previsto un nuovo incontro: ad oggi, infatti, la maggioranza non è stata ancora informata delle relazioni con gli investitori cinesi. La questione verrà quindi probabilmente dibattuta già nella riunione prevista per la prossima settimana.

Patrizia Cupo

 

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